“Analisi di genere tra repressione e prevenzione” è il titolo dell’incontro che si è tenuto a fine febbraio a Salerno, organizzato dai Lions del posto al quale ha preso parte anche l’avvocato Rosy Pepe, da sempre impegnata nella lotta di genere al fianco delle donne. Per la specialist distrettuale di Sala Consilina si tratta di un momento unico nel quale occorre di certo continuare a parlare di violenza di genere. «Questa volta è stato organizzato in modo tale da portare avanti un discorso sull’analisi della violenza di genere soprattutto prendendo in considerazione quella che è la prevenzione e anche gli aspetti repressivi – afferma Pepe – ho allora ritenuto che tra repressione e prevenzione doveva essere inserita anche la formazione. La formazione è perciò indispensabile soprattutto per gli operatori del diritto, è indispensabile per affrontare il problema della violenza di genere. Una formazione cioè completa che riguarda anche le forze dell’ordine con le quali sono stati stipulati dei protocolli per assicurare una pronta individuazione dei casi di violenza. Fra i più importanti ricordiamo il protocollo Eva stipulato dinanzi le forze di polizia che definisce le modalità da seguire per il primo intervento nei casi di violenza di genere, di stalking e così via. Così come il protocollo antistalking stretto con i carabinieri, vengono affrontate situazioni che riguardano gli atti persecutori, e poi anche per gli operatori sanitari si è parlato di Percorso rosa, di Binario Rosa che molti nosocomi hanno adottato. Il nostro ospedale di Polla, nonostante siano trascorsi due anni dalla nostra richiesta, ancora non abbiamo avuto alcun riscontro. Ma l’importanza della formazione, secondo me, è un aspetto che ho fortemente evidenziato, abbiano riguardo soprattutto i magistrati». Su questo Rosy Pepe incalza: «Il Consiglio Superiore della Magistratura ha ritenuto che i magistrati debbano avere una formazione adeguata per poter affrontare la violenza di genere, quindi ci devono essere sezioni specializzate, come ci sono già in alcune procure. Noi forse siamo stati tra i primi attraverso un protocollo che all’epoca stilammo con il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lagonegro. Vi sono numerose normative che sicuramente tendono sia alla prevenzione che alla repressione. Detto ciò è importante sottolineare la lungimiranza di quelle procure come quella di Tivoli che si è adeguata attuando linee guida per gli operatori del diritto ma è riuscito ad istituire nell’ambito della Procura un centro di ascolto per le donne vittime di violenza oltre a portare avanti iniziative all’avanguardia. È vero: il problema italiano è quello delle risorse per affrontare tutte le problematiche relative alla violenza di genere, basti pensare che non vengono più finanziati i centri antiviolenza nelle grandi città. Molti centri sono stati chiusi e questo è un grosso danno sia per le donne che per gli operatori del diritto che trovano un sopporto in questi centri». Sui dati che emergono nella Nazione e che provengono dal Vallo di Diano, Rosy Pepe, chiarisce: «Si tratta purtroppo di una emergenza nazionale. Nell’ultima settimana di gennaio sono state uccise sei donne. Il fluire di normative come il Codice Rosso possono essere d’aiuto e proprio nel corso del nostro incontro abbiamo analizzato le criticità di questa normativa ma anche gli aspetti positivi che ci sono però non sono sufficienti a risolvere il problema. È infatti un problema di natura culturale. Bisogna educare soprattutto i ragazzi, il discorso deve essere rivolto soprattutto ai ragazzi perché abbiano una formazione alla educazione di genere. E bisogna partire da questo per combattere il problema della violenza di genere. Ci vorranno anni perché questo fenomeno venga debellato però se diamo i primi segnali è fondamentale. Le normative ci sono. Importante è anche la prevenzione. Come afferma Roia le leggi non possono tutto che è il maggiore esperto di violenza di genere, ed è così perché la violenza è figlia di una cultura maschilista e patriarcale e si sconfigge all’interno della società Questo è e dovrà essere il nostro ruolo».
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