Come ogni città che si rispetta, in un’Italia tutto tranne che ligia all’ordine e alla lotta agli sprechi, si trova una buona dose di strutture ormai abbandonate. Strutture spesso costruite con i soldi dei cittadini e che adesso sono soltanto la cartolina di una politica che troppe volte è incapace. Agropoli non è da meno anche se, e la promessa è d’obbligo, nel decennio alfieriano l’amministrazione è stata capace di attuare un abbondante lavoro di recupero della città del quale i cittadini potranno giovarne per molti decenni ancora. Ci sono dei nei però, ma non potrebbe essere altrimenti. Il più grande è senza dubbio quello della Fornace, anche se parliamo di un solo anno di inattività (nulla a confronto di altre strutture, non di Agropoli, ferme da decenni). Il caso della Fornace, però, è comunque singolare e non può non attirare la nostra attenzione. Il polo culturale viene, per usare un termine inappropriato, inaugurato il 2 Giugno del 2017 poche ore prima della chiamata alle urne che avrebbe poi visto Adamo Coppola stravincere sugli sfidanti Abate e Caccamo. Già il giorno precedente, proprio gli oppositori di Coppola e Alfieri avevano fecero sentire la propria voce: “Il taglio del nastro a ridosso della scadenza elettorale e in spregio delle norme di sicurezza – disse Abate – è volto esclusivamente a catturare consensi a favore del candidato sindaco dell’amministrazione uscente. Verrà inaugurato un cantiere chiuso appena il giorno prima, senza nessuna documentazione o collaudo. Tutto questo va segnalato come l’ennesimo, estremo tentativo, di gestione del potere a meri fini personali ed elettorali. Fino al collaudo, per legge, la struttura non è accessibile al pubblico”. Non aveva tutti i torni Abate anche perché il Primo Giugno, quindi un giorno prima dell’inaugurazione, si riferiva alla data di fine lavori e nei 60 giorni successivi sarebbero stati redatti i documenti di collaudo e agibilità. Pertanto l’inaugurazione, si tenne in assenza di qualsiasi documentazione. Ma purtroppo per i cittadini non fu questa l’unica problematica. Gli intoppi maggiori sono avvenuti dopo e si protraggono ancora visto che il polo culturale resta ancora chiuso, se non lo spazio antistante che a volte ospita dei mercatini. L’interno però, come detto, resta ancora chiuso da un grande lucchetto a distanza di giusto un anno. Al massimo la struttura è stata utilizzata da qualche ragazzino coraggioso intento a cimentarsi nel parkour.
A metà febbraio, finalmente, da Palazzo di Città è arrivata una comunicazione ufficiale in merito alla struttura nella quale veniva annunciato un progetto di recupero e riqualificazione dell’intera area. Il progetto è stato redatto dall’architetto Costabile Cerone per un importo pari a € 100.000,00, di cui € 60.000,00 per lavori ed € 40.000,00, per somme a disposizione dell’Amministrazione. L’ing. Agostino Abate invece, in qualità di Responsabile dell’Area lavori pubblici tecnico manutentiva porto e demanio del Comune di Agropoli, sarà il Responsabile Unico del Procedimento del suddetto intervento. Era metà febbraio di quest’anno, dunque quasi tre mesi fa. Da quel giorno solo silenzio, i cittadini possono ammirare la Fornace solo da lontano in attesa di vedere finalmente la struttura viaggiare a gonfie vele e soprattutto dimostrarsi non solo un polo culturale ma anche un traino per il turismo, sempre necessitante di attenzioni in un momento generale difficile.
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