Nel silenzio generale parlano balconcini, piccole scale. Le macchine devono fermarsi perché gli le spazi sono pensati per camminamenti al riparo dalle persone, verso punto più in alto, oppure nel quale un qualche urbanista potrebbe leggere il cliché dello snodo del potere: la chiesa che sembra guardare il paese come nume tutelare, ma intanto controlla la vallata fino al mare. Sono andata a Bosco per la prima volta quest’estate in un pomeriggio di una domenica di agosto, quando sarebbe stato più normale essere a punta Licosa o a Velia: l’invito veniva da amici troppo cari perché potessi rifiutare. Per fortuna! Per arrivare abbiamo tagliato montagne alte e superbe della loro bellezza, ma anche della loro antichissima storia, abbiamo ammirato un monte dalla forma scultorea, dal nome bizzarro, Bulgheria, abbiamo visto castagni e più in basso olivi e poi vigne e natura incontaminata: parola che fino a non molto tempo fa significava luogo selvaggio (non è su questo che si fonda l’idea della wilderness?). Il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano è riuscito a ribaltare questo modus tanto radicato nell’immaginario collettivo, trasformando alberi e forre e dirupi Scoscesi in patrimonio del mondo, anzi dell’umanità tutta. Bosco è parte di questo patrimonio, felice- mente arroccata fra le montagne da una parte ed il superbo golfo di Policastro dall’altra. L’azzurro profondo di un mare ancora memore dei secoli e millenni storia e miti segna la skyline di questo luogo fortunato. E qui, proprio qui non senza ragione, scelse di venire a vivere José Ortega, dipintore di storie e di fatiche degli uomini chini sul lavoro dei campi, sul lavoro delle mani, chini, ma non proni al fato. Egli narra storie di uomini che seppero e vollero ribellarsi alle prepotenze dei baroni borbonici con la stessa forza con la quale vollero rifiutare la miseria cui li condannava una terra difficile: molti, troppi scelsero di emigrare nelle lontane Americhe o nell’avido Nord dell’Italia, lacerando famiglie ed affetti, autocondanna dosi al doloroso esilio. Anche Ortega era un esiliato: a tanto lo aveva costretto la violenta dittatura franchista. Contro questa e contro tutte le dittature Ortega ha combattuto per tutta la vita nell’apparente separatezza di Matera prima, di Bosco poi, luoghi stupendi, certo, ma almeno fino a pochi anni fa non particolarmente vocati al cosmopolitismo. E invece proprio da Matera, e poi da Bosco, Ortega seppe trarre ispirazione per i suoi legni incisi, per le sue ceramiche arabeggianti (memoria dei califfi che per secoli furono signori della Spagna…), per le sue cartapeste che oggi chiedono una sistemazione che permetta a tutti di goderne. Si sta progettando un Museo proprio a Bosco, ma intanto sono urgenti studi complessivi sull’opera di questo pittore, studi senza i quali il museo rischia di essere un aggregato di non facile o troppo facile lettura. Học non est in votis, se è vero che Bosco ed il suo museo devono diventare tappe di un percorso culturale che parte Paestum, ma non si perde nel nulla: incontra Vatolla ed il suo bellissimo Palazzo Vargas, sede della Biblioteca del Parco, guarda Agropoli e la sua baia, il suo superbo centro storico, guarda Velia ed il suo erigendo museo, luoghi dove la storia e la bellezza sono di casa, anche se questo ormai non basta più. Il nostro colto turista immaginario da Roma impiega un’ora per arrivare a Tunisi dove troverà uno stupendo e ricchissimo museo, una Medina di tutto rispetto e Cartagine e la deliziosa Sidi Bou Said non lontano. Lo stesso turista impiega da Roma cinque ore per arrivare a Velia, per esempio, dove troverà cielo e mare incomparabili, ma non i percorsi della storia, cioè le ragioni profonde che gli hanno fatto scegliere Elea nel nome di Parmenide o della Porta Rosa. La differenza, però, può essere certamente segnata da una riscrittura del territorio in senso colto: chi viene a Bosco o a Vatolla deve sapere di trovarsi in un contesto storico-paesaggistico fatto di una rete museale, giardini, di emergenze architettoniche (chiese, torri), di un sistema di eleganti palazzi e castelli che sono il marker della differenza e diventano, allora sì, la ragione della scelta.
Trending
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025
- Modelli internazionali per combattere lo spopolamento delle zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni
- 30 milioni alle scuole carcerarie, un emendamento alla Legge di Bilancio di Italia Viva
- Premio letterario “Crescere con le favole”, al via la 2° Edizione
- CGIL e UIL, sciopero generale per cambiare la manovra di bilancio
- 335 milioni per le palestre, una nuova cospicua ondata di denaro da destinare alla scuola
- Oggi, alla Camera, la presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. Presente Valditara.
- “Il ragazzo dai pantaloni rosa” fra polemiche e ammonimenti