La morte non accarezza i bambini, li evita fino a quando può … a volte, però, si scaglia contro alcuni di loro e ne fa quel che vuole.
Guerre, fame e ogni sorta di furia omicida si materializza nel mondo e ci rende dei corpi inermi e straziati.
Ci si interroga sul perché ma di risposte non ne arrivano …
Poi ci sono i casi come quello di Alessandro, un giovane che tutti in Roccadaspide hanno visto nascere, imparare a camminare, crescere … vivere in mezzo ad una comunità piccola dove tutti si conoscono e convivono in modo sereno la loro esistenza.
Quando la notizia della malattia si materializza e rimbalza di bocca in bocca, entra in tutte le case, fa riflettere grandi e piccoli sul valore della vita, allora si prende coscienza che tutto il resto diventa secondario.
Si vorrebbe fare molto, ed anche di più, per allontanare lo spettro della fine che all’improvviso toglie il sonno sia a chi è colpito sia a chi soffre senza arrendersi all’inevitabile.
Ogni segnale che fa “ripartire” la vita viene accolto con sollievo per chi è colpito e diventa una liberazione per chi gli è vicino.
Ci si informa da chi ha notizie dirette, si scrutano presenze e assenza sul posto di lavoro dei genitori, si fanno esempi di guarigioni in situazioni similari … Insomma, si spera di non dover disperare.
Il tempo fa il suo lavoro: disinnesca la pericolosità della “mina” quasi ad esorcizzarla all’infinito.
Il colpo di maglio del peggioramento della situazione e l’improvvisa scoperta che l’irreparabile accade, lascia attoniti e sgomenti. La morte chiude la porta dell’esistenza alle spalle di un ragazzo che ne pregusta il sapore. Strazia i suoi genitori e familiari che lo amano. Vuota gli occhi di ogni lacrima possibile di un’intera comunità. Rende la comunità più povera perché ha tolto dal mondo Alessandro che avrebbe sicuramente agito per farlo diventare migliore.
Non ci sono parole per alleviare lo sconforto di tanti, non c’è salmo che può lenire la sofferenza dei suoi cari, non ci sono abbracci che possano rendere un’infinitesima parte del bene che è stato sottratto ad Angela e Antonio …
C’è solo una cosa da fare, onorare la vita che sarebbe stata vissuta da Alessandro vivendo al meglio le nostre che, per ora, non corrono alcun rischio. Ancora di più, lo devono fare i suoi coetanei che tante volte la bruciano giocando col fuoco con atteggiamenti rischiosi, imperdonabilmente leggeri, inspiegabilmente senza senso …
Una presa di coscienza di questo genere non riporterebbe indietro l’orologio del tempo né restituirebbe alla comunità Alessandro. Certamente, però, farebbe onore proprio a Lui che avrebbe certamente avuto ancora molto da dire e tante altre canzoni da suonare e cantare alla vita … senza tradirla!