A Novalesa, luogo emblematico segnato dalla presenza dell’Abbazia benedettina fondata nel 726, l’amministrazione comunale, in collaborazione con il network Planet Hope, propone una giornata seminariale di confronto ed elaborazione intorno al decisivo tema della costruzione di futuro nelle/ per le aree interne. Un forum che vuole determinare l’innesco di processi tali da rendere un laboratorio l’ambito territoriale di cui Novalesa fa parte.
Il metodo
Dall’esposizione delle sfide (con relazioni di esperti), attraverso l’incontro con la narrazione di buone prassi, l’individuazione delle traiettorie per processi d’innovazione per l’ambito territoriale (Bussoleno, Susa e località montane fino al confine con la Francia). Accogliendo come circostanze che interpellano/urgono a un nuovo protagonismo “dal basso” delle comunità tanto il PNRR quanto il completamento del percorso della Riforma del Terzo Settore
Le aree tematiche
- Salute bene comune
- Quale coesione territoriale? Una strategia per le aree interne e le terre alte
- Il paradigma della complessità e le sfide per educazione/formazione/istruzione (riforma dei saperi)
- Sussidiarietà e co-progettazione comunitaria nei servizi
- Mappatura dei valori territoriali e progettualità turistiche-culturali
Salute bene comune
Lo spunto
In alcune Diocesi d’Italia, proprio alla vigilia dell’esplosione della pandemia Covid, fu avviato un progetto sperimentale che prevendeva l’inserimento della figura dell’infermiere di comunità presso alcune parrocchie, per fare da ponte per l’accesso ai servizi sanitari. Un progetto nazionale pensato a Roma da Asl e Cei, attivato in via sperimentale dalle diocesi della Capitale, quella di Alba per il Nord Italia e quella di Tricarico (Potenza) per il Sud. Come spiegarono allora i promotori, si tratta di “un modo per intercettare gli “irraggiunti”, ossia le situazioni concrete di povertà e malati, con l’occhio e la sensibilità che una parrocchia può avere: facilitando il rapporto tra persone e sistema sanitario e indirizzando a medici di famiglia, percorsi sociosanitari e strutture distrettuali chi è in difficoltà, magari anziani che vivono isolati”.
L’essere venuti in contatto con questa esperienza, ha condotto alla rcerca di altre sperimentazioni rilevanti (che in parte soni state mappate e di cui si sono cercati rapporti diretti con i promotori).
Dopo la pandemia, la centralità del territorio
La priorità, questa è la consapevolezza consegnatoci dalla pandemia, è la riterritorializzando l’offerta di assistenza (anche per costruire vera coesione e combattere lo spopolamento delle aree interne). In particolare, per i soggetti più sensibili, con quadro clinico più compromesso. Proprio in quest’ottica la medicina territoriale riesce a rispondere alle esigenze della comunità e del singolo; senza tralasciare il disagio sociale, comportato dalla perdita del lavoro e dall’impossibilità di rispondere ai bisogni primari della persona (coinvolgendo in senso ampio il terzo settore e tutti i “fattori di comunità”). Attuando codeste politiche sanitarie e sociali, si crea nel territorio italiano una filiera dell’assistenza sociosanitaria di comunità e di controllo di sicurezza del territorio, che mira a garantire e soddisfare i bisogni primari della persona.