Autore: L.R.

Negli ultimi giorni si è notato il dinamico attivismo di un gruppo di professionisti e di giovani cilentani, impegnati a riflettere sul tracciato della rete ferroviaria e sui progetti dell’alta velocità. C’è da registrare anche la prevedibile reazione di chi immagina di vedere conculcati presunti diritti di primo genitura nel determinare il tracciato. Chi è abituato a frequentare gli archivi è pronto a commentare: “niente di nuovo sotto il sole”. Le stesse polemiche, l’evocazione di interessi analoghi, il medesimo braccio di ferro tra politici ed amministratori si sono registrati quando si trattò di decidere da dove far passare la ferrovia…

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La situazione nella nostra sub-regione si é ulteriormente aggravata. I politici si sono rivelati sempre meno all’altezza della situazione per un’azione confusa e conflittuale. La stagnazione produttiva é causata dal disinteresse per l’impianto di nuove tecnologie, persiste una struttura frammentata e statica, le politiche pubbliche invece d’incoraggiare, spesso ostacolano il progresso. Il resto lo determina una farraginosa giustizia, che genera oneri aggiuntivi per chi si propone di fare impresa, e una burocrazia lenta nel concedere permessi e costosa nell’espletare le procedure. Scoraggiante è l’elevata pressione fiscale sui contribuenti onesti e sulle imprese, scandaloso lo spreco di capitale umano per l’impossibilità…

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Fatta salva l’analisi precedente e stando ai dati forniti dagli uffici curiali, diciotto dei sacerdoti che operano nella diocesi di Vallo sono dei religiosi avventizi, ai quali va la nostra riconoscenza perché reggono parrocchie, ma sono soggetti agli avvicendamenti decisi dai superiori dei rispettivi ordini o istituti. Quindi il totale dei sacerdoti che formano il presbiterio diocesano è di settantotto, dei quali diciotto hanno superato gli ottant’anni. Se si considera la loro provenienza, di questi ventuno non sono originari dei paesi del Cilento, quindi gli autoctoni in tutto sono 57, pari al 73%. Se si sottraggono i 18 giubilati allora…

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I sacerdoti con più di ottanta anni del presbiterio diocesano sono poco più del 19% del totale; se si calcola anche chi ha più di 75 anni e per il diritto canonico dovrebbe rassegnare le dimissioni da parroco, si arriva al 28%. Rispetto ad un totale di 78 preti, sottratti i 28 per limiti dì età, la diocesi di Vallo dispone di appena 50 sacerdoti per le sue 140 parrocchie! Grazie ai religiosi si cerca di porre riparo a questa grave carenza, ma la loro presenza determina conseguenze che saranno analizzate in una prossima nota. Intanto il dato quantitativo dovrebbe…

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Nella storia millenaria della nostra diocesi dieci anni sono poca cosa per procedere ad un bilancio; Tuttavia, nella esperienza esistenziale di un individuo e delle sue capacità di relazione con l’ambiente acquistano evidente rilevanza. E ‘utile, quindi, procedere ad una riflessione complessiva su quanto la chiesa locale ha vissuto e condiviso negli ultimi due lustri e cogliere nei tornanti del pellegrinaggio verso la parusia anche eventuali fratture per continuare il viaggio con maggiore lena considerando che le emergenze pandemiche, se consigliano prudenza, certamente non giustificano oscitanza. Del resto, nella sua ultima intervista papa Francesco ha invitato a riflettere sull’attuale congiuntura…

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Il saggio di Lodovico Calza, La struttura sanitaria a Vallo della Lucania, fa conoscere una storia per meditare su rilevanti vicende attuali. L’autore scava nei ricordi delle persone e nelle carte d’archivio per ricostruire una pagina, poco conosciuta o cancellata dalla memoria collettiva, relativa ad una vicenda che aiuta a riflettere su un tema attuale e particolarmente angosciante relativo ad una boccheggiante struttura ospedaliera per la quale singole persone e l’intera comunità hanno collaborato affinché il sogno di alcuni professionisti e di un prete divenisse realtà.  Capacità personali, leadership e tenacia di alcuni medici hanno sollecitato le Istituzioni perché una…

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L’ambiente, descritto da una geografia antropizzata, é il palcoscenico dove si susseguono le vicende di lungo e di medio periodo vissute dal Cilento e che aiutano ad analizzare dinamiche culturali e strutture collettive del profondo, con una particolare attenzione all’esperienza religiosa, indispensabile premessa per considerare le stratificazioni sociali di un contesto segnato dalla lentezza o dalla staticità dei processi storici. Ad aspetti strutturali si affiancano altri fattori, frutto della mentalità e delle scelte della popolazione, scettica nei confronti di una sentita partecipazione democratica per la consolidata delusione nel constatare l’incapacità di scalfire il monopolio di mediatori politici, abili nel rimanere…

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Il popolo subisce le conseguenze della lenta evoluzione del ceto borghese, che incrementa il patrimonio fondiario prima insidiando e poi impossessandosi dei beni demaniali ed ecclesiastici. Le riforme propagandate nel 1799 avrebbero dovuto alleviare le tristi condizioni del popolo; ma i vantaggi tardano a venire. La nuova municipalità continua a usare i vecchi metodi di gestione economica e amministrativa. Gli enti locali sono controllati dai componenti della borghesia che diventano il bersaglio dell’odio popolare. Le inimicizie personali contribuiscono a creare una situazione di estrema instabilità, alla quale partecipano i contadini, che si schierano sempre con che, detenendo il reale potere…

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Non vi è fatto rilevante tra il 1799 e il 1860 che non veda coinvolti i Cilentani in insorgenze, rivoluzioni, guerre. La posizione strategica faceva della sub-regione una importante pedina nei contrasti di potere sperimentati a Napoli. Gli abitanti del distretto si distinguono per una attiva partecipazione alle vicende del 1799. La congerie di avvenimenti determina una grave instabilità sociale che favorisce il diffondersi del brigantaggio, uno dei più gravi ed endemici mali della zona in quegli anni.Nelle relazioni della polizia e delle autorità borboniche i Cilentani diventano gli abitanti della “terra dei tristi” nel distretto “attendibile” per antonomasia. Negli…

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Il racconto e l’identità del Cilento sono argomenti spesso oggetto di analisi. Recentemente sono stati messi in relazione al processo di spopolamento che appare inarrestabile. Si concorda nel delineare la condizione di perifericità come fattore di debolezza e di progressiva irrilevanza economica e politica. Alcuni hanno tentato d’individuare alternative sollecitando coesione e competenze per superare il fastidio di una immagine di ruralità che genera imbarazzanti complessi d’inferiorità.In via preliminare, probabilmente una attenta riflessione storica per individuare i processi che hanno fatto precipitare in questa condizione può risultare non solo utile, ma rivelarsi preliminare. A questo fine nelle prossime settimane si…

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