L’Area Interna Basso Ferrarese, di fronte al quesito relativo al proprio futuro, ha deciso di individuare la risposta mettendo a frutto tutte le sue potenzialità: si è affidata ad elementi endogeni, anziché cercare dall’esterno l’elemento per dare la svolta al suo futuro.
L’idea guida della strategia, come più volte ricordato, è quella dei “ponti”, del creare connessioni tra soggetti ed elementi che già esistono o evidenziare le potenzialità presenti in loco. Il territorio, quindi, come elemento dal quale nascono le riflessioni per invertire la tendenza, e nel quale trovare le risposte.
Il territorio si è messo in relazione con i primi protagonisti: la sua comunità, i cittadini che lo abitano, e la sua relazione con altri territori.
Dopo questo primo sguardo ha approfondito la sua cifra, le sue caratteristiche: l’indice di vecchiaia, con la questione aperta relativa agli anziani, con nuovi bisogni ma anche come risorsa attiva, e i giovani: pochi, con disagi legati alla frequenza della scuola, e con scarse prospettive di lavoro.
È evidente, quindi, che la svolta per quest’Area può arrivare se si migliora la qualità della vita, sia per i residenti, sia per essere più attrattivo nei confronti di altri.
Questi sono i pilastri sui quali la Strategia ha investito; pilastri sui quali ha costruito ponti, attraverso la definizione di interventi, per dare un futuro a questo bellissimo territorio.
Il primo ponte è rappresentato dal territorio dell’Area Interna, che costituisce il trait d’union tra la Città di Ferrara e il mare Adriatico, per fornire alla Città d’Arte e alla costa una complementarità che oggi ancora manca – nonostante sia alla base del riconoscimento UNESCO, che ha battezzato il sito Patrimonio dell’Umanità “Ferrara, Città del Rinascimento e il suo Delta del Po” – e che potrebbe contribuire al rafforzamento di entrambi i sistemi.
Ma oltre alla dimensione spaziale esiste anche quella temporale, e l’elemento che ha caratterizzato la costruzione della Strategia consiste nella creazione di un “ponte generazionale” per favorire, attraverso il sapere accumulato da una popolazione anziana che vuole avere ancora un ruolo attivo nella società, la trasmissione di esperienza e di conoscenze utili alle nuove generazioni per reinterpretare le opportunità
offerte dal territorio.
I ponti come facilitatori dei collegamenti “interni”, per la costruzione di filiere cognitive e azioni tra soggetti ed iniziative di natura endogena, filiere che sul territorio già esistono, ma faticano a trovare luoghi e percorsi per svilupparsi ed esprimersi al meglio.
Ma i ponti sono anche facilitatori di collegamenti con l’esterno, partendo dalle realtà più vicine, con cui condividere percorsi e soluzioni a problemi analoghi, fino ad arrivare alle distanze lunghe di realtà più
lontane, ma animate dalla medesima volontà di confronto e collaborazione.
E infine la chiave di lettura più attuale del ponte: quella di “ponte digitale”, legata al concetto di connessione informatica.
Aumentando il numero di connessioni, aumenta la capacità del sistema di auto istruirsi: i ponti permettono ad esso di contribuire al cambiamento generale e di usufruire dei cambiamenti attuati da altri.
Il superamento dell’isolamento e l’inversione del declino sono oggi impossibili, a meno della disponibilità di una connessione, un ponte digitale per mantenere i contatti all’interno della comunità locale e tra questa e l’esterno, rinforzando le relazioni sociali, istituzionali, di sicurezza e di lavoro.
Fare ponti, quindi come metafora del cambiamento atteso e rappresentazione sintetica dell’idea che guida la Strategia.
Un altro aspetto fondamentale della strategia è il quadro temporale entro cui si collocano le diverse prospettive del cambiamento: gli obiettivi e i risultati attesi della strategia si sviluppano infatti attraverso azioni e interventi con un orizzonte temporale assai diverso, dal tempo lungo delle iniziative
educative fino al breve o brevissimo periodo dei progetti bandiera stessi e aperti alla comunità: spazi per attività extra-scolastiche, siano esse sportive, musicali o altri percorsi, sia spazi di socializzazione,
come l’area mensa. Tutto ciò al fine di promuovere lo sviluppo di competenze trasversali e di contrasto a situazioni di disagio giovanile.
Uno dei principali problemi dell’area è la dispersione scolastica finora affrontata finora con interventi frammentari e per singola scuola; con SNAI si intende “cambiare verso” a questo fenomeno, con un’azione integrata per aumentare l’efficienza dei percorsi educativi: il contrasto alla dispersione scolastica e la promozione di un’occupazione sostenibile e di qualità.
Il contrasto alla dispersione scolastica, da sviluppare all’interno dei contesti scolastici ed incentrato sulla persona, prevede, con la realizzazione dell’Intervento.
Il secondo momento prevede attività fuori dal contesto scolastico vero e proprio, per favorire l’accesso ad un lavoro di qualità: percorsi per l’assolvimento dell’obbligo con l’acquisizione di qualifica professionale; percorsi ad alta intensità educativa da attivare al di fuori dell’ambiente scolastico; azioni di mobilità transnazionale, soprattutto nei settori chiave del territorio (agroindustria, pesca, meccanica); servizi orientativi e misure di accompagnamento al lavoro.