Tutto ha avuto inizio sabato 28 aprile dal TGR Campania con il tg itinerante del sabato di Rino Genovese che si è collegato con Auletta. I cavalieri della bolla pontificia, ai ritmi delle antiche danze cilentane, circondati dai piccoli ambasciatori del carciofo bianco, i bimbi della scuola primaria di Auletta, la patria del carciofo bianco del Tanagro. Siamo nel Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, alle pendici degli Alburni, a pochi chilometri dalla Basilicata. Dal 28 aprile e fino al primo maggio, le strade e le piazze di questo meraviglioso borgo, si sono trasformate letteralmente in campi di carciofi per la grande festa del “Bianco Tanagro”, un prodotto che è presidio Slow Food.
La scultura del carciofo bianco del Tanagro
A rendere unica questa edizione è stata anche l’inaugurazione di una scultura dedicata al carciofo bianco, progettata dall’architetto Gerardo Marzullo e curata dall’architetto Santino Campagna. È un ulteriore simbolo del legame che unisce Auletta al suo guerriero.
Un tuffo nel Tanagro
Fu questa la prima grande ricchezza di Auletta, l’acqua, che qui si chiama Tanagro ed in questi giorni si vive con l’ebbrezza del rafting sui gommoni dei ragazzi del Campo Base, tra cascate e laghetti che permettono tuffi in sicurezza.
A valle il Tanagro, ma più in alto… l’ingresso nel cuore degli Alburni: la grotta di Pertosa-Auletta, Patrimonio Mondiale dell’Umanità
Nel 1897 avvengono le prime esplorazioni e vengono trovati reperti risalenti all’Età del Bronzo Medio, con la palafitta, unica in Europa al coperto. Unica grotta in Italia dove si entra con una barca accompagnati da un Caronte. Tre chilometri visitabili, la metà navigabili, nel magico silenzio del fiume Negro, un fiume sotterraneo. Uno scenario fiabesco. Stalattiti e stalagmiti che s’intrecciano disegnando figure leggendarie, saloni stupefacenti. Una storia che si può approfondire nel Museo del Suolo, uno dei tre esistenti al mondo, che ci porta alla scoperta di una risorsa fondamentale da salvaguardare e di incredibili rarità.
Auletta dal 1131 è “il paese dell’olio e dell’ospitalità”
Uliveti abbracciati da carciofeti, perché Auletta è il paese del carciofo Bianco del Tanagro. Sono i giorni della raccolta, perché questo è l’unico tra tutti i carciofi a maturare a metà aprile, simbolo di una biodiversità che sta riconvertendo l’economia del territorio: i giovani si stanno impegnando, grazie alle nuove tecnologie, a promuovere il carciofo bianco in tutto il mondo, certi che le risorse del territorio saranno il futuro delle nuove generazioni.
È uno straordinario mondo quello del carciofo bianco del Tanagro. Ma perché è così buono?
Perché è un carciofo molto piccolo rispetto agli altri e non ha quel violetto che invece hanno altri carciofi, è molto tenero, senza spine e senza peli e si presta ad essere mangiato anche crudo. Un lavoro di recupero fantastico è stato fatto negli ultimi anni. Basti pensare che nel 2000 c’erano pochissimi carciofi, utilizzati esclusivamente ad uso familiare. Oggi abbiamo quaranta ettari di carciofi in tutto il territorio del Tanagro.
Continuiamo la nostra conoscenza aprendo le porte di Auletta
Probabilmente furono gli ulivi a darle il nome, ma secondo una bellissima leggenda fu un compagno di Enea a fondarla. Auletta, la città di Auleto. Il borgo è arroccato su un costone da risanare: le autorità comunali contano di portarlo, entro un anno, alla pari dei sassi di Matera dal punto di vista turistico. Intorno all’anno 1000 il borgo, nato sulla Via Consiliare, si trasferisce nel luogo in cui si trova adesso. Una fortificazione con tre porte di accesso. A dominare il borgo il Castello Marchesale, dal 1941 bene di interesse storico-culturale. Dimora nei secoli di prìncipi e re, con le sue torri possenti, è la parte integrante del sistema di difesa del Ducato di Salerno e nel 1535 permise di resistere all’assalto delle truppe spagnole di Carlo V. Nel centro storico, delimitato dal Complesso Architettonico dello Jesus, si alternano vicoli, scalette e chiese secolari. La chiesa di San Nicola di Mira, già documentata nel ‘300, all’interno, è il simbolo della fede aulettese, la reliquia del braccio incorrotto di San Donato da Ripacandida, Patrono di Auletta.
Terra di eroi: il massacro di Auletta
Nel luglio del 1861 la popolazione si ribellò agli invasori piemontesi. La reazione sabauda fu atroce: il paese fu incendiato e più di quaranta aulettesi furono uccisi. Il massacro di Auletta: ricordo indelebile di un popolo pronto al sacrificio per la propria libertà.