Autore: Enza Marandino

Passando per il campetto dove giocano i bambini si sentono colorite invettive e insulti alle reciproche mamme. Sono nel campetto da tennis, e nel vicinissimo campetto di pallone un ragazzo finisce a terra, premurosa chiedo se si è fatto male, vengo investita da parolacce, resto perplessa, un po’ rattristata, ma non dico niente. Siamo ai giardini pubblici, sulla panchina di fronte siedono due ragazze ventenni, moderne, eleganti, occhiali da sole, ne sopraggiunge un’altra e scambiano qualche frase su una vacanza, intercalate spesso da frasi ed epiteti che fanno svanire d’un colpo tutta la loro bellezza. Sono a Paestum per assistere…

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Caro ragazzo nel leggere la tua lettera senza nome, per ovvi motivi, pubblicata sul numero di luglio, ho provato una forte emozione ed ho deciso di scrivere a te come a tantissimi giovani che stanno vivendo il periodo, credo, più difficile della loro vita, dai venti ai trent’anni. Ragazzi, chiedervi scusa, forse è poco; devo implorare perdono a nome di tutti quelli della mia generazione per il mondo nel quale vi trovate a vivere. Sì, siamo colpevoli noi, quelli che siamo stati giovani negli anni ’60, quelli che cantavamo canzoni che parlavano di amore, pace, fiori nei cannoni, mani nere…

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