Paesi, che questi abbiano o meno acquisito nell’antichità il nome di Città sono e restano meravigliosamente dei Borghi. Luoghi incantevoli, abbracciati da arcaici caseggiati che si cullano tra secolari racconti, a difesa di una memoria storica che non dovrebbe mai cedere il passo alla trascuratezza, all’abbandono, all’ approssimazione del dire e del non agire. Altavilla, anticamente chiamata del Cilento, poi di Capaccio e infine il 9 settembre 1862 Altavilla Silentina, è stata intitolata Città sin dall’inizio della sua storia. Fondata dalla casata francese degli Altavilla, ovvero dal Roberto il Guiscardo, ha visto fiorire sul suo territorio molte chiese e cappelle sin dalla sua nascita avvenuta nel 1080. A volte costruite ai margini del paese certe altre invece incastonate tra abitazioni civili. Tra queste vi fu l’edificazione da parte dei Normanni della Chiesa di S. Egidio, intitolata all’ Abate Atenese nato nel 640 da una nobile famiglia e dedicatosi, durante la sua vita, alla santità sotto le regole benedettine. Questa chiesa, la cui edificazione è fatta risalire al 1756 ma in quest’anno fu ricostruita, pare esistesse già secoli prima. Difatti già nel 1246 la storia narra che questa chiesa, ritenuta di “regio patronato” fu risparmiata durante la distruzione della città dalla vendetta di Federico II a causa della partecipazione di Altavilla alla congiura dei Baroni.
In quell’epoca le chiese importanti erano delle Badiali e quindi S. Egidio è altrettanto nota come Badia Nullius sotto la giurisdizione di un Abate Mitrato, il cui potere veniva solennemente riconosciuto con la “benedizione abbaziale” conferita da un Vescovo incaricato direttamente dalla Santa Sede. È stata Badia Nullius per circa cinque secoli. Nel 1666 fu ristrutturata e poco più di un secolo dopo gran parte di essa venne abbattuta e ricostruita seppur diversa dal progetto originale, dove molte testimonianze storiche presenti furono cancellate dai nuovi lavori di costruzione del 1748 e proseguiti per circa otto anni. La chiesa di S. Egidio, per la quale i cittadini hanno una speciale devozione (narrano i Ferrara nel libro Cenni Storici su Altavilla Silentina) dicevamo che è altrettanto nota, eh sì, perché allo stesso rilievo di notorietà è giunta nell’attuale epoca. Situata non distante dal Castello si erge in tutta la sua potenza costruttiva in un borgo che rispecchia tutt’oggi secoli di storia antica e non da meno anni di ricordi. Già, perché S. Egidio (Patrono di Altavilla Silentina) è stato un riferimento per la maggior parte degli altavillesi, da una parte per via della sacralità della chiesa, dall’altra per gli spazi adiacenti i quali ospitavano negli anni sessanta e settanta decine di ragazzini intenti ad inventarsi i più semplici giochi. Il sottoscritto ne è un diretto testimone in quanto nato e cresciuto all’ombra delle imponenti mura di questa chiesa.
Lì si giocava, lì ci si riuniva, lì si ascoltavano i racconti storici del compianto Giuseppe (Peppino) Galardi, il quale con la sua riconosciuta e profonda cultura e con la pacatezza che lo distingueva, ci sagomava la storia di Altavilla e quella dell’antica Badia Nullius di S. Egidio. Lì facevamo catechismo e sempre lì si serviva messa, attendevamo impazienti le domeniche e i giorni di festa per ascoltare il suono delle potenti campane le quali venivano udite fin giù alla piana. All’epoca, entrare in questa chiesa era come sentirsi in un altro mondo: era semplicemente spettacolare, nella sua religiosità, volgere lo sguardo all’altare maggiore, alle navate, ai dipinti, alle statue, al suo grande organo. Il Natale qui si viveva in uno scenario, per noi ragazzini dell’epoca, quasi surreale, fantastico, il ricordo della costruzione del Presepe ancora permane forte nella mia mente, le statuine utilizzate erano antiche, di una bellezza unica, che poggiavamo tra casette di cartone e muschio con la massima attenzione.
Poi si diventa adulti, tutto viene sostituito dagli impegni, dal lavoro, da una vita che svolgi tuo malgrado lontano dal tuo paese. Però restano i ricordi e quelli non andranno mai via. Così come il ricordo del terremoto del 1980, anno in cui la terra tremò anche per Altavilla, anche per la Chiesa di S. Egidio. Ed ecco che qui la porta si chiude per non più riaprirsi più. Sono trascorsi quarant’anni da quel tragico evento, sono trascorsi già quattro decenni che quelle campane non emettono più il loro potente suono. Sono trascorsi molti, troppi anni dal momento in cui ad Altavilla Silentina si elevò il primo grido di appello per la riapertura della chiesa. Invito che negli anni è diventato sempre più forte e sempre meno ascoltato, perché? Una risposta “logica” non c’è, ma possiamo dire non potrà mai esserci in quanto nessuna scusante o motivo oppure contesto debba o possa vietare ad una così immensa storia, religiosità, cultura, memoria, di ergersi nell’attualità colmando la lunga attesa di una intera cittadinanza.
La prima volta che le porte furono dischiuse fu dieci anni fa, grazie all’interessamento dell’Associazione Auriga Cilento, la quale con forza e ragione ottenne l’apertura per alcuni minuti. La vista dell’interno svuotato dovette apparire agli astanti molto cruda, soggetta senza dubbio a colpi nello stomaco. Prima della sua chiusura, la chiesa, l’altare maggiore, le navate, la sacrestia e così via erano piene di testimonianze e rappresentazioni religiose. Alcune statue, compresa quella dell’Abate S. Egidio, così come alcuni dipinti sono sparsi in altre chiese del capoluogo. Molti oggetti ormai sembrano spariti nel nulla, così come quelle antiche e meravigliose statuine che adornavano il presepe.
Forti sono gli appelli degli altavillesi, altrettanto lo sono quelli dell’Associazione Auriga Cilento e dei suoi componenti che hanno esteso questo grido di speranza anche sui social. Bruno Di Venuta, profondo cultore della storia di Altavilla nonché eccelso scopritore e conservatore di storie e foto antiche, in occasione della Festa del Santo Patrono S. Egidio, pubblica una sorta di accorata richiesta, scritta come se fosse lo stesso Santo a parlare. L’effetto, almeno per gli altavillesi e per chi seppur vivendo fuori si sente ancora tale, è stato forte. Tiziana Rubano invece afferma: “Quarant’anni sono troppi per chiedere il conto. Fare la conta dei responsabili diventa gravoso e si perde nella storia: dagli amministratori locali ai parroci, dai devoti ai tecnici, dalle associazioni agli urlatori da tastiera, oggi arrabbiati ma ieri assenti”. Dispiacere condiviso anche da Fabio Sacco, apprezzato professionista e dirigente che così commenta: “S. Egidio nonostante sia un Santo in Paradiso, terremotato da quarant’anni, non riesce a riavere la sua casa”. Infatti la statua del Santo Patrono di Altavilla è custodita presso altra sede. E ancora vi è Diomira Cennamo, Co-founder e Direttore scientifico presso Brand Report Lab, che ricorda il percorso fatto sulla riapertura della Badia Nullius: “Nel 2010 si avviò il progetto per la riapertura presentato in Regione, approvato e mai finanziato, con una spesa prevista di 99.600 euro (oggi rivalutata del 30% quindi 130mila euro); nel 2012 ci fu un progetto strutturale eseguito gratuitamente e depositato in Comune; dal 2013 al 2015 nacque il progetto del Comune con la Soprintendenza di Salerno, in collaborazione con la Diocesi di Vallo della Lucania. Tale progetto fu presentato dal Comune alla Regione, la prima volta fu approvato ma non finanziato, la seconda volta non finanziato per carenza di documentazione tecnica”. A queste testimonianze nonché appelli si aggiungono anche quelli dei cittadini; ad entrambe non posso che unire anche la mia testimonianza, per cosa è stata e rappresentava la chiesa di S. Egidio e cosa rappresenta ancora nei nostri ricordi, nonché l’accorato appello, prima al Comune, poi alla Diocesi e alla Sovrintendenza di Salerno di riprendere definitivamente a cuore la possibilità di riaprire al culto religioso la Chiesa di S. Egidio. E farlo tenendo conto di ricercare tutto quanto era custodito in questa chiesa e riportarla allo stato in cui era prima del 1980. Il primo settembre c’è stata la ricorrenza della festività di S. Egidio, in tale occasione l’Antica Badia Nullius è stata aperta per consentire la presentazione del libro “La chiesa di S. Egidio in Altavilla Silentina (Storia della Badia Nullius dimenticata) di Rosario Messone, autore e storico locale. Un libro che susciterà ancor più interesse intorno a S. Egidio, nella quale vorrei rientrarci dopo poco più di quarant’ anni, ma vorrei farlo con la speranza di ritrovarla così come l’ho vista l’ultima volta nel 1980, nel pieno del suo splendore.
Glicerio Taurisano