«Noi nasciamo dalla terra, nasciamo tutti dalla “gea”… Si nasce dalla terra e alla terra si torna. E nel percorso tra il nascere e il morire c’è questa storia fatta della terra quotidiana».
Così Bruno Gambone qualche tempo fa diceva nel corso di una intervista svoltasi nel suo laboratorio di ceramica in Via Benedetto Marcello, 9 a Firenze, un laboratorio dove aveva compiuto “la perfetta sintesi di artigianalità ed arte”.
Figlio del grande Guido Gambone, che a “La Faenzerella” di Vietri sul Mare, fondata con Andrea D’Arienzo subito dopo la seconda guerra mondiale, aveva costruito una parte importante della storia ceramica di Vietri sul Mare, Bruno nasce nel paese costiero il 17 ottobre 1936, ma viene registrato come nato il 18 per mera scaramanzia del padre Guido.
Aveva appena 14 anni quando prende contatto con il mondo della ceramica nella bottega del padre con il quale si trasferisce a Firenze agli inizi degli anni cinquanta; verso la fine di quegli anni lavora nella bottega di Andrea D’Arienzo con il quale ha avuto sempre un rapporto privilegiato: lo chiamerà “zio” per tutta la vita. E’ una esperienza che lo porterà a sperimentare materiali, forme, colori e decorazioni, sempre più presenti nelle sue opere del suo ventennio ceramico. Nel frattempo si dedica ad altre pratiche artistiche, come la decorazione di stoffe e la pittura su tela. A 23 anni è la sua prima esposizione alla Galleria “La Strozzina” di Palazzo Strozzi a Firenze.
Il mondo dell’arte americano lo attrae, così nel 1962, ad appena 26 anni si trasferisce negli Stati Uniti dove fa amicizia con artisti internazionali come Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Louise Nevelson, Frank Stella e Andy Warhol. E’ del 1964 una personale allestita all’Henry Gallery di Washington e nel 1967 è alla Galleria Bonino di Rio de Janeiro. Ritorna in Italia dopo cinque anni e trova domicilio nella Milano dei fermenti culturali e delle proteste di quegli anni non certo tranquilli: erano gli anni delle contestazioni sessantottine. Nella città lombarda entra in contatto con Enrico Castellani, Gianni Colombo Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi e Lucio Fontana del quale guarda con simpatia il suo “movimento spazialista”. Si dedica alla realizzazione di oggetti di oreficeria, riprendendo schemi già usati nella ceramica. Non si fa mancare, quindi, l’esperienza in alcuni laboratori veneziani, e agli inizi degli anni ottanta collabora con i laboratori di cristalleria di Colle Val d’Elsa, sentendosi artigiano nell’operare e artista nel pensare in ogni espressione della bottega delle mani. Nel 1969, in seguito alla morte del padre, per non lasciarne inattivo il laboratorio “Tirrena“, ritorna a Firenze riprendendo ad occuparsi di ceramica, portando nel settore una grande passione creativa. La “geometria della forma” influenzata dall’educazione classica che aveva ereditato dalla ceramica del padre, fu sostituita da una “geometria percettiva e immateriale” e l‘ ”idea” divenne il punto focale del suo lavoro. L’oggetto, infatti, che Bruno realizzava era una continua evoluzione di forme e colori tant’è che lo spettatore veniva coinvolto in quel rapporto che la materia instaurava con lo spazio che la circondava. Il suo percorso lungo le vie della “creta” lo aveva portato a dare leggerezza di forme e di segni agli oggetti che creava con la sua fantasia meridionale e strumenti settentrionali.
Gilda Cefariello Grosso di Bruno Gambone scrisse: «il suo linguaggio nasce da una fine sensibilità maturata attraverso un’articolata serie di ricerche, dal dialogo profondo che egli ha con la materia»,
Componente del Consiglio Nazionale Ceramico è stato membro dell’Accademia di Ginevra e, per un decennio, Presidente dell’associazione ASNART della Confederazione Nazionale Artigianato. Nel 1997 fu Direttore Artistico del premio internazionale di ceramica “Viaggio attraverso la Ceramica” di Vietri sul Mare.
Faenza, Grottaglie, Assemini, Castellammonte, Gualdo Tadino, Santo Stefano di Camastra sono alcuni centri italiani di antica tradizione ceramica che lo hanno visto protagonista di mostre e manifestazioni ceramiche alle quali veniva invitato o partecipava motu proprio. Nel 1992 è invitato all’International Ceramic Festival di Mino, in Giappone; poi è la Fiera di Monaco, la Galleria Silverberg a Malmoe, l’Art Muddy di Tokyo, il Museum Modern Art di New York, il Festival del design italiano a Houston. Nel 2003 è a “Group Exibition of Castle Ort” di Gmunden, in Austria; l’anno successivo espone le sue opere a Parigi alla Chambre de Beaux Art de Mediterranèe; nel 2005 partecipa alla Mostra Internazionale di San Pietroburgo, in Russia. L’ultimo impegno espositivo è stato organizzato nel 2020 dalla galleria fiorentina “Il Ponte” con la mostra online di dipinti titolata “Bruno Gambone. Shaped canvases 1970-1974”.
Bruno Gambone si è spento nella notte del 26 settembre scorso nell’Ospedale di Firenze dove era ricoverato per problemi di salute che si trascinava da tempo.
E’ stato scritto che i suoi lavori “riflettono uno stile personale intriso di quell’arte classica paradigma del suo modo di operare”. La sua vita è stata un meraviglioso connubio tra artigianato e arte.