È già da sei mesi che i comuni soggetti al rinnovo delle amministrazioni il prossimo 11 giugno sono percorsi da frenesia elettorale. I sindaci uscenti impegnati a farsi riconfermare e gli “aspiranti” entranti a caccia di sostegni per tentare la scalata.
Più il comune è piccolo e più grande è la carica di “adrenalina” elettorale che si travasa davanti ai bar, nelle piazze e nei vicoli ancora in gradi di raccogliere gente accovacciata sui gradoni dei portali.
Soprattutto nei piccoli comuni, si registra la corsa ai candidati di ritorno che, avendo deciso di spendere la propria vita nelle aree più urbanizzate della provincia (Salerno, Battipaglia, Capaccio Paestum, Agropoli, Vallo della Lucania, Sapri, Sala Consilina ed anche oltre …), per puro “spirito di servizio” eccoli tornare al paese svuotato di ogni energia per dare una mano a risollevarsi dal tepore anestetizzante dovuto alla decadenza demografica per non parlare di quella del patrimonio abitativo.
Di solito,in questi comuni la competizione di risolve nella conta del voto familistico che va a sommarsi a quello intercettato dai servizi prestati dalla professione: medico, infermiere, avvocato, farmacista … quelli più restii a farsi coinvolgere sono i soggetti impegnati nel commercio, per ovvi motivi! Ma anche loro hanno “famiglia” ed è facile capire da che parte stanno.
Nei comuni di media grandezza, invece, ogni candidato a Sindaco, in questi ultimi 6 mesi, è stato impegnato a raccogliere adesioni, a convincere soggetti già accreditati (di pacchetti di voti), a scovare potenziali sorprese, a stimolare le giovani generazioni da gettare nell’agone politico al posto del padre …
I numeri sono numeri, per cui è impensabile dare l’assalto alla “diligenza” del bacino elettorale senza i “cavalli” giusti e, soprattutto, il numero adeguato di liste per pareggiare quelle dei competitori.
Infatti, la proliferazione di liste che appoggiano i candidati è un segnale che ha 2 facce: la prima è positiva perché molti candidati sono in grado di mobilitare il corpo elettorale e portarlo alle urne andando a cercare personalmente ogni singolo elettore. La seconda comporta la creazione di aspettative che, conti alla mano, non potranno che essere disattese: a Capaccio Paestum il 6%, ad Agropoli il 14% dei candidati siederà in ce la farà!
C’è anche chi ha solo una lista a sostenerlo e fa di necessità di virtù: tenta di accreditarsi come candidato sindaco: “votateci perché siamo un gruppo compatto e non avremo problemi nella gestione del potere!”
Restando nel campo dei comuni con oltre i 15.000 abitanti c’è da aggiungere il fatto che il sistema elettorale, due turni con ballottaggio tra i primi due che si sono di più avvicinati al 50% +1, pone la competizione su due binari che viaggiano parallelamente: il voto per sindaco e quello (che può essere disgiunto) alla lista che lo appoggia e le preferenze (un maschio e una femmina) ai candidati consiglieri.
Ora ce è finita la caccia ai candidati e la fatica della compilazione delle liste da parte degli staff vicini ai candidati sindaci, ecco che comincia la corsa ad intercettare il voto: il sindaco per andare al ballottaggio o vincere al 1° turno e i consiglieri alla preferenza che dovrebbe garantirgli il posto in consiglio che è la carta jolly da “barattare” per un posto il giunta (vedi scheda allegata).
Per cui, arrampicarsi allo “scranno” destinato ai consiglieri comunali non è cosa da poco. Ecco perché, una volta sedutosi sui banchi del consiglio molti si sentono delusi perché non trovano i “tasti del potere” e si mettono a cercarli nelle stanze dei funzionari che li istruiscono e li guidano su come e quando possono “esercitarlo” tramite le loro “competenze”.