Conosco Bernardo Barlotti fin dai tempi in cui lavorava alla Bcc di Capaccio Paestum. Ma sono entrato in confidenza con lui grazie alla comune amicizia con Rosario Francia che, in più di un’occasione, mi ha chiesto di accompagnarlo fino alla sua bella casa situata nei pressi dell’area archeologica e della quale andava fiero.
Fu nello suo spazio, una dependance, che riceveva gli amici e con loro si intratteneva a discutere tra il serio e il divertito.
Mi ha sempre colpito il suo sorriso: aperto ma non sfacciato, allegro ma non guascone, compiacente ma non complice …
Amava i cavalli, Paestum e la buona compagnia che coltivava con scrupolo senza essere invadente.
Un giorno, mentre raccontavo della monte Cervati dove mi piaceva, e mi piace ancora, appartarmi mi chiese di portarglielo a vedere. Anche Rosario, che era presente, non era mai stato sul Cervati. D’istinto dissi subito di sì ma subito mi resi conto che eravamo in pieno inverno e la neve era scesa fino a 1000 metri. De sue condizioni di salute erano già precarie e provai a spostare nella primavera avanzata l’escursione.
Non ci fu niente da fare! Volle che l’escursione si facesse subito, proprio perché voleva vedere la neve, e ci organizzammo per il fine settimana …
Consapevole del fatto che con i nostri mezzi non saremmo nemmeno arrivati all’Acqua dei Cavalli, la prima fontana – abbeveratoio che si incontra dopo aver imboccato la strada che da Piaggine porta al Cervati, chiesi ad un mio amico, Giorgio Assennato, di accompagnarci fin dove fosse possibile, con il suo fuoristrada.
Partimmo di buon’ora e raggiungemmo Piaggine dove incontrammo il nostro “traghettatore” che ci aspettava per condurci il quota “neve”. Dopo aver bevuto il caffè, partimmo con lui seduto davanti di fianco all’autista e io e Rosario accovacciati nello spazio che Giorgio riserva da sempre ai suoi cani.
Bernardo se la rideva sotto la sua “barba” per la strana situazione di precarietà che ci vedeva subire.
Arrivati sulla neve cominciò ad esaltarsi come un bambino, mentre noi eravamo preoccupati a causa degli oltre 30 cm che già rendevano difficile l’andare …
Il fuoristrada faceva il suo dovere ma più avanzavamo verso l’alto e più annaspava. Eravamo a pochi metri del pianoro della Festola da dove avremmo potuto godere del panorama unico: a monte la cima del Cervati e a valle l’intera Valle del Calore.
Un improvviso scarto del mezzo e ci trovammo con le due ruote laterali destre nella cunetta e con l’auto immobilizzata!
L’obiettivo della “gita” era di vedere la neve dall’auto e non di dover scendere … ma la situazione richiedeva proprio un’escursione all’esterno dell’abitacolo per consentire a Giorgio di manovrare in sicurezza.
Dopo ripetuti tentativi di far uscire il fuoristrada dalla cunetta con le sue “gambe” dovemmo cambiare strategia.
Individuai un robusto cespuglio al quale agganciammo il cavo d’acciaio in dotazione al mezzo. Avviamo il mulinello posto nella parte anteriore e, non senza una certa apprensione, avviamo la manovra di recupero che fu portata a termine in poco tempo ma abbastanza per ritrovarci con Bernardo e Rosario quasi “assiderati”.
Bernardo fece appena in tempo a scattare qualche foto con la sua macchina fotografica, e dovemmo rientrare in paese a per recuperare un po’ di calore. Ripartimmo subito per Paestum ma malincuore in quanto avevamo previsto di fare tappa in uno dei ristoranti della zona.
Di quella avventura rimangono alcune foto che sono in mio possesso ma il ricordo della bella esperienza che vivemmo con Bernardo felice come un bambino mi è rimasta impressa nella mente: ogni volta che ci incrociavamo nell’area archeologica, anche in piena estate, non potevo non ricordargli di quell’impresa che ci fece sentire più vicini per sempre perché un ricordo unico è il più bel pensiero che si può dedicare ad un amico che non c’è più.
A Titti, Davide e alla sua famiglia allargata un forte abbraccio.