di Bartolo Scandizzo Sono in molti ad interrogarsi su chi tra i magnifici 7, cioè quelli che ad oggi si dicono in corsa per la carica di sindaco nella Città dei Templi. Antonio Bernardi, Antonio De Rosa, Franco Palumbo, Angelo Quaglia, Nicola Ragni, Franco Sica e Italo Voza ecco i cavalieri decisi a cavalcare la tornata elettorale per porsi alla testa della comunità che ha tutti i numeri per essere grande ma ancora non lo è, soprattutto per chi vi vive e lavora. Al contrario, sia l’UNESCO sia decine di migliaia di turisti la visitano in ogni periodo dell’anno riconoscono a Capaccio Paestum una unicità che attira e ne fa una meta che almeno una volta nella vita bisogna venire. L’affollamento che si intravede al nastro di partenza è oggetto di infine discussioni e di improbabili valutazioni si chi potrà arrivare al ballottaggio. Tutto questo avviene in base a sensazioni, sentito dire, sfumature e presenza sui social, numero di liste, “portafoglio” dei candidati consiglieri … Insomma, ognuno fa le sue previsioni e le getta in pasto ad amici e parenti nelle discussioni davanti ai bar dell’area archeologica, sotto i portici di Capaccio Scalo, contanto i passi su piazza Temponi a Capaccio Capoluogo, nei ritrovi abituali delle singole borgate. Di solito, i più “informati” sono proprio i candidati già “inquadrati” al seguito dei magnifici 7 che sfarinano numeri in base alla loro esperienza diretta o ai dati riportati da altri colleghi negli incontri preparatori delle liste. I numeri sono questi: a Capaccio hanno diritto al voto circa 18.000 elettori. alle passate elezioni sono andati ai seggi poco più di 14.000 votanti. E’ realistico prevedere che bella prossima tornata i votanti sarà in aumento e potrebbe arrivare a 15.000. Voza, sui pur non potendo contare su diversi ex consiglieri (Ragni, Sica) che nelle passate gli hanno portato in dote centinaia di voti, ed altri (De Rosa) che lo hanno appoggiato, da Sindaco uscente dovrebbe avere almeno due possibilità su sette di approdare al ballottaggio in quanto 4.0005.000 voti dovrebbero essere alla sua portata. Anche di fronte ad una debacle personale a fronte della forza delle sue liste, non dovrebbe scendere sotto i 3.500 voti in grado di garantirgli il passaggio del turno o come 1° o come 2°.Voza ebbe 9.504 voti a fronte dei 4.103 dei suoi due avversari, Gennaro De Caro e Roberto Squecco. Dando per scontato che il sindaco uscente non riesca ad affermarsi al 1° turno (dovrebbe ottenere oltre 7.500 voti che in presenza di altri 6 candidati appare impresa molto difficile, ovviamente non impossibile …) ecco che diventa un esercizio interessante giocare un po’ con i numeri e con le probabilità. prendendo in considerazione la prima e più probabile ipotesi 4.500 voti), gli altri 7 dovrebbero dividersi i restanti 10.500 voti. Sempre sulla base dei numeri del 2012 che hanno assegnato ai due oppositori, in media, 2.000 voti a testa ci si può rendere conto che l’avversario di Voza arriverà al ballottaggio con un ipotetico margine sugli altri di 300600 voti. Per cui, già in base alla composizione delle liste che appoggeranno i vari concorrenti e al loro numero si potrà fare una previsione approssimativa del potenziale che ognuno degli sfidanti ha nella sua bisaccia. Dalle voci che corrono di bocca in bocca, sembra che Sica abbia intenzione di presentarsi con 3 liste, Ragni ne avrebbe chiuse 2, Palumbo è impegnato a presentarne 2, De Rosa non fa trapelare la sua strategia, Quaglia e Bernardi sono decisi a puntare su una sola lista a testa (c’è ampio margine di tempo per far crescere ancora il numero degli arruolati). Questa stima ci dà una somma di 13 liste composte da 16 candidati per un totale di oltre 200 candidati più i 5 sindaci e i parenti stretti che, se ben organizzati, sono in grado di “avvicinare”, anche più volte, l’intero elettorato intenzionato ad andare al voto. Questo, come è facile prevedere e come tutti sanno, comporta un abbattimento potenziale del voto “libero” (di chi non viene contattato perché sconosciuto a tutti i potenziali candidati consiglieri) Ovviamente, non tutti gli elettori, se pur raggiunti poi votano quello che promettono ma, dalle nostri parti, la promessa del voto diventa una questione d’onore e la stragrande maggioranza delle persone mantiene la parola. A dimostrazione di ciò ecco la classica spartizione dei potenziali voti della famiglia: 1 allo zio, 2 al cognato, 1 all’amico del figlio, ecc.). Ecco perché prendere atto che anche la percentuale di chi sceglie senza farsi condizionare è destinata a dividersi tra tutti i candidati in lista in quanto difficilmente si orienteranno in un’unica direzione. Pertanto, solo al 2° turno potrà svilupparsi un voto d’opinione in quanto il controllo parentale ed amicale difficilmente potrà raggiungere le percentuali del primo turno essendo i candidati in campo solo due. In fondo, i toni bassi tenuti finora dai singoli candidati nei confronti degli altri è la dimostrazione del fatto che già pensano a come “trascinare” dalla propria parte proprio gli elettori Che al primo turno li hanno scartati. Il vero “incubo” di chi dovesse arrivare primo al 1° turno è il dover subire l’effetto “Appendino”. Infatti la sindaca di Torino (ma è successo anche in altre realtà) pur essendo arrivata 2° dietro a Piero Fassino, che aveva un discreto vantaggio, ha vinto perché tutti gli altri si sono coalizzati contro il sindaco uscente votandola nel 2° turno.