Anche se l’apprensione, l’ansia, la paura non sono mancate, tuttavia il clima sociale in Costiera Amalfitana si è mantenuto, sin dall’inizio, sul sereno. A fronte delle scene devastanti che altre regioni d’Italia mostravano per i tanti morti del Covid 19, quest’ansa del Golfo di Salerno è stata quasi un paradiso terrestre, un rifugio dalla pandemia. I provvedimenti varati dai vertici nazionali e regionali, divulgati dagli amministratori locali e rispettati da tutti i cittadini hanno fatto sì che in questo territorio non si sono verificate le scene preoccupanti che venivano ogni giorno mostrate dai vari organi di informazione. La Costiera Amalfitana era diventata un alveo sicuro, tant’è che su questa sicurezza si è, in qualche modo, impiantato uno slogan propedeutico al periodo estivo, cioè a quei mesi in cui la Diva Costa si affolla di turisti, visitatori, viaggiatori e bagnanti. Sin qui il recto della medaglia, la faccia che in quei mesi mostrava (e veniva ampliata) la Costiera immune, sicura, eden per i vacanzieri. Con giusto orgoglio il sindaco di Minori, Andrea Reale, nonché delegato alla Sanità della Conferenza dei Sindaci, dichiarava: “Comuni come ad esempio Minori non hanno avuto affatto casi di Coronavirus mentre alcuni, tranne Vietri, hanno fatto registrare 1 caso e inoltre si trattava di cittadini non della Costiera Amalfitana”.
Il verso di quella medaglia si cominciò a vedere dopo i mesi vacanzieri e non fu certo come il recto sbandierato sino a quel momento. La sicurezza pandemica veniva messa a rischio. I richiami turistici (attività principale per questi territori) di chi, giustamente, voleva riprendere un cammino economico (penalizzato sin dalle prime battute, ma ancora recuperabile), la “libertà vigilata” per la frequentazione delle spiagge, le attività ludiche e culturali che normalmente accompagnano questi periodi, certe “licenze” di frequentazione, i “silenzi” di opportunità elettorale (in quei mesi imminente) hanno però alterato quell’equilibrio di sanità di cui la Costiera godeva e cominciarono ad apparire i primi risultati negativi. Certamente furono rispettati tutti i parametri imposti dalla convivenza con il virus, ma non sono stati sufficienti. Le ferie estive, si sa, sono anche ritorni ai luoghi natii per stare con familiari e parenti o ritorno alla seconda casa per le ferie e incontrare gli amici stanziali e di ritorno. Ma quella pausa estiva non ha portato bene alla Costiera, nonostante i dati sulle presenze abbiano fatto registrare un notevole calo rispetto agli indici dell’anno precedente. Tra l’altro non poteva essere che così. Già il fermo del periodo pasquale, normalmente prova primaverile dell’estate in arrivo, aveva dimostrato che bisognava attendersi una flessione non da poco. La disdetta di prenotazioni dovute certamente non tanto alla presenza pandemica sul territorio costiero, ma alle difficoltà e preoccupazioni altrui nello spostarsi, avevano dato un chiaro indicatore turistico. Così a mano a mano che l’estate lasciava spazio all’autunno, si cominciò a capire che qualche passo falso lo si era compiuto, che era stata tollerata qualche leggerezza di troppo, tant’è che la Costiera Amalfitana aveva perso la sua castità immunologica e si avviava a percorrere in ascesa i vari colori della prudenza stabiliti dai sanitari. Un’ascesa amara che ha visto la seconda ondata di pandemia presente nelle nostre strade vuote, nei negozi deserti, nei ristoranti e bar chiusi, nelle attività scolastiche prima ridotte e poi da remoto, le attività culturali, artistiche, teatrali praticamente scomparse. Una situazione pesante che non si è allentata nonostante il gran da fare della Conferenza dei sindaci della Costiera. Così ad Atrani le luci di Natale si sono accese, ma in silenzio e solitudine, le vigilie sono state esclusivamente con i familiari in uno spazio casalingo che, a mano a mano che trascorrono i giorni, sta dimostrando di essere sempre più piccolo.
Intanto già incombe la primavera con le sue “prove turistiche” di Pasqua e nulla sembra essere cambiato rispetto allo scorso anno, anzi lo sconforto allunga la sua ombra già sulla prossima stagione estiva. Si parla di vaccino, ma non è la soluzione finale della pandemia. E così sembra che quell’anno 2020 ancora non sia trascorso, nonostante il Capodanno silenzioso e casalingo. Ma da buoni meridionali e ottimisti sappiamo che prima o poi addà passà ‘a nuttata.
Vito Pinto