Doveva essere il “giorno del giudizio” per Franco Alfieri e gli altri 5 coimputati accusati di “turbata libertà degli incanti e corruzione, in concorso; invece è stato solo l’inizio del “tormentone” giudiziario che promette tempi lunghi con una serie di rinvii a giudizio e altrettanti, legittimi, tentativi messi in atto dai sei avvocati degli accusati per rintuzzarli.
Infatti, già al primo rinvio a giudizio arrivato davanti al tribunale di Salerno, dai difensori di Alfieri e dei 5 coimputati arriva la richiesta di spostare a tribunale di Vallo della Lucania l’intero fascicolo processuale!
Il 4 febbraio si è tenuta, la prima udienza del processo per i presunti appalti pilotati a Capaccio Paestum, tenuta presso la cittadella giudiziaria di Salerno. L’udienza, davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, in composizione collegiale, presieduta dal giudice Donatella Mancini, è iniziata alle 9:58 e si è conclusa alle 11:30. Elvira Alfieri, Andrea Campanile, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, l’ing. Carmine Greco e, Franco Alfieri accompagnati dai rispettivi avvocati sono stati presenti in aula.
Il rinvio a giudizio riguarda la “gestione” di un subappalto di 250mila euro affidato dalla Dervit s.p.a. alla Alfieri Impianti s.r.l. nel comune di Battipaglia, presunto compenso alla base di un patto corruttivo per l’aggiudicazione, alla società di Roccadaspide, di altri due appalti della pubblica illuminazione nella città dei Templi, banditi ed organizzati in modo tale da far vincere proprio la Dervit S.P.A. attraverso una procedura negoziata.”
I legali dei 6 imputati hanno sollevato l’incompetenza territoriale del Tribunale di Salerno, ritenendo che il processo debba essere, per competenza territoriale, incardinato davanti al Tribunale di Vallo della Lucania, luogo di perfezionamento del più grave reato di corruzione.
La tesi della difesa è che, avendo la “Alfieri Impianti” incassato i bonifici della Dervit S.P.A. della presunta dazione di un patto corruttivo presso una filiale Bcc a Torchiara, area di competenza è del tribunale di Vallo della Lucania.
Pertanto gli avvocati difensori hanno chiesto al collegio giudicante di attendere la pendente pronunzia della Cassazione sulla competenza prima di dare corso al procedimento; al contrario, la questione è stata ritenuta infondata dal pubblico ministero, Alessandro Di Vico, che si è opposto al rinvio.
Sulla competenza territoriale i giudici salernitani si sono riservati la decisione in un’udienza successiva alla sentenza della Cassazione che arriverà il 14 febbraio prossimo.
Infatti, sarà in quella data in cui la Cassazione valuterà il ricorso della difesa sia in merito alle misure cautelari che ancora costringono gli imputati agli arresti domiciliari; sia sulla competenza del Tribunale salernitano su tutta la vicenda. Pertanto i giudici salernitani hanno rinviato l’udienza al 20 marzo 2025.
Se la Cassazione dovesse deliberare il trasferimento al tribunale di Vallo della Lucania, si aprirebbe una “voragine” nell’inchiesta che potrebbe procrastinare nel medio termine l’eventuale giudizio di primo grado e frenerebbe l’inerzia dell’indagini sulle altre accuse non ancora concluse con il rinvio a giudizio.
Inoltre, gli avvocati difensori dei sei imputati hanno fatto chiaramente capire che chiederanno il rito ordinario. Per cui e in ogni caso, i tempi per arrivare ad una verità giudiziaria si allungheranno nel futuro remoto e, presumibilmente, andranno ben oltre i diciotto mesi “concessi” alla Di Filippo per la gestione ordinaria dell’amministrazione del comune.
Intanto, l’amministrazione del comune di Capaccio Paestum rimane nelle mani di Maria Antonietta Di Filippo, come sindaco “supplente” e della giunta. Tutti i componenti nominati da Alfieri e sostenuta dalla maggioranza consiliare uscita dalle urne dell’ultima tornata elettorale.
Pertanto, l’ipotesi più probabile è che si tornerà a votare per eleggere il sindaco di Capaccio Paestum nella primavera del 2026. I tempi si potrebbero accorciare solo se la Corte dei conti dovesse rigettare il piano di riequilibrio finanziario approvato dal Consiglio comunale. In questo caso, il consiglio sarebbe sciolto immediatamente e arriverebbe il commissario prefettizio che amministrerebbe il comune con il solo obiettivo di tagliare la spesa e far quadrare i conti nel tempo più breve possibile. Anche in questo caso, la data probabile rimane per il ritorno alle urne sarebbe la primavera del 2026!