Autore: Monica Acito

Monica Acito nasce nel 1993 in Cilento, e trascorre tutto il tempo delle sue scuole elementari a piangere di fronte ai quaderni a quadretti, perché le ricordavano la matematica e altre cose brutte.
Amava solo i quaderni a righe: il motivo, potete capirlo anche da soli.
Si diploma al liceo classico "Parmenide" di Vallo della Lucania e poi si trasferisce a Napoli, dove si laurea in Lettere Moderne e si specializza in Filologia Moderna, con lode, con una tesi su Gabriel Garcìa Màrquez e Jorge Luis Borges.
Poi, viene premiata alla Camera dei Deputati tra i migliori neolaureati dell'anno e consegue un Master in insegnamento dell'italiano per stranieri.
Scrive da quando ha preso la prima penna in mano.
Collabora con varie testate online e cartacee ed è giornalista pubblicista; ha vinto svariati concorsi di narrativa e ha pubblicato racconti in antologia e riviste.
Nel 2019, si trasferisce a Torino per frequentare la Scuola Holden di Alessandro Baricco, College "Scrivere".
Si iscrive anche alle graduatorie per l'insegnamento di italiano, storia e latino, perché vuole che altri ragazzi sorridano guardando i quaderni a righe.

“Questo è il sogno della mia vita”, ha commentato l’archeologo tedesco Gabriel Zuchtriegel, classe 1981, nemmeno quarantenne e che già si ritrova a essere il direttore del parco archeologico di Pompei. Con un background di tutto rispetto: Paestum. La notizia è arrivata dal ministro Dario Franceschini: dopo aver fatto bene, e tanto, a Paestum, Zuchtriegel tenterà di replicare il suo buon operato anche alle falde del Vesuvio. Ma innanzitutto, chi è Zuchtriegel? Ha un curriculum di tutto rispetto, impressionante a dir poco. Secondo l’Huffington Post, l’archeologo tedesco si è formato studiando archeologia classica, preistoria e filologia greca a Berlino, Roma…

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In questi giorni, sui social, si sono sprecati i post su Mario Draghi. In pochissimo, Draghi è diventato trend topic ovunque: Facebook, Instagram, Twitter (forse manca solo Tik Tok, ma non me la sentirei di escluderlo). Articoli di opinione, post e didascalie non sono mancati. Anche i meme si sono sprecati: molte vignette e caption umoristiche hanno dipinto Draghi come il nuovo Chuck Norris, capace di compiere prodigi fin dalla tenera età, di dividere le acque o moltiplicare i pani e i pesci. Qualcun altro, più incline al “gombloddo” e alla solita tiritera dei “poteri forti e delle banke!”, invece,…

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Scrivere un editoriale su un anno terminato da due settimane, è qualcosa di strano e inquietante. Ma anche bello, al tempo stesso. Abbiamo aspettato tutti insieme che quest’annus horribilis volgesse al termine, come se la fine del 2020 potesse riavvolgere il nastro di questi mesi e azzerare tutto, regalandoci un nuovo inizio, una palingenesi ideale capace di far respirare le nostre vite. E invece siamo qui, alle soglie del 2021, e potremmo già scrivere un nuovo libro di storia: invasione del Congresso in America da parte dei “patrioti” di Trump, una crisi che ha smosso il governo italiano proprio in…

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Felitto: non soltanto un paese arroccato nell’entroterra cilentano più profondo, ma anche una sublimazione perfetta del “locus amoenus”. Un locus amoenus che racchiude in sé più epifanie della medesima esistenza: le dolci malattie di ricordi, il tenero sentore di essere parte inscindibile del grembo terroso di una stessa madre e la certezza di sentir scorrere nelle proprie vene quell’acqua che ogni giorno muore e rinasce tra i sassi levigati del fiume. Noi felittesi affidiamo la nostra storia e il nostro epitaffio proprio a quell’arteria d’acqua, il fiume Calore, che ci ghermisce come un cordone ombelicale, in un legame eterno di…

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Ed eccoci qui, in questo lembo di terra che respira sempre più piano.Siamo in pandemia, in zona rossa, ma qui sembra arrivare soltanto l’eco delle voci di questo periodo storico.Siamo nella pancia della Campania, o forse tra le sue budella.Non siamo né carne né pesce, non siamo giovani ma non siamo nemmeno così vecchi.Le nostre piazze una volta erano piene di vecchi che addomesticavano la salute, accarezzando le pance dei gatti randagi.Ora quei vecchi continuano a uscire ogni tanto, comprando un pacco di sigarette, qualcosa all’alimentari al centro del paese, e sperano con tutto il cuore di incontrare altri vecchi…

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Quella sera del 23 novembre del 1980, non fu solo l’Irpinia a tremare alle 19:34.E nemmeno solo la Basilicata.Quel boato, forte come il verso di un animale sconosciuto, si sentì chiaramente anche in Campania, addirittura nei paesi dell’entroterra cilentano, della Valle del Calore.Come un caleidoscopio di colori diversi, le testimonianze più disparate si affastellano nel telaio della memoria.A Felitto, tutta la generazione dei cinquantenni e sessantenni odierni, ricorda chiaramente cosa accadde quella sera.Certo, anche chi è un po’ più giovane lo ricorda, ma i loro ricordi sono meno nitidi, per quanto attendibili. Alcuni di loro erano bambini molto piccoli, all’epoca,…

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Il Cilento detiene un primato molto importante in Campania. Ma questo primato, ahimé, non è dei migliori, perché il Cilento è tra le aree più a rischio spopolamento in tutta la Campania, insieme a Irpinia e Tammaro Titerno.Il Cilento, diviso in Alto e Basso Cilento, Cilento Centrale, Vallo di Diano e Valle del Calore e Alburni, risente molto del napolicentrismo, imperante in tutta la regione.I centri storici dei borghi della Valle del Calore, come conchiglie sulla battigia, vengono sistematicamente abbandonati e lasciati in preda ad uno spopolamento selvaggio: è la prassi.In estate vivono il loro momento di apparente gloria, con…

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Questa è una storia che affonda le sue radici di inchiostro nella fede di un borgo e degrada lentamente verso il mondo onirico, che ha il sapore di della devozione e del sogno: una storia non conosciuta da tutto il popolo felittese, “storia diversa per gente normale”, direbbe De André nella sua canzone “Una storia sbagliata”, ma in questo caso nulla c’è di sbagliato, poiché le trame del racconto si annodano sapientemente per fornici un ritratto in seppia che assume toni sempre più realistici e cangianti. Chiudiamo un attimo gli occhi e risaliamo ai primordi di questa storia: siamo nel…

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Si parla di opere abbandonate in fieri, che non sono, non sono state e non saranno mai come erano state pensate ab origine.Una di queste opere, che rimpolpano la schiera di strutture e centri abbandonati, è il famigerato Centro Lontra, su cui si sono spesi fiume di parole e di inchiostro. Cosa ricordiamo di questo centro? Cosa ne sappiamo, al giorno d’oggi? In una nebulosa, in una grande nebulosa, le notizie si perdono, ma si può provare a ricordare qualche ultimo dato e notizia: sappiamo che il Parco concepì, in partenariato col comune di Aquara, tale centro per favorire la…

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