Siamo nel 1890 quando i fratelli Del Mercato decisero di realizzare la grande fornace di Campamento, stabilimento dotato di un forno Hoffmann a fuoco continuo per la produzione di laterizi, in un luogo ricco di giacimenti di argilla e strategico per il trasporto del materiale prodotto. Lo stabilimento, attraverso la commercializzazione di mattoni, in diverse zone d’Italia, raggiunse in poco tempo risultati economici rilevanti, offrendo numerosi posti di lavoro.
Volano per la crescita sociale ed economica del paese, l’edificio divenne negli anni Sessanta obsoleto, chiudendo definitivamente.
Dopo la chiusura, il simbolo del lavoro della città di Agropoli fu abbandonato e adibito a discarica, fino a quando l’amministrazione comunale di Franco Alfieri decise di acquisirlo a patrimonio, ricollocando l’immobile a sede di un polo culturale.
«L’attuale Fornace, acquisita con un costo abbastanza irrisorio e poi oggetto di recupero, è un monumento dedicato al lavoro — afferma Franco Crispino, assessore alla Cultura — che ospita il museo di Archeologia industriale e il museo “Acropolis” a cura della fondazione Giambattista Vico.
All’interno della Fornace promuoviamo anche altre manifestazioni culturali, difatti, il 4 novembre si terrà una mostra di pittura “Carabinieri nella Storia”, in occasione della commemorazione dei caduti, mentre il 6 novembre sarà replicato il concerto “Opera al Museo” della soprano Maria Pia Garofalo».
Completamente ristrutturata nel 2017, successivamente alle disposizioni governative di sospensione dell’attivazione della struttura, a causa Covid-19, nel 2021 lo spazio culturale ubicato tra via Primo Maggio e viale Lombardia ha finalmente preso vita, aprendo al pubblico con diverse attività. Attualmente la struttura è aperta e visitabile, anche grazie alla presenza dei giovani ragazzi del servizio civile, che operano attraverso dei progetti promossi dal Comune.
Diverso è il discorso per il Palazzo Civico delle Arti, tuttora chiuso per lavori di ristrutturazione, grazie a dei fondi per restauro e risanamento conservativo pari a 196.002,57 euro. Lo storico palazzo, costruito nel 1892 come residenza estiva della famiglia Cirota, nobile famiglia agropolese, divenne nel 2011 struttura espositiva dedicata all’archeologia e all’arte.
«Quel palazzo è stata una felice intuizione di un’amministrazione degli anni 50, il sindaco Francesco Voso — racconta l’assessore Crispino — che l’acquisì a patrimonio della città anche in maniera abbastanza agevole, mediante un mutuo con una società di Roma “Fario” che riscuoteva le tasse sul territorio di Agropoli. Il Comune chiese alla società un prestito con un mutuo decennale senza interessi, e in contropartita il Comune diede alla società la possibilità di riscuotere le tasse per altri cinque anni. Grazie a questa manovra, adesso siamo in possesso di un palazzo di estremo valore non solo culturale ma anche economico».
La palazzina “ex Pretura”, in via Pisacane, nel 2011 fu presa nelle mani dell’amministrazione di Franco Alfieri, restaurata e aperta in occasione del 150º Anniversario dell’Unità d’Italia.
Il palazzo al momento ospita: un Antiquarium, con reperti recuperati sul territorio agropolese da dei giovani coordinati dal professore Piero Cantalupo; un salone che accoglie conferenze, convegni e anche sede dell’Auser, Università della Terza Età; e quattro sale espositive riservate alle mostre di arte contemporanea. Il Palazzo è sede anche della biblioteca comunale, la quale verrà notevolmente ampliata, mediante l’acquisizione di un grosso quantitativo di libri, tramite dei finanziamenti da parte del Mibact, consentendo l’incremento e il rinnovamento del patrimonio librario di Agropoli.
«Appena riapriremo sarà dato un impulso maggiore anche a degli spazi all’interno della biblioteca comunale — afferma Crispino, assessore alla Cultura — non intesa più come la biblioteca statica di una volta, ma come un luogo di lettura, socializzazione e incontro dei giovani».