di Oreste Mottola orestemottola@gmailcom Dopo Alfieri ecco Adamo Coppola sindaco. Era la soluzione più naturale impostasi sul campo, che contiene in sé anche un salto generazionale. Negli anni si è imposto come braccio destro del primo cittadino e punto di forza del locale circolo del Partito Democratico, risultando il consigliere più votato alle ultime consultazioni. Adamo Coppola ha quarantadue anni, natali – casuali – a Polla. L’unico difetto che gli amici gli riconoscono è quello di non saper ballare. Poi viene quel “Patto Magna Grecia” che ancora non riesce a decollare. Il nuovo sindaco è cresciuto alla “Casa Bianca” non quella dove non si decidono i destini del mondo ma quella di Fuonti, il ristorante di famiglia, con papà Franco e mamma Carola in cucina, e i figli Adamo, Antonio e Domenico in sala. E d’estate qui si balla. Adamo, preso dallo studio e poi dai libri mastri e dalle partite doppie non imparerà mai a volteggiare. Per il resto in giro su Adamo Coppola, vicesindaco, alle Politiche economiche e finanziarie, con delega al bilancio, tributi, patrimonio, è un lungo elenco di pregi e complimenti che il tv maker Gianni Petrizzo ha raccolto in un video ancora oggi visibile su youtube. Si va dalla sua passione politica “d’altri tempi”, “cordiale”, “generoso” “disponibile”, “non si secca mai”, “dà sempre risposte intelligenti”. Una giovane donna racconta dell’interessamento di Adamo alle sue disavventure con l’ascensore, per dire dell’empatia naturale del politico con il prossimo. Perfino il dissacrante Umberto Anaclerico, da poco promosso da Alessandro Siani sul proscenio cinematografico che conta, commenta: “Ma Adamo nu stia a Casa Bianca? E’ ‘ghiuto a u comune? C’aggia rice, è bravo, simpatico e soprattutto tiene ‘na bella salute… che è un bell’augurio anche per tutti noi. Sta bene lui, starà bene tutta la città”. Franco Alfieri simpaticamente lo chiama “Il venerabile”, per via dell’aria tra il boy scout e il parroco simpatico e giovane, quasi in odore di santità, di Coppola. Che si racconta così: “Sono un imprenditore. Avrei voluto fare il commercialista ma sto sempre sul municipio. Mi occupo delle entrate. Di farle affluire e di ripartirle bene”. Un altro racconta degli occhi aperti che tiene quando gira per Agropoli: “appena vede una cosa che non va ecco che telefona a chi di dovere”. A inventarlo alla politica fu l’ebolitano Antonio Cuomo. Almeno “Tonino” così rivendica. Tutti e due stavano a destra, allora. Nella prima fase dell’attività amministrativa non sono stati tutti e rose e fiori per Coppola. Il bilancio, i conti in rosso fronteggiati anche grazie ai condoni, una lotta serrata all’evasione e soprattutto andando a raccogliere il frutto degli oneri di urbanizzazione di cui il comune di Agropoli aveva bisogno e non erano stati pagati. Dal 10 aprile 2015 il film di Coppola lo vedrà protagonista e resterà in sella fino alle prossime elezioni della primavera 2016. “Non possiamo permetterci l’arrivo di un commissario che avrebbe fermato tutte le attività. L’escamotage serve per continuare a lavorare e fornire servizi ai nostri cittadini. Ho vissuto con Franco Alfieri in questi ultimi otto anni e ogni attimo della crescita della città. Nella direzione da lui tracciata mi muoverò, sicuro che è quella giusta e tutto proseguirà in maniera ottimale. Proseguirà poi la crescita della città e la politica degli investimenti con il completamento delle opere iniziate”. Coppola non è questo punto per una designazione dinastica. Alle finanze del primo quinquennio di Alfieri alle elezioni comunali ha stravolto gli equilibri riuscendo a prendere quasi mille voti personali, un record. Grandi capacità manageriali ma anche grande competenza nel far quadrare un bilancio di per se molto delicato. Dopo l’elezione a sorpresa di Sabrina Capozzoli, scelta da Franco Alfieri creando non pochi mal di pancia su consiglieri e assessori, e dopo l’indicazione di Coppola come suo successore, c’è già anche il nome del candidato alla provincia individuato nell’emergente e giovane Eugenio Benevento. Alfieri vuol dimostrare di riuscire anche nell’impresa nella quale altri hanno sempre fallito: creare una classe dirigente capace di dare continuità a un’esperienza politica significativa.
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