Provo rabbia e dolore da quella notte, pur non essendo stato suo amico o parente.
Ne ammiravo il coraggio e la visione politica, merce rara di questi tempi e da queste parti.
Ma, prima di tutto, era un uomo e, come tale, meriterebbe rispetto.
Trovo semplicemente vergognoso che in 4750 giorni non sia stata scoperta la verità.
Tredici anni senza giustizia.
Reputo invece inutile la processione annuale, quasi un rito purificatore, una liturgia laica, dove tanti fanno a gara ad apparire, a presenziare.
Come a volersi mettere la coscienza a posto.
Sono stati scritti libri, rilasciate centinaia di interviste, addirittura è stato girato un film.
Semplice propaganda che non ha prodotto risultati concreti, se non la mercificazione del dolore.
Un omicidio ancora senza colpevoli.
Ma con uno spreco di tempo, di indagini pasticciate, di falsi profeti, di professionisti della retorica che si autocelebrano puntualmente ogni anno.
Ciascuno con il teorema di comodo, ad uso e consumo del proprio tornaconto.
Angelo Vassallo andrebbe onorato diversamente: chiedendo giustizia tutti i giorni, non una volta all’anno, fino al raggiungimento della verità, facendo pressione sugli inquirenti, sui media, sul Parlamento.
Seguendo poi i suoi insegnamenti come politico, magari aprendo una scuola per amministratori pubblici.
Riproponendo le sue idee, i suoi progetti.
Tutto il resto è fastidiosa retorica che ha stancato per l’inconcludenza.
Non rispecchiando la sua natura di uomo concreto e del fare.
Lontano anni luce dalla sterile e fumosa apparenza.