Si scrive strategia per le aree interne si legge libro dei sogni. Sto parlando della bozza di “Strategia d’Area interna “Cilento Interno” approntata dall’Associazione dei comuni per lo sviluppo delle valli del Cilento Interno.
L’Associazione riunisce nell’intento ben trentuno comuni situati nella Valle del Calore e quella dell’Alento Monte Stella e Gelbison con comune capofila Roccadaspide e presidente l’intramontabile Girolamo Auricchio, vice sindaco in carica con Gabriele Iuliano succedutogli sulla poltrona di sindaco.
Si tratta di realtà con caratteristiche del tutto diverse tra loro e, per questo, difficili da ricondurre ad un comune denominatore.
Tutto nasce su input della Presidenza del Consiglio dei ministri dell’era “renziana” che, oltre a condurre in porto la legge sugli oltre 5000 piccoli comuni, aveva costituito anche il Comitato per le Aree interne sotto il controllo del dipartimento per le “Politiche di Coesione” che deve rapportarsi con le singole regioni nell’approntare le strategie di sviluppoa. Per la regione Campania la giunta ha incaricato Sviluppo Campania, società in house di seguire i vari progetti. Due di questi sono nell’area parco: Cilento Interno e Vallo di Diano.
Nell’aula Consiliare del comune di Roccadaspide si può scattare un’istantanea che racconta plasticamente i rapporti di “forza” tra i protagonisti del confronto: la struttura di progetto assiepata sul palco sul quale sono state aggiunte una decina di sedie agli scranni dei consiglieri comunali per contenere tutti i relatori e gli addetti ai lavori, e una platea composta di imprenditori e altrettanti progettisti interessati all’eventuale istruttoria delle pratiche di finanziamento.
Iuliano apre i lavori salutando tutti e ringraziando per la presenza tutti gli intervenuti. Poi cede la parola ad Auricchio. Il presidente dell’associazione per lo sviluppo del Cilento interno, apre con il più classico dei sui interventi: “Non ce l’ho con il Parco, di cui sono stato consigliere per 5 anni, ma … L’area protetta ha messo troppi vincoli; i cinghiali stanno distruggendo quel po’ di agricoltura delle aree interne; la viabilità che frana da tutte le parti; lo spopolamento senza fine lascia senza giovani le aree interne; solo sull’ospedale ci sentiamo tranquilli … a parte il reparto di ortopedia che aspetta un medico in più!”
A dar man forte ad Auricchio arriva Carmine D’Alessandro, sindaco di Magliano e presidente del Gal Regeneratio, che ha distribuito risorse in ogni direzione nel recente passato ma senza invertire la tendenza demografica nelle aree in cui insiste. D’Alessandro non concede ulteriori speranze al futuro: “è inutile che ci prendiamo in giro! Se non si affronta la questione viabilità e se non si ottiene la defiscalizzazione per 5/8 anni dei contributi INAIL e INPS e la fiscalità di vantaggio per le imprese, non c’è futuro nelle aree interne.”
Oltre a queste due appendici poste in variazione alla bozza strategica già approvata il 30 ottobre del 2017, c’è il lungo elenco di problemi posti alla base delle richieste di interventi finanziari e normativi.
Presente all’incontro anche Franco Alfieri, capo dello staff del presidente della regione, Vincenzo De Luca, che prende la parola e ricorda ai presenti che lui, come moltissimi altri presenti in sala, sono classe “dirigente” da oltre 40 anni. Alfieri ricorda ancora, a se stesso e a tutti i presenti, che i “problemi attendono soluzioni e non elencazioni”. Inoltre, l’ex sindaco di Agropoli invita a prendere atto che i miglioramenti strutturali devono prima di tutto andare incontro alle esigenze di chi vive nel territorio e, di conseguenza, favoriranno anche chi da noi arriva per motivi turistici.
In sala sono accorsi decine di imprenditori del mondo agricolo che chiamati ad intervenire nel dibattito per segnalare ipotesi di soluzione e buone pratiche da poter implementare e replicare, continuano a porre l’accento sulla viabilità carente e a richiamare la necessità di frenare il fenomeno della desertificazione demografica.
Due gli interventi da segnalare. Il primo del sindaco di Piaggine, Guglielmo Vairo, che remando contro corrente si fa vanto del progetto d’accoglienza messo in atto nel suo comune che ha dato lavoro al oltre dieci giovani tutti assunti e messi in regola in base alle competenze.
L’altro è legato alla creazione del 1° Biodistretto d’Italia che ha preso il via a Castel San Lorenzo, a 5 km da Roccadaspide, una decina di anni addietro. L’idea ha fatto proseliti: oggi sono oltre 400 le aziende accreditate in Campania e 34 i Biodistretti in Europa perché l’idea ha fatto proseliti anche oltre frontiera.
I presenti sono stati invitati a far pervenire le loro proposte al gruppo di progetto al fine di consentire una mappatura dei bisogni l’integrazione della proposta posta a base dell’intero programma.
Il fatto che dà da pensare sulla reale capacità di comprensione delle cause che hanno portato alla situazione di avanzata desertificazione demografica è che l’attuale gruppo dirigente (Ma Alfieri stesso ha ammesso che è lo stesso del passato recente e remoto) continua ripetere la giaculatoria della cattiva condizione della viabilità e della richiesta di risorse sia sotto forma di investimenti sia di defiscalizzazione generalizzata per le imprese.
Il fatto è che si continuano ad immaginare fantasiose operazioni per “trattenere” i giovani invece di mettere in campo concrete azioni per farli venire ad innestare la “pianta” anchilosata del tessuto sociale di un’area interna. Sono questi ultimi che continuano a segare il ramo dell’albero su cui è poggiata l’unica speranza in grado di attirare giovani e meno giovani a caccia di una qualità di vita difficilmente rintracciabile in altre realtà.
La nostra classe “dirigente” ci ha inchiodati per anni all’idea di dover realizzare strade di penetrazione che velocizzassero i collegamenti tra i comuni dell’Alta Valle del Calore con quelli di pianura o pedemontani.
Nell’illusione di risolvere la stragrande parte dei problemi sono state invocate e ottenute risorse per la Fondovalle Calore (oltre 40 milioni di Euro – 80 miliardi di vecchie lire il finanziamento originale). Ora che si è al fine vita di unavicenda iniziata da oltre 40 anni, ci accorgiamo che la viabilità ordinaria è “inabile” a svolgere il compito di mettere in relazione paesi e borghi.
Nel 2018 ci accorgiamo che la forza di attrazione dei comuni più grandi dell’entroterra, Vallo della Lucania e Roccadaspide, hanno “cannibalizzato” proprio quelle realtà che oggi vorrebbero rivitalizzare. Infatti il paradigma delle aree interne è proprio questo …
Si invoca il mantenimento degli ospedali sottodimensionati perché i piccolo paesi sono troppo lontani dai grossi agglomerati urbani;
si chiedono collegamenti più veloci per favorire il raggiungimento delle scuole superiori (ma da un po’ di tempo anche elementari e medie) da parte degli studenti;
si infierisce contro il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni che protegge la natura e le forme di vita animale che ancora ci prospera;
Si addossa all’area protetta la colpa dell’abbandono dell’agricoltura (molto spesso solo di autoconsumo) quando le realtà più grandi (Vallo e Roccadaspide) sono fuori dal perimetro del parco e con vincoli molto attenuati;
Si inveisce contro la burocrazia che impedisce di costruire, quando nelle due “città” capofila si continua a costruire ex novo monumentali scheletri di cemento che dopo decenni ancora sono incompleti … Intanto, oltre il 50% del patrimonio abitativo dei piccoli comuni è in disfacimento.
Il valore degli immobili, anche di pregio storico, è quasi azzerato per la mancanza di potenziali acquirenti e per l’aumento indiscriminato di vani il cui fabbisogno è stato colpevolmente elevato nelle previsioni proprio per consentire la costruzione di nuovi alloggi che sono andati, in alcuni casi, a raddoppiare la capacità abitativa in presenza, invece, del tanto paventato fenomeno dello spopolamento.
In una delle slide proposte all’attenzione della platea nel corso della presentazione del progetto, la problematica legata al decadimento del patrimonio abitativo, si perde in un elenco di altre priorità tutte da dimostrare.
Come è avvenuto in altre regioni italiane (Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise …) anche da noi è possibile attrarre persone che hanno voglia di abitare in realtà tranquille e con un ambiente protetto. Si tratta di creare le condizioni per accoglierle al meglio.
Le case, le piazze, le chiese … il “paese” deve saper attrarre e offrire servizi ottimali ai nostri anziani che vadano bene anche per chi vorrebbe ritrovare il senso della vita in una realtà che è “altra” rispetto a dove ha passato la sua esistenza finora.
I servizi alla persona sono la palestra in cui far crescere nuove generazioni di cittadini, italiani e stranieri, che cercano lavoro nel campo geriatrico.
Chi può venire o continuare a vivere in paesi dove la popolazione ha un’età media di 70 anni, se non le persone in età lavorativa che offrono servizi alla persona?
Chi può venire ad abitare in case obsolete e, gradualmente, metterle in condizione di essere abitabili per sé e per i loro figli, se non che in questi posti ha trovato un reddito per vivere dignitosamente?
Chi può desiderare che l’assistenza sia vera e proporzionata ai bisogni che si modificano con una frequenza accelerata se l’età è avanzata, se non i residenti anziani siano loro stanziali o occasionali?
Chi potrebbe decidere di tornare nel paese natio per rivivere la terza e quarta età, se non i pensionati oriundi dalle aree interne in ogni parte del mondo?
In sostanza la madre di tutte le questioni che sono alla base della possibilità di successo del progetto è riuscire ad attrarre più che a trattenere; tornare perché ha dovuto partire quando non voleva andare; venire per un motivo e non restare perché non c’è luogo dove andare …
Senza paura del futuro, con la consapevolezza del presente, certi che tutto dipende da noi e dalla nostra capacità di essere “umani”.