Un tempo era facile distinguere le strade, a seconda della loro importanza negli spostamenti delle persone, dallo stato di manutenzione delle stesse e non ci si poneva tale quesito. Le stradine di campagna, le cosiddette mulattiere, utilizzate prevalentemente dai contadini per raggiungere il proprio “orticello” erano, per lo più, strade sterrate, delimitate da siepi, un po’ dissestate e sufficienti appena al passaggio del mulo con il suo carretto e dell’asino con le gerle in groppa. Al contrario le strade più importanti, quelle destinate al transito di veicoli a motore, che fossero comunali, provinciali o statali si distinguevano nettamente dalle mulattiere per tutta una serie di caratteristiche: un discreto stato di manutenzione del manto di asfalto, che era abbastanza omogeneo, una chiara e netta delimitazione dei margini con cunette o fossi per il deflusso delle acque piovane, l’assenza di vegetazione ai margini. Tutte queste caratteristiche sono pressoché scomparse. Oggi vediamo strade statali, percorse quotidianamente per necessità di lavoro o di studio, da centinaia di persone, che sono alla stregua di mulattiere! E facciamo un paio di esempi concreti. La statale “bivio di Corleto. M – Roscigno” e la provinciale “Roscigno – Bellosguardo.”. Entrambe queste strade rappresentano un rischio notevole, per chi è costretto a percorrerle. La quantità di buche, profonde o meno sul manto stradale, le mini frane a monte e a valle delle stesse che restringono la carreggiata, i lavori iniziati e mai finiti, le “sorgenti” d’acqua al centro della carreggiata (che con il freddo di questi giorni consentono la formazione di uno strato di ghiaccio molto compatto e difficile da sciogliere), per non parlare dell’assenza completa di qualsiasi tipo di segnaletica. Sono tutte caratteristiche che rendono percorribili tali strade solo con fuoristrada! È possibile continuare a convivere con tali disagi e credere ancora nella buona gestione della cosa pubblica?
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