Ho conosciuto Sergio Vecchio fina dai primi anni in cui tornai nella terra dei “padri” dalla mia esperienza di vita a Varese.
Con il tempo il nostro rapporto è andato consolidandosi sia a livello personale sia professionale perché difficilmente il nostro giornale mancava un’occasione d’incontro proposta da Sergio sia di carattere artistico sia editoriale.
Sergio, poi, ha firmato tutte le copertine dei miei libri i quali, solo per questo, valeva la pena di prenderli in mano per scrutare cosa lui aveva intravisto dalla lettura delle bozze. In occasioni delle presentazioni non mancava di rendere palesi i suoi punti di vista. Mentre, Bruna Alfieri, sua moglie, amante, amica, collega e compagna di vita, declamava, esaltando, i modesti versi delle poesie.
Ricordo la sua gioia quando veniva nella scuola di Tempa San Paolo, una contrada di Capaccio Paestum, dove io insegnavo a fare da “giudice” per valutare i disegni che bambini, genitori e docenti facevano in occasione della giornata dedicata alla pittura: visionava e analizzava ogni elaborato con lo scrupolo dettato dalla sua onestà intellettuale. Il “verdetto”, sempre in favore dei più piccoli, veniva “spiegato” ai più grandi che li ritenevano incomprensibili.
Indimenticabile, per me e Gina, il viaggio in auto fatto in occasione della manifestazione “I Cilentani a Milano” organizzata a Porto Ceresio sul lago Maggiore dalla BCC di Aquara, dove lui espose alcune ceramiche. Mentre passeggiavano lungo le rive del lago, si avvicinò ad una casa, suonò il campanello. Al balconcino si affacciò una sua parente. Salimmo e vi trovammo un suo dipinto!
Acquistava regolarmente il settimanale UNICO in edicola insieme alla “mazzetta” dei quotidiani che sfogliava soffermandosi sempre sulle pagine culturali.
Negli ultimi tempi della sua esistenza in vita gli venne il “pallino” di conseguire il patentino di giornalista.
Scrupolosamente e puntualmente per 80 settimane portava a mano o faceva spedire da “Des Line” le scannerizzazioni dei suoi “articoli” composti di testi, manoscritti a stampatello, che erano parte integrante del disegno che li sintetizza.
Raggiunto il numero richiesto di articoli pubblicati fu predisposta tutta la documentazione necessaria da portare alla sede dell’ordine a Napoli in via Cappelletta adiacente a Piazza dei Martiri.
Mettemmo tutto in una busta che fu consegnata al giornalista in pectore.
Ma non si recò mai a Napoli per la presentazione della domanda!
Noi continueremo a ripubblicare i suoi articoli sul sito www.unicosettimanale.it perché, come i suoi quadri, sono testimonianze del suo tempo che alle future generazioni sapranno parlare per lui dei “mondi” in cui ha vissuto da protagonista.
Bartolo Scandizzo
A Sergio
Pittore, scrittore, poeta di fiori
artista di vita, in patria tradito
Amico sincero, a volte blasfemo
pestano verace, dai nativi rinnegato
Forgiato dal sole, dal mare segnato
la piana nel cuore richiama al suo mito
Treno, stazione spazi d’amore
tradito per sempre l’antico tremore
Il sogno negato, forse anche dal fato
ritenta il bisogno di essere a casa:
disegna, colora, scrive, poi grida
amante tradito, lo giura a suo padre
Il tempo che resta, dispera di speme
di essere un giorno riaccolto all’ovile.
Intanto, quadri, scritti, vissuti
sono già esposti al “buffet” degli amici
Bartolo Scandizzo
Capaccio, 2 ottobre 2006