L’intervista di VITTORIA PULEDDA ad Alessandro Azzi conferma i problemi che coinvolgono anche le ostre: Bcc Trentino più Monte pruno e Aquara per due ssoggetti.
Da Repubblica del 13 agosto 2015
Alessandro Azzi . “Abbiamo avuto un’apertura di credito forte dal governo, quando il 20 gennaio la riforma delle Bcc è stata espunta dal decreto legge sulle popolari. Ci è stata data l’opportunità di proporre le linee guida dell’autoriforma e non dobbiamo sprecare. Viviamo una fase epocale: la nostra è una storia di mutualità e di territori, valori che vanno difesi e conservati, ma inevitabilmente questa riforma andrà ad incidere sulle autonomie”. Alessandro Azzi, presidente di Federcasse (l’associazione di categoria delle Bcc)non nasconde i problemi di una trasformazione così profonda.
Prima la Federazione Lazio, Umbria e Sardegna, poi la Cassa centrale banca (Trento) infine alcune Bcc ipotizzano la trasformazione in popolari per sfuggire alla riforma: con l’avvicinarsi dell’ora X, attesa per settembre, le spinte centrifughe non mancano.
“La grande maggioranza delle Bcc ha compreso la necessità di modernizzarsi senza perdere la natura mutualistica. D’altro canto la dialettica c’è sempre stata, e così le critiche, però il percorso che è sfociato nella nostra proposta al governo è stato condiviso a stragrande maggioranza. La riforma è una grande opportunità, ma anche una possibile fonte di rischi. Il pericolo è la balcanizzazione, la divisione davanti alle nuove prospettive”.
Perché serve una riforma?
“Perché le autorità considerano la forma cooperativa un fattore di debolezza, in quanto pone dei vincoli in caso occorra reperire in tempi brevi capitali sul mercato, per far fronte alla crisi di una Bcc”.
Il vostro progetto prevede una capogruppo unica per tutte le Bcc. E’ il punto più controverso.
“Noi, come Federcasse, lo auspichiamo. Ma la legge non lo indicherà né può farlo: la riforma chiarirà la cornice, spiegherà i requisiti che la capogruppo deve avere e i suoi rapporti con le Bcc. Poi si vedrà se il mondo cooperativo riuscirà ad esprimere una sola capogruppo, o più di una. La mia speranza, lo ripeto, è che sia una sola. O almeno che si raggiungano forti elementi di coesione tra le diverse iniziative per pervenire alla soluzione unitaria”.
Che sarà Iccrea.
“Questo non l’ho mai detto. Iccrea si è candidata a farlo, la Cassa di Trento anche, io auspico che si trovi una formula unitaria. Con l’eccezione della Cassa di Bolzano, per ragioni storiche di autonomia, e che ha sempre dichiarato la volontà di sinergia col resto della categoria”.
Come sarà la capogruppo?
“La nostra proposta è di una spa, controllata in maggioranza dalle stesse Bcc, che svolge le funzioni di indirizzo e controllo sulle banche cooperative in base ad un contratto di coesione. Un vincolo modulato a seconda della virtuosità delle singole Bcc: maggiore sarà la meritevolezza e più grande sarà l’autonomia di cui godrà la banca. Ma in caso di bisogno, sarà la capogruppo a reperire risorse sul mercato (e dalle altre Bcc). Naturalmente dovrà essere dotata di leve efficaci per prevenire rischi individuali e sistemici e, all’occorrenza, potrà opporsi alla nomina di uno o più amministratori”.
E gli altri azionisti?
“Pensiamo a capitali pazienti, con una visione di lungo termine. Innanzitutto gli stessi soci delle Bcc, interessati ad avere dividendi e liquidabilità delle azioni della capogruppo, ma penso anche alle Fondazioni bancarie, e ai soggetti del credito cooperativo internazionale, come Rabobank o Dz Bank o Crédit Mutuel”.