di Bartolo Scandizzo Amilcare Troiano, presidente del Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni è giunto alla fine del suo mandato: il 27 febbraio 2014 lascerà la “sede vacante”. Uno dei suoi ultimi atti è stato di inaugurare la biblioteca del Parco digitalizzata, a Vatolla, nel palazzo Vargas che ospitò Gian Battista Vico, lo scorso 22 febbraio. Lui stesso ha chiesto a Vincenzo Pepe, presidente della fondazione intitolata a Vico, di accelerare la procedura di conclusione del progetto durato 4 anni, perché riteneva il progetto qualificante per la sua presidenza. Ci ha creduto talmente che ha comunicato a Pepe di voler aprire un “fondo” proprio nella biblioteca del parco donando parte della sua biblioteca personale. L’ occasione è stata buona anche per fare in bilancio della sua permanenza alla guida dell’Ente parco. Infatti, non ha mancato di ricordare i riconoscimenti arrivati al territorio negli ultimi anni: Ingresso del Cilento nel sistema dei Geoparco, Dieta Mediterranea riconosciuta patrimonio immateriale UNESCO, riconoscimento delle Aree marine inserite nelle aree protetta… Fatto rilevante, l’approvazione del Piano del Parco! Insomma, un grande lavoro di tessitura riuscito anche grazie al supporto della struttura operativa dell’Ente con cui ha sempre intrattenuto rapporti cooperanti e leali. Con il Consiglio direttivo, invece, la situazione è stata più conflittuale sia con la componente ministeriale sia con quella territoriale. Bisogna anche riconoscere che, finché le forze non lo hanno abbandonato, non si è risparmiato nel camminare il territorio in lungo e in largo prendendo impegni e rassicurando tutti sulla volontà di andare incontro ai bisogni. Lui stesso però ha dovuto ammettere che la mole di lavoro fatto e i successi ottenuti a livello nazionale e internazionale non sono stati ben comunicati nel territorio e tra la gente. Infatti, è stato un facile gioco dei detrattori dell’area protetta frapporre tra ai tanti successi la guerra persa per la regolamentazione della presenza della fauna selvatica: nello specifico i cinghiali che hanno spopolato in ogni direzione … Troiano arrivò nel Cilento dopo aver guidato il Parco del Vesuvio per nomina concordata tra l’allora presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, e Stefania Prestigiacomo, ministro dell’ambiente del governo Berlusconi. Sostituì Domenico De Masi sull’onda di una campagna orchestrata dal Centrodestra locale che chiedeva, nel nome dello spoil system, per un uomo del territorio la poltrona di presidente. Questo gli alienò non poche simpatie, anche dalla sua parte politica perché visto come “usurpatore” di diritti o di pretese e ambizioni. Ecco perché dovette accettare l’abbraccio “asfissiante” dell’uomo forte della provincia di Salerno, Edmondo Cirielli. Infatti, se una colpa strategica si può addebitare a Troiano, a mio avviso, è proprio l’aver abdicato al ruolo di interlocutore istituzionale di Regione e Governo nazionale che il presidente della “Regione verde prigioniera della provincia di Salerno” aveva avuto fino a quel momento, delegando proprio alla Provincia di Salerno un ruolo di mediazione. Quando poi era riuscito a trovare in Angelo Vassalo, il sindaco pescatore di Acciaroli arrivato alla presidenza della Comunità del Parco, questo compagno gli fu “sottratto” ferocemente perché ucciso in un attentato. C’è anche da ricordare che Troiano è stato presidente negli anni in cui le risorse economiche destinate alle aree protette si sono assottigliate fino ad essere appena sufficienti a mantenere in piedi la struttura operativa dell’ente. Mentre, sono stati cospicui i finanziamenti arrivati per i progetti finanziati da fondi europei. Anche in questo caso, però, l’incapacità di saper comunicare le ricadute sia economiche che sociali sul territorio degli investimenti fatti ha prestato il fianco a innumerevoli attacchi da parte di sindaci e semplici cittadini. E , come accennato sopra, anche all’interno dello stesso Consiglio con cui ha condiviso le scelte strategiche, non sono mancati i distinguo dati in pasto alla stampa per mettersi in sintonia con il “comune” sentire. Infine, la mancata elezione del sostituto di Vassallo che ha provocato un costo circuito istituzionale, durato 3 anni, per la mancanza di dialettica e di mediazioni sulle diversità di vedute. Chi ha conosciuto Amilcare Troiano e gli è stato accanto negli ultimi 5 anni sa che ha vissuto intensamente e con passione non formale il ruolo di presidente. Sa anche che lo ha fatto con eleganza e con spirito comprensivo nei confronti di tutti. Ha ricevuto apprezzamenti e critiche, a tratti, feroci, ma non ha mai sbattuto porte in faccia né ha considerato l’ente una sua “proprietà” né lo ha usato come trampolino di lancio per scopi personali. Sulla sua onestà e disinteresse molti sono pronti a scommettere e, di questi tempi, non è poco! Sarà il tempo che verrà a sedimentare sul territorio e nella mente della gente un giudizio definitivo su Troiano, ma già oggi possiamo affermare che la sua presenza nel Cilento, Vallo di Diano e Alburni non è passato inosservato!
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