“Dove c’è una briciola qualcuno / ha saziato la sua fame, / ha spezzato il pane / ha lasciato il segno di un attimo di sazietà”.
Così inizia il cammino poetico di Antonietta D’Episcopo raccolto in un breve, ma intenso libretto della Graus edizioni di Napoli; una silloge titolata “Briciole di vita” nella quale sono raccolte cinquanta poesie, spartiti di realtà che spaziano sul contemporaneo circostante, vissuto; una quotidianità che, in fondo, appartiene ad ognuno di noi, ma che viene guardata dagli occhi del poeta nei suoi particolari, forse insignificanti, ma facenti parte di quel “Sogno d’infinito” con cui Francesco D’Episcopo ha titolato la sua introduzione dedicata alla poetessa, sorella “unica e sola nella compagine familiare di nostri cari”, “figli per sempre, io e te, sorella e fratello” incalza l’autrice in alcuni versi dedicati. Ed è meraviglioso leggere questo rimando di antichi sensi di fratellanza, di complicità tra anime colte, sensibili, aduse alla letteratura e alla lettura di testi, questi si compagni di vita.
Scrive l’emerito professore in prefazione, che quella raccolta di versi, lei schiva dal pubblicizzare e si immagina spinta dall’entusiasmo e culturalmente irrefrenabile fraterno, è “Un animo concentrato sulla propria identità, conquistata attraverso le molte prove a cui la vita sottopone ed espone; ma un animo anche rivolto verso gli altri, le altre, verso quelli che soffrono e spesso risultano esclusi da una felice convivenza e condivisione; quelle che, per fortuna, abbiamo vissuto noi in famiglia, in tempi così lontani e diversi da quelli attuali, dove l’amore e la meraviglia costituivano gli ingredienti fondamentali e irrinunciabili della nostra vita”.
Quegli altri e altre che sono i dimenticati, “coperte viventi di umanità” raccolti in un porticato che trasuda l’indifferenza della terra; gli alunni cui insegna le strade da percorrere nella vita, perché considera la scuola un reale laboratorio d’umanità; le persone che incontra ogni giorno anche per il suo impegno sociale attraverso l’Associazione dei Maestri Cattolici. Un impegno che si manifesta con dolce prepotenza nell’affrontare temi scottanti e di grande attualità come il femminicidio, l’abbandono degli emarginati, i sofferenti nel corpo e nello spirito, invocando sempre la sacralità della vita che non va sciupata, barattata, violentata, come spesso accade. E il pensiero corre alle zone di guerra sparse nel mondo, al vissuto metropolitano dove spesso la violenza è sovrana e la vita vale meno di un coltello tenuto in tasca a portata di mano.
“Una silloge – ricorda Francesco in prefazione – che scorre come un fiume, non alla foce, ma alla sorgente, quando l’acqua è ancora limpida e non inquinata da malefici sversamenti”.
Sono 50 poesie ricche di quella umanità che respira nel corpo, nella mente, nel cuore di una donna, per vocazione e destino Madre, che palpita nell’anima di chi vive all’ombra di un messaggio divino, salvifico ed eterno. Forse è in questo credere la chiave da adoperare per capire quei versi che scorrono freschi, lenti, come la voce che persuade di quell’ora di Barga che giungeva al Pascoli nel suo cantuccio d’ombre romite.
E’ un cadenzare ritmato sull’onda dell’ottimismo, di una speranza che attende sul limitare dell’eternità, oltre la quale guarda il credente, sogna il poeta. Scrive l’autrice: “Di notte navigano (gli occhi) nella profondità del sogno fra il tutto e il nulla… Mi tuffo nell’oceano dell’universo / infrango il segreto del mondo / viaggio tra continenti e firmamento”. Per fortuna i sogni non finiscono all’alba a richiamo di Gianni Manghetti perché ogni giorno bisogna mettersi in gioco, soffrire, avere la flemma di aspettare anni, e non rinnegare mai la propria identità e la propria volontà, fino ad avere la conferma attesa, che si è parte attiva di qualcosa di grande e di vero da realizzare. Così il sogno in poesia di Antonietta D’Episcopo, che riesce a guardare oltre il buio dove la vita “fronteggia la morte / con il suo ultimo frammento di gioventù”.
Immagini palpitanti vere, di poeta fatto della stesa sostanza dei sogni, a ricordo di Shakespeare, immagini da centellinare e meditare. Poesie da leggere con cadenza quotidiana, senza affanno, una al mattino ed una alla sera: sono compagne di viaggio nella ricerca della serenità.