Si vanti pure e gridi alto di Percy Bysshe Shelley la magnifica città di Warnham il nome!
A Percy Bysshe Shelley (Warnham, 4 agosto 1792 – Lerici, 8 luglio 1822, Lerici
che della “poesia ne fece libertà e morte”… il mio saluto!
EPIGRAFE
Oh tu Vento selvaggio occidentale, / alito della vita d’Autunno… spirito impetuoso, che tu sia me stesso! / Guida i miei morti pensieri per tutto l’universo/ come foglie appassite per darmi una nascita nuova! / E con l’incanto di questi miei versi disperdi come da un focolare non ancora spento, / le faville e le ceneri, le mie parole fra gli uomini! / E alla terra che dorme, attraverso il mio labbro,/ tu sia la tromba d’una profezia! Oh, Vento, /se viene l’Inverno, potrà la Primavera esser lontana?
(Percy Bysshe Shelley, “Ode al vento Occidentale”)
Ed anche per te, maestro Percy Bysshe Shelley, figlio della città di Warnham, che della “poesia ne facesti liberta e morte” … canterò il mio canto!
E abbandonando della piana letteratura le comode radure per te verrò al mistero improvviso degli oscuri sentieri dell’epigramma che dicono e non dicono ma tutto svelano. E silenziosamente incamminandomi per le antiche linee del mio canto, di te, maestro, canterò, senza titoli e senza nomi, la vita, il dolore e la libertà che in natura per amore si tramutò in bellezza e fu il tuo cosmo ideale ed esistenziale. Spirito ribelle di tutti i tempi moltiplicasti il vanto e idolo errabondo e libertario di tante generazioni tra tutti ti levasti tra i romantici il più alto inesorabili quel giorno quei flutti che in Lerici ti inghiottiro e fosti cenere.
Nell’ora che tutto tace giace l’ora mia con te.
Sulla Tomba di Shelley
(Cimitero Acattolico di Roma)
Oh vento, se viene l’inverno, potrà la primavera esser lontana?
poesia
I
Anche nasce sulla tua tomba
la poesia e mena primavera /versi nuovi alla natura
e non si ferma /il tuo passo chè grande cuore
vibra nella terra e tiene chi l’ascolta/ e batte amore ogni momento.
poesia
II
Sulla tomba dei poeti si accoglie l’ora
e preme il cuore ogni verso
e continua oltre meta il viandante
che conosce il suo cammino e insieme
luogo poi si tiene solo
amore e nulla più.
epigramma
I
Viva del suono della cetra d’ Omero il gran poeta Itaca chi oltre si tiene e muove in fuga della vita il canto.
epigramma
II
Di poco tempo filarono oltre terra in mare ove riposava il fato le Parche la tua vita.
epigramma
IX
E ti piacque di errare di grazia Roma le rovine di grandezza il tuo genio testimone.
epigramma
III
Viandante di tante vie per un cammino ti accolse Roma e ti fu amica la sua terra antica.
epigramma
VII
Prigioniero di algide boree ti rise l’Italia ed in Grecia con Roma s’ acquieto’ tra i biancospini il tuo spirito guerriero.
epigramma
VIII
Gioie di segreti lampi d’una veloce primavera d’ombre l’amore riscalda longevo il sole.
epigramma
VI
Anche accade talvolta sulla via dell’eresia di incontrare un poeta e canta poesia.
epigramma
XI
Ode al Laudano
Vieni amico mio e dimmi dove finisce e nasce il mistero chè sempre alla spirito con il corpo viene il vento getta ponti.
epigramma
XII
Ode al vento occidentale
Sei tu vento che nella tormenta fai nascere e morire ogni cosa e la vita in perpetuo serri e alimenti sulla terra.
epigramma
XII
Non la vita errando ma la morte ti consegnò al sogno dei poeti che bellezza acquieta.
epigramma
X
Shelley e Francesco Lo Monaco
Di Francesco sulle tracce chè molto ti somigliava e liberi in un solo destino ti chiudesti.
epigramma
X
Otto giorni ti trattenne il mare prima che alto tra gli eletti la pira cenere ti levasse eterno.
epigramma
xiv
Straniero che visiti la bella terra di Levante mira il mare che il viandante rese morto vivo tra i poeti immortale.
epigramma
xv
E se non potrà chè aria e terra con l’acqua il fuoco consuma tutto il tempo sarà il canto a farti eterno.
epigramma
XIII
Keats e Shelley
E se nulla concede questo luogo alla città pure pietà si muove e impera con il poeta a te accanto il canto.
Pochi, dieci più ancora cinque, furono a chiudere la tua vita i miei epigrammi chè molto di più comandava ed in alto il tuo genio indomito, ma ad un che tenta e avanza e chiudere osa il suo autore e nulla perdere vuole di sua breve memoria, come già quel santo, “mihi sufficit” forse dei miei non più segnatamente venti più cinque, quattro forse tre due ad uno lettore non dispiacerà.
Questo, maestro, il mio epigramma per te: Ti veglia onore e vanto a te accanto Keats ed il suo canto.
Questo, maestro, nel maggio interminabile il mio sogno ed il mio segno … il fiore che ti porto!