L’istituzione di un Parco nazionale ha, com’è noto, lo scopo principale di promuovere uno sviluppo economico “sostenibile” delle popolazioni che lo ospitano, nel pieno rispetto dell’ambiente, la cui tutela non viene più considerata come un ostacolo allo sviluppo, occupazionale, ma anzi come generatrice di nuovi stimoli imprenditoriali.
Considerato che nell’attuale fase storica le trasformazioni demografiche-sociali si susseguono continuamente e che l’attuale organizzazione sociale richiede una sempre maggiore pianificazione, che non può prescindere dall’ imprevedibilità dei rapporti umani, e che lo scopo ultimo della pianificazione economico-sociale è creare ad ogni livello territoriale un equilibrio demografico economico e socio-ambientale, ho ritenuto interessante proporre delle previsioni sulla popolazione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano previsioni che, nonostante spesso non permettano di ottenere risultati pienamente attendibili potrebbero costituire la base di partenza per nuove e più specifiche previsioni che abbiano come scopo, per esempio, di prevedere l’impatto di nuove politiche nazionali o locali, oppure di indicare, sulla base degli attuali presupposti demografici, quali siano i vincoli che dovrebbero limitare gli interventi pubblici e privati, sia sotto il profilo economico che sociale.
Operazione preliminare alla costruzione di un modello di previsione è la suddivisione dell’area oggetto di studio in più sub-aree omogenee dal punto di vista demografico, suddivisione che avviene sulla base della passata evoluzione demografica dell’area.
Per quanto concerne il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è stato possibile individuare sub- aree: la prima zona comprende i comuni della fascia costiera, quelli dell’entroterra occidentale, quelli adiacenti a Vallo della Lucania; la seconda zona è costituita dai comuni dell’area più centrale del Parco; la terza zona, infine comprende
comuni della parte più orientale del Parco, atti versati dal Vallo di Diano e dall’Autostrada Salerno- Reggio Calabria.
Dall’analisi delle previsioni effettuate emerge come le tre ” sub-popolazioni ” del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano subiranno delle variazioni dimensionali di poco conto,
ma fortemente indicative dello “stato di salute demografico” dell’area, in quanto accompagnate da sostanziali modifiche della struttura per età. Fino al 2011, infatti, non si prevedono grosse variazioni dimensionali delle popolazioni: la popolazione della zona 1 crescerà in media, ogni anno. solo dello 0.7 %., modesto sarà anche il decremento medio annuo della popolazione della zona 3 (-0.5%), decremento che interesserà, invece, in modo ben maggiore la zona 2 (-3.4%.). Nell’arco del periodo previsto si assisterà, però, ad un notevole guadagno nella sopravvivenza delle età anziane, che accresce il peso di questo segmento della popolazione ed in particolare dei “grandi vecchi” (gli ultra ottantenni);
contemporaneamente si verificherà una sempre più accentuata riduzione delle nascite che porterà, negli anni successivi, ad un ulteriore assottigliamento della classe dei giovani (dai
10 ai 24 anni). Di conseguenza ci sarà anche un notevole invecchiamento della popolazione in età attiva. I risultati ottenuti indicano che, nel corso dell’intervallo delle previsioni, invecchia sensibilmente anche questo segmento della popolazione: per ogni 100 giovani in età attiva le persone anziane in età lavorativa aumenteranno da 72 a oltre 106 nella zona 1, da quasi 86 a 111 nella zona 2, e da 75 a più di 106 nella zona 3.
Questa progressivo invecchiamento comporterà evidentemente dei costi per la collettività, ma anche dei benefici: una popolazione lavorativa più anziana sarà probabilmente meno propensa all’innovazione e alla versatilità, ma i sempre più numerosi anziani lasceranno liberi sempre più posti di lavoro; ciò non significherà necessariamente maggiore occupazione, ma potrebbe quantomeno rappresentare un freno al declino dei livelli occupazionali.
Dopo il 2011, quindi, si passerà probabilmente da una fase di ristagno o lieve decremento ad una fase di forte declino demografico che, interagendo con una struttura della popolazione sempre più invecchiata, darà luogo ad un processo involutivo di cui è difficile prevedere la durata e l’esito finale.
Per arginare il verificarsi di tale processo sarebbe necessario rivedere le politiche familiari finora adottate, cercando di individuare gli interventi più idonei che, nel rispetto della libertà personale, permettano di rimuovere quegli ostacoli socio-economici e culturali che si frappongono al mantenimento di un sufficiente livello di natalità.
Se ciò non avverrà ci saranno notevoli ripercussioni in campo economico e sociale: si dovranno allora ridistribuire le risorse disponibili, che dovranno essere destinate sempre meno alla formazione professionale di base e in misura sempre maggiore alle spese sanitarie e previdenziali.