di Oreste Mottola IL CONVEGNO Il 18 agosto 2016, con inizio alle 20.30, nella rinnovata piazza di Altavilla Silentina, si terrà una rievocazione dei fatti del settembre 1943, oggetto del progetto – in via di avanzata realizzazione – “Quota 424 – I percorsi della memoria”. Nell’occasione, Oreste Mottola e Alfonso Verruccio, presenteranno il “girato” da loro realizzato, fin dal 1993, con i racconti di alcuni protagonisti dei fatti e gente comune. Dopo l’introduzione di Antonio Marra, sindaco di Altavilla, e Katja Taurone, delegata alla cultura, alcuni degli animatori del mondo culturale locale si confronteranno con Gerardo Iorio, autore del libro “Quota 424” e studioso di fama internazionale dello sbarco del 1943 viste soprattutto dal punto di vista militare. LE EMOZIONI DI QUEI FATTI C’è chi ha potuto raccontarlo ai figli e poi ai nipoti come i destinati alla fucilazione già con le spalle al muro e il plotone armato davanti agli occhi, i bambini estratti miracolosamente vivi dalle macerie, e quella sensazione di incredibile libertà con i fascisti che corsero a chiudere la loro “casa” e far sparire ogni traccia della loro presenza. E poi l’arrivo e l’occupazione degli americani, promessa di modernità e fuoriuscita dal Medioevo rurale, l’Arcadia, che il regime evocava con famiglie numerose, battaglia del grano e bonifica di quelle paludi che portavano la malaria fn sopra le colline silentine. Per altri, non fu così. Il dolore per gli iniziali 85 morti civili, cifra considerevole per un piccolo paese, si materializzò in un elenco redatto sul marmo nel monumento ai caduti della Piazza e in un’ala del cimitero eretta in fretta con tante foto post – mortem. E le ferite nell’animo dei sopravvissuti, inizio di un disagio psicologico che in quel dopoguerra – insieme con la fame patita – diede la stura a tanti fatti clamorosi di cronaca. Quello che avvenne durante il settembre del 1943 è rimasto ben impresso nella memoria degli abitanti di Altavilla Silentina, paese cerniera quant’altri mai. tra il Cilento e la Piana del Sele. Paese che l’attivismo bonificatorio del Regime l’aveva visto e apprezzato, con il canale principale dell’irrigazione che va da Campagna ai confini con Agropoli che corre in mezzo al territorio comunale e l’aveva reso fertile. L’Operazione Avalanche qui era arrivata a sorpresa, con i traccianti che illuminarono il mare di Paestum e fecero chiudere la festa per la Madonna di Montevergine in fretta. Furono due settimane in prima linea con il nostro paese al centro della storia europea e mondiale, una battaglia combattuta con i denti dagli Alleati e gestita con intelligenza e professionalità bellica dai tedeschi, dimostratisi anche qui, vere e proprie macchine da guerra. Alla fine il nostro paese ne uscì distrutto in almeno i due terzi del suo patrimonio immobiliare e la risposta a quegli avvenimenti ne ha segnato la storia successiva. Si vanno a abitare le campagne, dove per lo spazio è più facile gestire situazioni di emergenza che nei vicoli medievali stretti e bui, concepiti per barricarsi di fronte alle scorrerie dei pirati berberi; si riavvia l’emigrazione con i reduci dalla guerra che vanno a “combattere” per il pane spesso nelle terre degli eterni amici/nemici tedeschi. I FATTI DEL 1943 “Pur teatro di devastanti bombardamenti il paese seppe offrire solidarietà ai tanti sfollati e profughi che l’affollavano”. Così dice la motivazione per il conferimento della medaglia d’argento al valore civile conferita ad Altavilla Silentina dalla presidenza della Repubblica, per i fatti relativi allo sbarco dell’8 settembre 1943. “Recuperare la memoria di fatti così importanti evita la dispersione dell’identità”. Altavilla era “Quota 424”, il livello altimetrico della collina che guarda a Paestum. Dall’11 al 17 settembre, la battaglia fu molto aspra in ogni parte del paese. I morti civili furono ottantacinque, mentre un’intera ala del cimitero venne occupata dalle centinaia di salme di soldati americani e tedeschi periti nei combattimenti. Le battaglie per prendere Altavilla furono un concentrato di così tanti errori che per decenni è stato studiato nelle scuole per gli ufficiali dell’esercito americano. La prima autocritica arrivò subito. Fred. L. Walker, comandante della 36a divisione Usa, il 24 settembre del 1943 annota sul suo diario: «Sono passato di nuovo da Altavilla oggi. Le case sono distrutte, le strade sono bloccate dai detriti, c’è ancora puzza di cadaveri. Il bombardamento di questa città, piena di famiglie abbandonate, fu brutale, e senza alcuno scopo. La popolazione è poverissima, inconsapevole, molto religiosa; tutta immersa in un immane dolore, con il terrore sui volti». Fra i tanti episodi “belli e brutti”, come li ha definiti il colonnello Iorio, va ricordato il gesto di coraggio dell’allora parroco di Altavilla Silentina, don Domenico Di Paola. Gli americani volevano fucilare due altavillesi, scambiati per collaborazionisti. Don Domenico, da cilentano sanguigno, pur senza comprendere una parola d’inglese, seppe farsi capire ed essere più che convincente
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