di Oreste Mottola
Franco Alfieri sulla valorizzazione di Trentova va veloce. Fa di necessità virtù. Di bocca gli si strappa solo: “I prossimi passi saranno il vincolo preordinato all’esproprio e accettazione dell’indennità da parte di Italia Turismo, tramite accordo bonario”. Il progetto è impegnativo, è di circa 11 milioni di euro che saranno impiegati per il recupero dei percorsi naturalistici, restauro edilizio dei fabbricati presenti, un parcheggio da 500 posti e un campo da golf. E poi c’è un grande punto interrogativo. Che, attenzione non arriva dai sostenitori del “no” a oltranza, dalla nidiata dei “cacadubbi” di professione, sospettosi per atteggiamento mentale. Imitatori di Travaglio annidati nei media locali, ma dai più convinti sostenitori dell’ex sindaco di Torchiara oggi proiettato verso la candidatura alle prossime elezioni regionali. Già tra qualche mese, con Franco Alfieri diventato ex sindaco, residente di fatto a Napoli, magari assessore, diviso tra Santa Lucia e il Centro Direzionale, ci sarà chi sarà capace di sbrogliare la complessa matassa che l’iniziativa di Trentova apre? Già, perché se tutti considerano un vero affare il rapporto tra prezzo e beni acquistati, le polemiche nascono in merito ai futuri progetti per la zona. Già nell’annuncio di vendita, la società Italia Turismo ipotizzava la realizzazione di un Ecoresort. Un progetto, questo, che fa già drizzare i capelli ai Cittadini 5 Stelle che, tramite il candidato alle regionali, Consolato Caccamo, parlano di una vera e propria “speculazione”. Il “peso” di Alfieri e la sua perizia avrebbero anche permesso di gestire al meglio il sospetto e la polemica che lanciati direttamente nel corso di una contesa elettorale rischiano di moltiplicarsi inutilmente. Caccamo mira direttamente su Alfieri, vuole intercettare il dissenso, inutile almanaccare sull’esito in termini di voti, ma è chiaro che tutto ciò rischia di fare male, molto male, all’iniziativa Trentova. “La stoffa non c’è. Se ne facciano una ragione”, Carmelo Leonetti si esprime così sui probabili successori del primo sindaco, incapaci – a suo dire – di tenere a bada gli appetiti locali che, stante l’immutabile natura umana, si svilupperanno. Contrario ai progetti per Trentova anche l’ex presidente del parco, Giuseppe Tarallo, e il presidente dell’associazione Camelot, Giovanni Basile, che non ha mancato di criticare anche il consigliere d’opposizione, Agostino Abate, per aver votato in favore dell’acquisizione. “Solo uno stupido non capirebbe che € 796.000 per 752.000 mq con otto immobili sia un affare”, dice Basile, che poi aggiunge: “Ma un affare per chi? Per la città? Per i cittadini? Per le ditte? Per le cooperative? Per le clientele? Questo è il punto da cui partire. Poi i 500 posti auto, il campo da golf e la cementificazione saranno materie per altre battaglie sociali e politiche. Se si vuole assurgere a opposizione lo bisogna fare proprio nel momento in cui il gioco si fa duro. I cittadini, quelli liberi, vogliono una distanza netta tra chi prende delle decisioni discutibili e chi quelle decisioni le dovrebbe contrastare”. Questioncelle locali, beghe di piazza, si dirà. Tra i più accesi critici c’è Giuseppe Tarallo che rispolvera il coinvolgimento di Alfieri nell’inchiesta “Due Torri” (è ancora in corso il dibattimento) e l’infelice intervista a “Presa diretta” con la giustificazione della necessità del “cemento”. E poi la nostra cultura è ammaestrata da insegnamenti antichi: Omero ci ricorda che di fronte al mirabolante dono dei Greci ci fu chi ammonì i suoi ingenui ed entusiasti compatrioti dall’accettarlo, quello che poi è passato alla storia come il cavallo di Troia che segnò la rovina e la distruzione della città che aveva resistito per dieci anni fino allora. “Timo Danaos et dona ferentes” temo i Greci anche quando portano doni… disse lo sfortunato sacerdote ma gli dei (dei Greci) volevano diversamente e nessuno l’ascoltò accettando festeggiando il dono… mortale. Ed io, nel mio piccolo, non credo a questo ‘santissimo’ uomo benché rivesta la massima carica pubblica del paese e si appresti ad altre più prestigiose cariche regionali. Tarallo condanna a prescindere Alfieri. La cultura del sospetto, sempre quella ma che ad Agropoli si nutre e si amplia per la guerra interna tra esponenti della sinistra più radicale e della stessa Legambiente sempre pronti a rinfacciarsi questo o quello e condannarsi al ruolo di spettatori passivi (tranne ottenere qualche strapuntino) rispetto a ciò che avviene davvero sul campo. Non ci sembra questa la naturale missione di questi gruppi di così nobile storia e ruolo che non devono oggi ripetere gli errori del passato.