“Qui la natura è protetta”, recitano le insegne poste dal WWF lungo tutto il perimetro dell’Oasi, la quale conta circa 90 ettari di superficie. Naturalmente stiamo parlando del Bosco Camerine, attualmente ancora vivo e vegeta, non proprio indisturbatamente, nel Comune di Albanella, precisamente situato all’apice di una collina la quale nutre una stupenda vista verso il mare e la piana del Sele. Una straordinaria iniziativa quella di volerlo proteggere, in futuro, dalle azioni devastanti e distruttive intrinseche nel comportamento umano. Cerchiamo dunque di capire come questa iniziativa è stata sposata dall’Ente Comunale e per quale ragione in particolare. Lo abbiamo chiesto all’Assessore alla Cultura, nonché promotore e responsabile del progetto, Prof. Gaetano Ricco.
“C’è nata l’idea di voler creare un’oasi propano in questo bosco?
In realtà l’idea nasce nel 1980, quando in seguito ad alcune catastrofi ambientali che avvennero sia in Italia che in Europa, molta gente, tra cui. anch’io, venne sensibilizzata a queste tematiche o problematiche ambientali. Cominciammo così con un mio collega, una campagna di sensibilizzazione nelle scuole per la salvaguardia appunto dell’ambiente e la improntato su di un qualcosa che già esisteva nella nostra zona e che non era stata abbastanza valorizzata, “il Bosco Camerine”. Considerando quindi il territorio Albanellese abbastanza antropizzato e urbanizzato pensammo che questo lembo di macchia mediterranea potesse significare per le generazioni future un messaggio pulito di valore ambientale. Quindi oltre alla sensibilizzazione dei ragazzi puntiamo il nostro sguardo sull’Amministrazione Comunale di quel tempo, la quale rimase insensibile al problema vuoi perché all’interno del consiglio non c’era un’unità di intenti vuoi perché le stesse tematiche ambientali non erano ancora così sentite. La fortuna volle che con il trascorrere del tempo, io stesso, mi sono ritrovato amministratore di questo paese e nel programma che presentammo insieme al candidato sindaco, decidemmo che era arrivato il momento di impegnarci affinché il bosco diventasse un’area protetta”.
Qual è dunque la sua particolarità ?
”È’ stato rilevato da uno studio che stiamo anche per pubblicare (in occasione del 13 maggio
quando ci sarà la presentazione ufficiale dell’Oasi da parte del WWF Italia) attraverso un opuscolo. redatto da uno studente di Napoli, laureato in Scienze Naturali, il quale approntando uno studio ben specifico sulla flora del bosco, ha scoperto che vi nasce una specie di garofano di colore giallo molto particolare (Dianthus Ferrugineus), tipico delle zone meridionali e che oggi è in via di estinzione anche se come simbolo dell’Oasi abbiamo scelto un Corbezzolo che appunto è la pianta predominante. Un altro punto di particolarità è
dato proprio dalla Macchia Mediterranea considerata biotipo vegetale e geologico che sta ormai scomparendo quindi poterla conservare alla generazione futura significherebbe conservare una caratteristica e una particolarità di questa zona che una volta doveva essere molto più ricca”.
Quali sono i progetti studiati per la valorizzazione di questa risorsa naturale?
“innanzitutto il nostro scopo è quello di promuovere e valorizzare l’Oasi in quanto tale,
per farne un’occasione e un motore dell’economia di questo paese e poi riteniamo che l’investimento naturalistico o biologico/ecologico sia sicuramente un’opportunità per il futuro. Ci stiamo muovendo per attrezzare il posto di una viabilità degna, ossia la risistemazione della strada d’accesso per i pullman, si procederà in un secondo momento alla costruzione di un prefabbricato in legno che dovrebbe ospitare il centro visite e un’area pic-nic dove poter far trascorrere ai visitatori qualche ora di tranquillità a contatto con un particolare pezzo di natura.
Cosa è stato fatto fino ad oggi?
“Abbiamo già provveduto all’individuazione e costruzione di un sentiero di due chilometri attrezzando con delle tabelle didattiche in cui abbiamo descritto le specie animali e vegetali
più Importanti, interrompendo ogni tanto il percorso con degli spazi muniti di panchine ed in più abbiamo tirato fuori e valorizzato due posti se così si può dire, archeologici che sono : 1)
l’area di Santa Sofia situata al centro dell’Oasi costituita da una zona di circa 200 mq. con assenza di vegetazione, dove è attualmente visibile un perimetro murario, che dalle nostre indagini superficiali potrebbe essere un primo nucleo di una cappella o chiesa Bizantina del
VII-VIli Sec. d.C., riutilizzata in un secondo momento dai carbonai o anche dai briganti che
siano molto popolari in queste zone;
2) Il cosiddetto “pozzo di Santa Sofia” che attesta quindi la presenza umana in questo bosco essendo situato a poche decine di metri dal rudere, ancora oggi ben visibile e ben conservato il che fa presagire che sia stato utilizzato fino qualche anno fa”.
Fermandosi un momento ad osservare la zona, si può notare che l’Oasi è attraversata da
due linee elettriche ed è sovrastata da un enorme ponte radio della Telecom, è costruito
negli anni ’80 sicuramente con il consenso dell’attuale Amministrazione.
Cosa si sta facendo a riguardo?
“Abbiamo sicuramente intenzione di risanare l’area di queste presenze per far si che la natura possa di nuovo prendersi il suo dominio. Ci siamo già attivati presso tutte e due gli enti per Impostare un discorso di delocalizzazione degli impianti ma come ben sapete non sarà sicuramente un intervento di breve periodo.
Non siamo sicuramente rassegnati”.
Che tipo di turismo si cercherà di offrire?
“Sicuramente di tipo ecologico e naturalistico di rispetto per la natura stessa, quindi ci rivolgiamo a persone che amano e rispettano la natura ma anche a coloro che in estate si trovano a villeggiare sulle nostre coste·.
Quindi un turismo di evasione?
“No, o quanto meno non solo, cerchiamo anche un turismo di “attenzione” rivolgendosi alle
scuole, alle Istituzioni e agli Enti perché il nostro percorso è attrezzato didatticamente per
poter lasciare un messaggio di principio alle generazioni future di un rispetto della natura
perché se non faremo così ci ritroveremo un giorno con un mondo senza piante e senza
fauna”.
Nel salutarla e nell’augurarle buon lavoro, ne approfitto per ricordare ai lettori che “l’Oasi di Bosco Camerine” fa parte oggi delle 103 presenti in tutta Italia, la troviamo al punto 79 sulla
cartina delle Oasi che il WWF in questi giorni sta distribuendo nelle principali città italiane e sulle maggiori riviste ambientaliste. E’ possibile, quindi, tirare un sospiro di sollievo sapendo che anche nella nostra dura realtà, qualche nuova forma di vita sta prendendo piede, resta
a noi l’arduo compito di farla crescere.