C’era un tempo in cui, così la raccontava l’ex sindaco di Capaccio Paestum Pasquale Marino, gli Agropolesi avrebbero voluto che proprio il decano della politica capaccese si trasferisse armi e bagagli nella città “Perla del Cilento” per darle una significativa scossa “efficientista”.
Eravamo alla fine degli anni ’90 del secolo scorso quando ad Agropoli si susseguivano infinite crisi amministrative che provocavano la paralisi della città. Nemmeno l’avvento sulla plancia di comando di Antonio Domini con l’appoggio di Antonio Bassolino, riuscì a portare stabilità amministrativa, condizione necessaria per dispiegare un’azione di governo tesa a dare continuità al programma di opere pubbliche necessarie alla trasformazione urbanistica della città.
Solo con la discesa in campo di Franco Alfieri, già assessore ai lavori pubblici della provincia di Salerno, Agropoli ha avuto la sua stagione di stabilità politica – amministrativa che le ha consentito di effettuare la trasformazione auspicata da ogni settore economico e sociale della popolazione. Non sono mancate le critiche, né è filato tutto liscio, ma nella sostanza i 10 anni di amministrazione Alfieri hanno lasciato il segno.
Adamo Coppola, che ha raccolto il testimone del sindaco con cui ha collaborato da vicino per i 10 anni addietro, oggi si trova a gestire la fase del completamento del lavoro avviato e a tentare di andare oltre ciò che è stato.
Con la caduta di Marino e l’avvento di Enzo Sica nel 2006 Capaccio Paestum sembrava avviata a continuare il suo percorso di graduale trasformazione per tentare di emulare la città “sorella” situata più a sud. Purtroppo, sia Sica, sia il ritorno in campo di Pasquale Marino, sia il rientro in scena di Italo Voza che si sono alternati nella carica di sindaco negli ultimi 10 anni, hanno prodotto risultati paragonabili a quello che è accaduto ad Agropoli.
Tant’è vero che già nel 2016 i cittadini di Capaccio Paestum hanno cercato fuori dai propri confini l’uomo del destino per andare oltre ciò che era: è arrivato Franco Palumbo.
L’ex sindaco di Giungano ha saputo cogliere l’attimo fuggente di uno stallo politico amministrativo e la “pochezza” della classe politica che si continuava ad agitare per procrastinare, ancora un po’, l’andazzo dell’ultimo decennio promettendo tanto ma mantenendo poco e, in ogni caso, non abbastanza per far sentire la città in movimento verso il futuro.
Prima la defenestrazione e poi la prematura scomparsa di Palumbo sembrava avessero riportato l’orologio della cronaca indietro di una decina di anni. Il primo a scendere in campo fu Enzo Sica già prima di Natale del 2018; a seguire il redivivo Pasquale Marino apre al sua sede elettorale; poi si fanno sotto altri candidati giovani e meno giovani che sognano il colpo di mano innalzando la bandiera del rinnovamento; anche i 5stelle, si posizionano ai nastri di partenza …
Alla fine, ma non per caso, ecco che si allinea al nastro di partenza della competizione elettorale Franco Alfieri preannunciando, in un’affollata assemblea a Ponte Barizzo, che si stava attrezzando per varare ben 8 liste: era la storia che ripeteva un po’ più a nord di Agropoli.
Nell’ultimo consiglio comunale, Alfieri ha dichiarato di aver deciso di tentare la candidatura a sindaco nel terzo comune solo perché la sfida di cambiare nel profondo Capaccio Paestum (sottolineando Paestum) è un’impresa che va oltre la buona amministrazione di una città che pure ha tante necessità.
Ma proprio perché l’impresa va ben oltre il territorio compreso nel comune della Città dei templi, il neo sindaco ha necessità di allargare di molto il perimetro della sua azione di governo. Ecco perché ha già ottenuto da Vincenzo De Luca la delega per la riqualificazione della fascia costiera da Agropoli a Salerno, ha sottoscritto un protocollo d’intesa proprio con Agropoli su tematiche fondamentali come il turismo, il depuratore, l’ammodernamento delle stazioni e della viabilità …, ha dato la sua adesione all’unione dei comuni della Valle del Calore e parla insistentemente di Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni come area vasta da “annettere” alla sua idea di sviluppo.
In tutto ciò, l’esempio di Agropoli, che lui ha sempre portato in primo piano nel corso della competizione elettorale per dimostrare di aver saputo “fare il sindaco”, è di fondamentale importanza per rendere tangibile il fatto che con lui al comando l’impresa da impossibile può essere considerata probabile.
La certezza ce la potrà dare solo il tempo che verrà, ma la consapevolezza che la strada intrapresa sarà stata quella giusta passa per la strettoia dell’opinione pubblica delle due città che dovrà vederci un tangibile “tornaconto” alla fine della storia. Non basterà fare la sommatoria di quante strade saranno state asfaltate, di quanti marciapiedi e piste ciclopedonali saranno realizzate, di quanti turisti soggiorneranno negli hotel e nelle strutture extralberghiere, ecc …
Sarà necessario alimentare il sogno di poter andare oltre il consolidato modo di essere di due città dove, sostanzialmente, si vive già abbastanza bene, il lavoro stagionale riesce a garantire la pace sociale, le imprese producono e vendono in Italia e all’estero, e il turismo nell’ultimo trentennio è diventato, insieme all’agricoltura un moltiplicatore di reddito.
Infatti, Alfieri nell’ultimo consiglio comunale ha alzato l’asticella candidando Paestum a capitale della Cultura 2033, anno che potrebbe toccare ancora una volta all’Italia che sarà in competizione con l’Olanda.
Per essere credibile, la candidatura non potrà fare a meno di tutto ciò che sono già le isole di eccellenze presenti nell’area del Parco che, con le loro specificità, potranno accompagnare il percorso burocratico arricchendo il dossier da presentare e vincere la concorrenza agguerrita della altre città candidate: condizione di base è quella di diventare gradualmente un arcipelago che esalta le specificità ma sa riconoscersi e quindi farsi riconoscersi come soggetto unitario che si candida all’organizzazione e alla gestione di un grande evento.
I tempi sono lunghi, per cui, immaginare eventi “minori” che coinvolgano l’intera area sarebbe una buona palestra dove esercitare l’arte del confronto, delle scelte, della divisione dei ruoli, della gestione pratica dei progetti e della rendicontazione trasparente sia economica che sociale che dimostri con i fatti la volontà non episodica di essere protagonisti insieme.
Il fatto che Agropoli e Capaccio Paestum, che insieme contano oltre 50.000 abitanti, abbiano ai vertici amministrativi due sindaci come Alfieri e Coppola abituati a lavorare insieme è un ottimo viatico per una partenza senza strappi.
Il tempo ci dirà chi avrà avuto ragione.