«Era il 1931 quando a Vietri sul Mare giunse Emilio Cecchi, giornalista del “Corriere della Sera”, formatosi in quel grande laboratorio di idee e di coscienze che era stata “La Voce” di Giuseppe Prezzolini». Non è dato sapere se il giornalista fiorentino abbia avuto questo luogo nel taccuino dei suoi itinerari o vi sia capitato per caso, certamente si fermò quel tanto necessario da poter visitare una fabbrica di ceramica e restare affascinato dal lavoro del torniante. E fu “Il Vasaio”, un articolo giornalistico, ma anche uno dei più bei brani della letteratura italiana che sia stato scritto da Emilio…
Autore: Vito Pinto
E’ talmente parte integrante della nostra quotidianità, e non potrebbe essere diversamente, che sfugge ad ogni nostra riflessione, ad ogni personale domanda, ad ogni considerazione se non quella scontata di essere… un muro. Eppure lungo i muri, ogni giorno, passano uomini, donne, bambini, giovani, anziani, da soli, accompagnati, in gruppo; ogni giorno scorre una umanità laboriosa con le sue preoccupazioni, con le sue frette, i suoi lenti passi di riflessione. Ma fu l’osservazione di un muro che circondava una villa a seminare nell’animo di Pio Peruzzini quella voglia sottile, inspiegabile, ma impellente di raccontare per immagini sequenze di opus reticulatus,…
Tricarico è un paese dell’interno della Lucania, una terra del Sud, dove gli aratori “hanno le facce bruciate come le bucce di pane”, ed il silenzio dell’acqua infossata fa tuonare la gravina… e là, nell’ombra delle nubi sperduto, / giace in frantumi un paesetto lucano Vi nacque, nel 1923, Rocco Scotellaro, “poeta postumo”, ragazzo dai capelli rossi, dal “viso imberbe di bambino”, divenuto a 23 anni primo sindaco di Tricarico, per volontà dei contadini. Ed è di questi giorni il volume “Rocco Scotellaro – tutte le opere” (Oscar Mondadori) presentato alla “Fondazione Menna” di Salerno da Giuseppe Cacciatore, Accademico dei…
Con l’arrivo dell’autunno, la parte alta, quella montuosa, della Costiera Amalfitana diventa un brulicare di fumosissimi fuochi controllati, dove si bruciano i residui di potature, gli sterpi, il fogliame rinsecchito, l’erba di risulta dalle pulizie di quei terrazzamenti aerei che, con i loro balzi a ripieno di muri macerini, contrassegnano la Diva Costa. Il Comune di Tramonti, il montano della marina Costiera, emana ogni anno un divieto, ma l’antica abitudine resta. Certamente quel “profumo” di legna arsa che si spande su per i pianori e le stradine dei borghi, una volta era piacevole. Ma una volta non vi era l’allarme…
Sono appena dieci i disegni della salamandrina che Gianni Menichetti, existentialiste, dernier défenseur de la nature, ha allineato, in esposizione, sulle pareti de “Il Mediterraneo” di Enzo Esposito, elegante e affettuoso anfitrione, blasonato promotore di eventi, che ha fatto del suo ristorante-galleria un luogo di incontri d’arte, di saperi e di sapori. Una mostra che ritrae “in otto miniature – dice l’artista – i momenti salienti della metamorfosi e del ciclo vitale della salamandrina, anfibio assai raro, endemico della nostra penisola, che da decenni proteggo con amore. La salamandrina, infatti, è l’incarnazione del delicato e vulnerabile equilibrio di un ecosistema…
Racchiuso in una conca dei Monti Lattari, lungo sentieri noti soltanto ad amanti di insoliti percorsi, vi è Tramonti, paese senza luogo, lontano dalla sottostante Diva Costa e dall’affollato, tortuoso percorso della strada statale 163 amalfitana. Affida l’origine del suo nome a “terra tra i monti”, la sua esistenza è nelle tredici contrade, con tredici chiese e tredici campanili, tanti quanti sono i Comuni della Costiera Amalfitana. Borghi antichi, raccolti a cerchio intorno ad una conca quasi fosse il desco preparato per i 13 commensali dell’Ultima Cena, o la tavola rotonda di cavalieri senza macchia. Di certo i suoi abitanti…
Erano gli inizi degli anni ’50 del secolo scorso quando Antonio Franchini, architetto per studi e artista per vocazione, giunse a Vietri sul Mare, su invito di don Vincenzo Solimene, che all’epoca stava costruendo la grande fabbrica a “prora di nave” su progetto di Paolo Soleri. E l’incontro tra questi e Franchini fu all’insegno del “rivedersi” dopo gli anni di studi all’Accademia di Brera. Una fucina, quella, di arti varie dalla quale hanno preso il via idee scompaginatrici di schemi abusati. Basti pensare a Bruno Munari, Gillo Dorfles, Lucio Fontana, Luigi Veronesi, Enrico Baj, Atanasio Soldati, Gianni Monnet ed altri,…
Fondato e costruito sull’ampio terrazzo del fiume Palistro alla cui foce era il porto settentrionale di Elea, Ceraso è un piccolo borgo nel cuore del Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano-Alburni. Posto sul cammino storico degli abitanti di Elea verso le “Terre Rosse”, era importante crocevia dell’antica “Via del Sale”. A Ceraso vi è un albergo ricavato dal vecchio palazzo nobiliare della famiglia De Lorenzo ristrutturato, divenuto set cinematografico del film “Passpartù – operazione doppio zero” che il regista Lucio Bastolla (produzione Prisma srl) ha realizzato dirigendo un cast di attori giovani affiancati da un gruppo di navigati caratteristi napoletani…
È un mare di miti e di leggende, di storie e di Storiaquell’ampio specchio d’acqua racchiuso tra PuntaCampanella e Punta Licosa. È il mare dove lo scaltroUlisse, stordito di dolcezza e passione, ascoltò il melodiosocanto delle figlie di Acheloo e Mnemosine. «Qui,presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degliAchei, ferma la nave, la nostra voce a sentire. Nessunomai si allontana di qui con la sua nave nera, se primanon sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; poipieno di gioia riparte, e conoscendo più cose». Cantodagli occulti arcani che ancora sembra di udire, nelle tiepidesere di mezza estate, da…
Vi è, nella periferia di molte città, una insistenza di opifici che vengono, generalmente, catalogati come “archeologia industriale”: capannoni, fabbriche, “sopravvissuti” allo svilimento e scomparsa di una funzione produttiva, simboli di un depauperamento del tessuto sociale, produttivo ed economico di un territorio. Negli anni l’Italia ha dovuto arretrare i suoi bastioni industriali, ma non ha saputo (o voluto?) riutilizzare quelle strutture per una nuova, immaginabile ripresa di un’area, di un territorio dando ai suoi abitanti nuove speranze. Così quelle vecchie (e a volte antiche) fabbriche, una volta ricolme di ritmi produttivi, oggi mostrano esterni perimetrali con mattoni sbeccati a dominio…