Con il dottor Francesco De Laurentiis, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Polla, tracciamo un bilancio sulla pandemia e sui dati relativi alle nascite fino a questo momento. “Suddividerei questo periodo legato alla diffusione del Covid 19 in una fase negativa, intermedia e una positiva – dice – quella negativa è legata a vedere morire delle persone, soprattutto quelle defedate che hanno legami affettivi con le loro famiglie, vederli soffrire e poi morire sicuramente è un dato non piacevole per noi operatori e anche per tutta la comunità. Questo evento così nefasto dettato da questa infezione ha turbato le nostre coscienze. Uno intermedio è legato alla limitazione degli accessi in ospedale, tutte le problematiche legate all’accoglienza dei malati, tutte le limitazioni che erano dettate dalla congiuntura epidemiologica, legata a tutelare non solo noi operatori ma anche altri malati che erano ricoverati presso le nostre unità operative. Queste lungaggini sono state di certo un fatto negativo ma finalizzato a proteggere tutti, anche i nostri familiari. Questa fase intermedia la considererei positiva/negativa, cioè il fatto stesso che l’apparato sanitario abbia delle lacune e delle deficienze dettate da restrizioni precedenti e amministrative deve servire a far riflettere sul fatto che in sanità si deve risparmiare, si deve investire, programmare e non rimediare perché spesso la tempistica dettata dall’esigenza medica non è una tempistica lunga, quindi non è possibile approcciarla in maniera dilatata ma bisogna prevenire anzichè curare. Questa prevenzione deve essere di tipo programmatico amministrativo. Per l’aspetto più lieto da un punto di vista umano e sociale, ognuno di noi si è reso conto che da soli non serviamo a niente e a nessuno, siamo tutti bisognevoli della comunità e della umanizzazione della integrazione con gli altri e, anche la valutazione che spesso tutte le speculazioni economiche e sociali, scientifiche che si fanno, vuoi che il virus sia partito dal pipistrello o da ricerche scientifiche, sicuramente è bene capire che la natura domina noi tutti e anche una piccola particella microscopica può distruggere un intero pianeta e anche coloro che pensano di essere i potenti del mondo. Dal punto di vista specifico della nostra unità operativa che sembrava essere un’isola felice in questo dilaniarsi della società legata a queste morti, sicuramente abbiamo avuto un incremento notevole, abbiamo la media di un parto al giorno e sicuramente ci siamo organizzati. Questo momento ci ha fatto riflettere sui rapporti umani e l’esigenza di essere più vicini al prossimo che ha bisogno di cure e di assistenza, di valutare i sentimenti in una coppia, in una famiglia, nel momento in cui c’è l’evento nascita. Questi aspetti sono stati più tutelati anche attraverso la forma di chiamata e di trasmissione su WhatsApp con il filmato e foto della nascita e del neonato ha cercato di limitare quel distanziamento sociale obbligato dalla pandemia”. Il dottor De Laurentiis chiarisce meglio proprio questo passaggio: “Siamo stati tra i primi a livello nazionale ad avere questa idea di trasmettere nel miglior modo possibile quello che è l’evento lieto della nascita – afferma ancora – sentivamo infatti la necessità di colmare almeno in parte questa limitazione per il familiare diretto della partoriente stessa. Nella nota lieta vorrei annoverare la vicinanza di alcune associazioni e del Vallo di Diano che hanno ritenuto di donare per questa sala travaglio parto che stiamo allestendo nel presidio di Polla, sono state infatti donate attrezzature che avvantaggerebbero quelle che sono le dinamiche delle partorienti del Vallo e di altre zone limitrofe. A tal proposito La Rubrica delle mamme e Amodiano hanno poco giorni fa fatto questa donazione e voglio esprimere la nostra viva gratitudine per la vicinanza, l’affetto e per la generosità di questo gesto”. “Spero che non ci dimentichiamo di questi momenti – conclude il dottor Francesco De Laurentiis – e anche in queste noti tristi occorre trovare l’aspetto positivo e non dimenticarsene in futuro di come siamo fragili. Dobbiamo rispettare la natura e tutta la comunità”.
Antonella Citro