La Campania si caratterizza per un alto livello di biodiversità vegetale testimoniato dalla presenza di una molteplicità di ambienti protetti: Parchi nazionali, regionali e una serie di Riserve Naturali. Interessante è la presenza di un gran numero di piccole aziende agricole multifunzionali, distanti dai circuiti della globalizzazione commerciale. In questi contesti gli usi e le tradizioni si tramandano ancora da generazioni, grazie anche alla scarsa e ridotta viabilità in alcune aree, che ha favorito la conservazione delle tradizioni orali, culturali ed agrarie. In questi territori, quindi, i nostri agricoltori sono custodi di semi ma soprattutto sono custodi di conoscenze e saperi. Per tutelare queste identità vegetali il CREA – Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo di Pontecagnano (SA), grazie al progetto RGV-FAO e ai progetti attivati con la Regione Campania, Comunità Montane, Comuni, sta lavorando per il recupero e la valorizzazione di un consistente numero di ecotipi locali soprattutto nel Parco nazionale del Cilento e in tutto l’areale campano. Il lavoro di ricerca per dare identità ad una risorsa vegetale è lungo e costoso e va di pari passo con lo studio del contesto territoriale.
Il lavoro di recupero della biodiversità locale può trasformarsi in una occasione di sviluppo per le comunità locali, sviluppando dinamiche economiche importanti. Una maggiore consapevolezza della popolazione relativamente all’unicità dei prodotti locali recuperati, contribuisce a trasformare la risorsa genetica in risorsa economica. Un eccellente esempio di recupero è quello della Patata Biancone di Castelcivita, patata di fossa o di montagna. I caratteri morfologici rilevati hanno, esclude la similitudine di questa varietà con quelle recuperate e caratterizzate tra le tipologie locali, confermato, soprattutto dal lavoro di caratterizzazione molecolare eseguito da ricercatori del SASA (Science and Advice for Scottish Agriculture) che ha rilevato una diversità genetica di questo materiale con le varietà tradizionali campane e, soprattutto con le altre varietà tradizionali di origine italiana. E questo conferma la sua unicità. Le pratiche e tradizione locali la rendono ancora più unica, infatti è coltivata nei pianori dei monti Alburni a 1000 mt di altezza, si trapianta a fine maggio, quando in pianura si raccoglie. Le patate da semina vengono conservate nelle fosse in montagne e si scavano, poco prima di trapiantarle. Si scavano e raccolgono ad ottobre. Quindi dopo che hanno ricevuto tutto il sole estivo, per questo hanno un sapore completamente diverso dalle altre tipologie presenti sul mercato, sono ricche di Sali minerali e nutrienti, e presentano un basso indice glicemico, e ciò conferma ancora di più la loro unicità.
La sua valorizzazione è stata resa possibile grazie al lavoro di animazione dal basso da parte dell’associazione culturale la Pagoda, che grazie alla tenacia della sua presidente Assunta Falco e dei suoi soci, che da sempre hannocreduto nelle potenzialità del loro “pomme de Terra” – “patata Biancone di Castelcivita” che apiccoli passi e sacrifici, sono riusciti a coinvolgere molti agricoltori, veri cultori di questa coltura. L’animazione è stata così forte e convincente che alcuni agricoltori e soci dell’associazione la Pagoda, nel 2015, si sono costituiti in cooperativa. Cooperativa Laogemini: Laogemini è una località del comune di Castelcivita, presente sui pianori dei monti Alburni ed è la zona più vocata per la coltivazione delle patate. L’amministrazione comunale promuove la coltivazione e la valorizzazione di questo nobile ortaggio grazie alla DE.CO (Denominazione Comunale). L’associazione la Pagoda accompagna l’animazione e la sensibilizzazione di consumatori locali e turisti, organizzando eventi culturali tematici. Infatti ogni anno il 24 agosto, organizza l’evento “piatti in festa” 2018- la 5°edizione. Ogni anno nella piazza di Castelcivita si cimentano le (chef/cuoche/ massaie) cuciniere e presentano il loro cuki show. Una giuria di esperti, severa e integerrima, premia il miglior piatto, in base a dei parametri oggettivi: preparazione, presentazione, gusto, rapporto tra innovazione e tradizione. Il piatto vincente verrà poi presentato e preparato in occasione della festa dellapatata di Montagna.Infatti il 27/28 ottobre 2018, tutti a Castelcivita per la 9° festa della patata di montagna. Tutto il centro storico di Castelcivita si illumina e si anima, è una suggestione unica. Ad ogni tappa un ‘assaggio, passando dalle polpette di patate… alle zeppole. Assolutamente d’assaggiare, le patate arrostite sotto la cenere.La preparazione più tradizionale e antica di questo ortaggio. È uno spettacolo, le patate che crescono sotto terra, si conservano sotto terra e si cucinano sotto la cenere. Basta un filo di olio extravergine e il miracolo è compiuto. Chiudete gli occhi, mettete in moto i vostri sensi: olfatto, vista, gusto e sapori, vi sentirete alla fine in pace con il mondo. Tutto questo conferma che la biodiversità, può diventare un vero punto di forza ai fini di una economia locale sostenibile e allo stesso tempo economicamente valida, grazie alla messa in rete di tutti gli attori della filiera, che animano e vivono e nei singoli territori. Agricoltura, turismo, storia e tradizioni sono infatti indissolubilmente legati allo sviluppo dei territori in cui i giovani sono “agricoltori–contadini” e parte attiva ed integrante di un progetto reale di sviluppo e di vita di una comunità. La biodiversità trova il suo habitat ideale nei piccoli centri rurali, dove le persone hanno un sentito comune e il senso di appartenenza è molto forte: un prodotto locale rappresenta il momento di aggregazione e di condivisione di un obiettivo comune. Il sostegno scientifico (e non solo) che gli enti di ricerca possono dare agli agricoltori e al territorio è fondamentale. È necessario accompagnare i percorsi di animazione territoriale, attraverso la formazione, informazione e best practice. I vantaggi di un percorso di recupero di una biodiversità locale sono molteplici: crea lavoro e reddito, consente di rimettere in coltivazione terreni, ridurre il dissesto idrogeologico, riduce l’abbandono dei territori e delle attività agricole. In questo percorso gli enti di ricerca e l’università, le associazioni culturali, come nel nostro caso “La Pagoda”, hanno un ruolo strategico nell’accompagnare le dinamiche di sviluppo facendosene parte attiva, come l’esempio citato ha ampiamente dimostrato.