L’aeroporto Salerno – Costa d’Amalfi più o meno da noi lo vogliono tutti. Nessuno lo porta a compimento perché al taglio finale del nastro sarebbero in troppi a pretendere di essere invitati. Gli albergatori di Paestum come i coltivatori di rucola della Piana del Sele si sono posti alla testa del movimento che vuole spingere il governo nazionale verso l’obiettivo dell’ultimo ”miglio” che sono rappresentati dall’allungamento della pista e dalla concessione. Il 21 a Paestum si raduneranno. Tutti sono in coda dietro alla richiesta per chiedere al governo M5S-Lega di sciogliere un nodo lungo dieci anni e 400 metri; quanto manca all’attuale pista di mille e 600 metri per consentire il transito di aerei di linea per voli nazionali e internazionali. Si tratta, come detto, di 400 metri per complessivi 250 milioni già pronti per essere utilizzati. Di questi 40 sono stati impegnati dallo Sblocca Italia, 94 dalla Regione Campania e 120 dalla Gesac, società di gestione dell’aeroporto di Capodichino di Napoli. Ai simpatici grillini non gli par vero di godere di tale potere d’interdizione rispondono a volte buttandola in “meriti politici”, rivendicando i loro meriti di “incasinatori seriali” già specializzati in scie chimiche e “lottatori” talmente efficaci del presidente Vincenzo De Luca da aver attuato perfino non richieste “desistenze” dalle elezioni amministrative di Salerno città. Insomma, ammuinatori professionali. La loro lotta diventa più teatrale che politica, situazionista e surrealista. Il dato di fatto resta quello di uno schieramento PRO aeroporto che vuole concedere alla nostra provincia un’altra chance di sviluppo e i predicatori di una “ciucciopolitania” ma firmata e di non più di una sola decina di chilometri nel Cilento più profondo che vira lontano perfino da Vallo. Come per la Tav della Val di Susa le scuse messe in campo sono diverse. Qualcuna perfino rispettabile. Resta il dato di investimenti considerevoli che partono dagli anni Trenta del secolo scorso e dei quali per un residuo senso di vergogna… non si fornisce la somma finale e ormai secolare: Complicate sono le parti in commedia del M5s: censori degli sprechi, ambientalisti e ruralisti alfieri della decrescita felice, aspiranti tagliatori di nastri poiché “mò cummannamm’ nui”.
“Mò cummannamm’ nui”.
Sì, non c’è solo la Tav tra il Piemonte e la Francia . C’è una valutazione “costi/benefici” che pende anche dalle nostre parti. Che ha in mano le chiavi del nostro sviluppo, nostro e non degli odiati sabaudi e francesi. Aeroporto Costa d’Amalfi o solo di Pontecagnano, come preferite. Ora servono altri soldi, per avviare la baracca. E prima dei soldi l’ok governativo, l’agognata concessione. La Gesac, la società che gestisce quasi tutte le piste campane i conti li ha fatti. C’è il programma industriale Gesac, hanno definito investimenti per 200 milioni da realizzare in due fasi: la prima, con 130 milioni di spesa per infrastrutture, la seconda da 70 milioni per ampliare la struttura. Altri soldi era disponibile a metterceli anche la Regione Basilicata. Ma per ora tutto è fermo in attesa che il ministero dei Trasporti rilasci la concessione richiesta da tempo dalla società Consorzio Aeroporto Salerno-Pontecagnano. Fondamentalmente serve l’ok Toninelli. E occorre diradare quelle nubi che interessati ambientalisti diffondono nei dintorni della pista aeroportuale: le scie chimiche, il cherosene degli aerei, smog di tutti i tipi e le paure della signora che ha l’orto bio. E’ questa la base di massa di chi oggi tira per la giacchetta Toninelli. Come Tofalo, un deputato M5s passato in un baleno dal pacifismo duro e puro a propugnare l’acquisto degli F35. Toninelli Danilo, perito assicurativo, uomo che gli italiani ultimamente hanno imparato a conoscere e non sempre ad apprezzare. La concessione governativa è la chiave per avere i soldi per completarlo. Per terminare lo scandalo. Quell’aeroporto che in molti avevano accostato all’Acquedotto Pugliese che era capace più di dar da mangiare che da bere. Produce più da eternamente chiuso che da aperto.
Perdere tempo e pazienza
«Ci auguriamo che la decisione sulla concessione per la gestione totale dell’aeroporto di Salerno arrivi presto, altrimenti il rischio minimo è che perdiamo un anno», parole dell’ad di Gesac, Armando Brunini. E la pazienza. «Siamo convinti della validità del progetto industriale – ha spiegato – ma siamo un po’ preoccupati per i tempi perché è parecchio che Salerno ha consegnato le carte». «Non si può preparare il bando se non si è titolari di concessione totale», ha rincarato Antonio Ferraro, presidente dell’aeroporto. Ferraro ha fatto presente che entro il 31 dicembre dovranno essere cantierati i lavori, altrimenti si rischia di perdere il finanziamento previsto dal decreto Sblocca Italia. Da Roma è arrivata la notizia che era stata appena accordata una proroga di un anno. Senza concessione, però. Toninelli decide non decidere, non si mette di traverso, accontentatevi del bicchiere mezzo pieno. O mezzo vuoto. Poi si vedrà. In attesa che anche qui arrivi megafonata la ruspa di Salvini. Magari azionata da Ernesto Sica, nuovo leghista picentino ma già battezzato da Ciriaco De Mita, e – se esistesse – titolare di una cattedra universitaria di trasformismo.
Rassicurazioni da leader industriali di Salerno
«Il ministro Luigi Di Maio mi ha detto che è assolutamente d’accordo sul progetto di rilanciare l’aeroporto – ha detto il presidente degli industriali e vicepresidente di Unioncamere Andrea Prete – e che della questione si sta interessando il sottosegretario Andrea Cioffi». Lo stesso Di Maio è sempre quello che è venuto a rassicurare i lavoratori della Treofan di Battipaglia e poi è finita come è finita.
Bloccato il piano industriale di Gesac
Sono previsti tre anni di lavori per costruire le infrastrutture. L’obiettivo è realizzare un’unica rete aeroportuale campana per gestire gli scali di Napoli e Salerno. «Il piano industriale – ha proseguito Brunini – prevede per i prossimi 15 o 20 anni un raddoppio del traffico aereo che Napoli da sola non riuscirebbe a sostenere. Pensiamo si possano raggiungere i 12 milioni di passeggeri a Napoli e circa 5 o 6 milioni a Salerno». Per attrezzare lo scalo sono previsti investimenti in due fasi. La prima con una spesa prevista di 130 milioni (finanziati da Sblocca Italia e Regione Campania con fondi europei) per costruire le strutture e movimentare almeno 3,5 milioni di passeggeri. La seconda fase, per ampliare la struttura, con un impegno di 70 milioni a carico della società.
Da decenni un’incompiuta
Un progetto e una pista: per decenni non è stato altro lo scalo di Salerno, passato per il rischio di fallimenti societari, bandi di gara per l’affidamento a terzi andati deserti, e per pochi voli amatoriali. La svolta arriva quando la Regione Campania propone a Gesac, che già gestisce con successo Capodichino, di occuparsi anche di Salerno. Viene siglato un protocollo d’intesa a tre – tra Gesac, Consorzio Aeroporto Salerno-Pontecagnano (totalmente a capitale pubblico, che ha la titolarità dell’«Aeroporto di Salerno Costa di Amalfi») e Regione Campania – che definiscono un percorso da seguire, ciascuno per la propria parte: definizione di un piano industriale, successiva integrazione attraverso la fusione tra le due società. Infine i cantieri.
Piace ai vip così come è…
L’arrivo dei Vip illumina l’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi. Atterra il jet di Bono Vox, leader degli U2; quello di Lebron James, il king del basket. In forma più anonima decine di elicotteri e piccoli velivoli privati animano specialmente la stagione estiva del secondo scalo campano. Qui, per poi salire a bordo di qualche altro mezzo e raggiungere in assoluta comodità le spiagge delle vicine costiere, della Basilicata, della Calabria. Magari passando da uno dei 107 siti storici che nella classifica delle ricchezze archeologiche proiettano la provincia salernitana al secondo posto in Italia. Un privilegio per pochi, ma soltanto perché la pista non consente arrivi e partenze dei voli di linea.
Serve la pista per i voli di linea
Tutto bloccato dai 400 metri di cemento che mancano agli attuali mille e 600 per permettere alle compagnie aeree di lavorare anche qui, ad appena 50 chilometri da Napoli. Meglio, tutti i gate negati per una firma. Varchi chiusi, soldi e posti di lavoro bloccati. E non soltanto quelli legati all’aeroporto. Finanziati, disponibili, approvati come i relativi progetti di esecuzione, anche centinaia di milioni per le infrastrutture: stazione ferroviaria e strade. Il grande progetto di sviluppo del territorio che attraversa diversi Comuni e porta dritti in altre due regioni del Meridione, rischia di restare un eterno incompiuto. Per un totale, di 400 e più milioni. Tra gli avversari vanno annoverata anche la terribile lobby dei paninari e benzinai di Santa Cecilia, quella che ha fatto la voce grossa contro la prevista variante autostradale da Contursi ad Agropoli.