di Lucio Capo
Originario del Vallo di Diano realizza sculture con materiali di scarto.
Alejandro Marmo, nato nel 1971 a Buenos Aires da genitori immigrati, il papà da San Rufo e la mamma dalla Grecia. Per i giardini Vaticani ha realizzato due opere “ La vergine di Lujàn “, titolo con cui Maria, patrona dell’Argentina, è venerata, e, “ il Cristo operaio “, simbolo del progetto “ Simbologia della Chiesa che guarda al Sud “, utilizzando tutti gli scarti in ferro trovati nelle fattorie di Castel Gandolfo. Aiutato da alcuni ragazzi tossicodipendenti, l’artista argentino, ha raccolto tutto, ferraglia arrugginita, pezzi di vecchi cancelli, catene corrose dal tempo, materiali ferrosi di origine varia, che assemblati compongono la figura di Cristo Crocifisso. Forma e sostanza che esprimono abbandono e rifiuto, che si sostanzia nell’immagine di un Gesù sofferente e solo. Alejandro Marmo, giovane artista argentino, originario del Vallo di Diano, “ l’artista del Papa”, assembla scarti di vita terrena, rifiuti industriali, materiali di risulta che nelle sue mani diventano figure ideali. “ il Cristo operaio “ è il nome dell’opera che fa bella mostra di se nei giardini Vaticani. “ La mia opera nei giardini Vaticani è un segnale – spiega Alejandro Marmo – che ricorda come la Chiesa o è per i poveri, gli ultimi e gli scartati, o non è. Così la mia arte, parte dalle periferia, dai luoghi dimenticati, per avvicinare gli scartati, gli esclusi, gli sfruttati del nostro tempo e aiutarli a risollevarsi “. Un opera che esprime la potenza autodistruttiva contemporanea, il suo “Brutalismo” contrasta con i verdi prati, le geometriche siepi, le fontane antiche e le rassicuranti sculture dei grandi scultori del passato. Un Cristo di ferro, che ci lascia tumefatti e stupefatti, ci ricorda che la Chiesa di Papa Francesco, è tutta protesa verso gli ultimi, i derelitti, i poveri, gli scarti “umani”, di una società fondata sul denaro e sulla guerra, che consuma, sfrutta e distrugge. “ il Cristo operaio “ di Alejandro Marmo rispecchia in pieno la concezione del mondo di Papa Francesco , così come Bramante, Raffaello, Michelangelo e Bernini assecondavano le visioni dei rispettivi Papi. Un Cristo che parla di disagio sociale, vite sfruttate, dimenticate. “ Con questo progetto i Musei Vaticani sono usciti per strada- spiega Marmo – , l’arte esce dai musei e va verso la gente nelle strade, come deve fare la Chiesa per Papa Francesco. L’arte che rende partecipe i giovani con problemi di integrazione, con la legge e con la droga, e, li coinvolge nella creazione artistica. Giovani spesso dimenticati, ma non dal Papa, che ha voluto le opere di un artista che egli stesso ha aiutato, nei giardini de Vaticano, a ricordare a tutti di non dimenticare gli ultimi. “L’arte – ha spiegato il Papa – oltre ad essere un testimone della bellezza del creato, è anche uno strumento di evangelizzazione. Attraverso l’arte, la musica, l’architettura, la scultura, la pittura, la Chiesa interpreta la rivelazione. Michelangelo affrescando la Cappella Sistina, ha fatto un opera di evangelizzazione! “. “ Nelle opere di Marmo – conferma Papa Francesco – emerge la dignità, egli crede nell’ispirazione, nella possibilità di curare e guarire, con l’arte, una società malata, anestetizzata dall’indifferenza, che non permette più di vedere le sofferenze degli scartati né di ascoltare il loro grido di dolore. L’arte, per Alejandro Marmo, è lo strumento per farci guardare le miserie del mondo, per tendere la mano ai bisognosi, così come ci ha insegnato Gesù Cristo “. E’ l’apoteosi dell’artista del Vallo di Diano, con profonde radici a San Rufo, che verrà impreziosita da una scultura donata dallo stesso Alejandro Marmo . Un dono ancora più prezioso, viste le parole del Papa.