“Il problema è all’attenzione della Direzione Aziendale, che sta mettendo in campo tutti gli strumenti pe superare questa difficoltà. Si sta procedendo al completamento dello scorrimento della graduatoria, al fine di trovare eventuali adesioni. Ove mai lo scorrimento si rivelasse infruttuoso, si attiveranno nel breve termine, altre procedure idonee a trovare i medici necessari a garantire le attività, attivando posti in regime di specialistica ambulatoriale oppure attivando convenzioni per attingere a graduatorie presso altre Asl, oppure ingaggiando medici con partite Iva, a contratto. Si percorreranno, quindi, tutte le strade per garantire assistenza alla popolazione”, lo ha affermato il Direttore Sanitario Asl, Primo Sergianni a margine delle questioni sollevate in diversi presidi ospedalieri di tutta la provincia di Salerno che manifestano per l’ennesima volta una carenza di organico in forza nelle tante Unità Operative. Sono stati espletati i concorsi per assumere nuove unità nei diversi reparti, ma a quanto pare dalle scelte di destinazione effettuate sinora dai vincitori, il “Luigi Curto” di Polla non figura tra le mete preferite. E questo allerta proprio quei reparti più a rischio chiusura come la Neurologia che attualmente può contare su un solo medico prossimo al pensionamento mentre dovrebbe giungere un tecnico elettroencefalografista per effettuare l’esame principe della Neurologia, l’elettroencefalogramma. Anche l’ospedale di Polla, dunque è in grave difficoltà e lo ha manifestato anche nel corso dell’ultima mobilitazione per il diritto alla salute dei cittadini del Vallo di Diano. Un evento che si è tenuto qualche giorno fa per dire no allo alla chiusura dei reparti dell’ospedale di Polla e, dunque, ribadire il proprio diniego allo smantellamento della sanità pubblica. La Fials Salerno ma anche la Uil Fpl sono in prima linea per tutelare il “Luigi Curto” di Polla, eccellenza sanitaria del Salernitano. “Siamo al fianco delle comunità del Vallo di Diano che lottano per il diritto alla salute. La carenza di medici in primis e di tutto il personale sanitario che affligge l’ospedale “Luigi Curto” di Polla mette a rischio l’esistenza di un centro nevralgico riconosciuto Dea di I° Livello, pronto soccorso della rete dell’emergenza e traumi, spoke nella rete per l’ictus cerebrale, emergenza cardiologica ed emergenze pediatriche, uno snodo fondamentale che serve tutto il comprensorio, in un territorio che comprende circa 70mila abitanti che dista da altri ospedali almeno 50 chilometri – ha detto il segretario provinciale Carlo Lopopolo – l’attuale dotazione organica del “Curto” presenta numeri da incubo. Solo per citarne qualcuno, c’è un solo medico non strutturato e presente una volta a settimana nel reparto di Oncologia, mentre Neurologia ha a disposizione una sola figura che a breve sarà in pensione, nonostante più di 160 ricoveri registrati sinora è un reparto che più di tutti sta sollevando polverone per la carenza di organico e per l’esiguità del personale che vi lavora sempre più sotto pressione. Infine, Urologia presenta solo due medici in servizio per un bacino di utenza di 50mila anime”. L’ospedale di Polla fu il primo a essere attrezzato con un reparto Covid nei mesi più difficili della pandemia, mentre ora, per la Fials provinciale, viene dimenticato dalle istituzioni. “È impensabile che un presidio di tale importanza sia ridotto nell’impossibilità di erogare i livelli essenziali di assistenza – continua ancora Lopopolo – letteralmente l’ospedale di Polla si regge sulla perseveranza del personale sanitario che non abbandona la barca per puro spirito di servizio. Riforme che da tempo si affastellano senza venir a capo dei reali problemi della sanità del Vallo di Diano, che vede i cittadini costretti a divenire “turisti” sanitari in una via crucis non alla ricerca della fede ma della salute”. “Tutto questo nell’ottica di un continuismo amministrativo che anche in alternanza politica non modifica sostanzialmente il sistema, ormai volto all’accentramento dei servizi nei capoluoghi principali della Regione, dimentichi di come purtroppo la demografia della provincia di Salerno non coincida con questa scelta gestionale – dice ancora il segretario provinciale – a pensar male si potrebbe dubitare che esista una logica in seno alla crisi del sistema sanitario pubblico, rivolta all’ingresso massivo della sanità privata-convenzionata. Questo ormai avviene ampiamente per quanto concerne l’attività specialistica e diagnostica, che spinge gli utenti a cercare altrove soluzioni più onerose al fine di non sottostare ad angoscianti attese. I livelli qualitativi e quantitativi della sanità ospedalieri e territoriali sono ridotti ai minimi termini”.
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