di Adriana Coralluzzo
Harman Sindhar responsabile della squadra, con la collaborazione dell’assessore allo sport Franco Sica e la Polisportiva Capaccio Paestum da sempre attiva nel panorama sportivo capaccese, fondano il Cricket Club.
Un gruppo di ragazzi indiani praticava questo sport nelle strade del paese, quando l’assessore li vede e gli propone di fondare una vera squadra. Da allora ogni sabato e domenica allo stadio Mario Vecchio di Capaccio Scalo si svolgono gli allenamenti di questo antico sport. Nasce in Inghilterra quasi 150 anni fa e prende piede in molti altri Paesi come l’India, tranne che nel nostro continente.
«Il cricket deve molto della sua unicità al fatto che dovrebbe essere giocato non soltanto secondo le proprie regole ma anche secondo lo Spirito del Gioco. Qualsiasi azione che sia vista come contraria a questo Spirito causa un danno al gioco stesso. La responsabilità principale di assicurarsi che il gioco sia condotto secondo lo spirito del fair play è dei capitani. Essere uniti ti consente di migliorare».
Questo è il preambolo che precede l’elenco delle Leggi del cricke, nel quale si elencano le regole che solitamente negli altri sport non sono “scritte” ma affidate al buon senso dei giocatori. Queste regole comprendono, ad esempio, il rispetto verso l’avversario, verso gli umpires (arbitri) e i valori tradizionali del gioco; il divieto di indirizzare verso un umpire e verso gli avversari parole irrispettose o offensive (è addirittura vietato avanzare verso un umpire con passo aggressivo); e soprattutto la condanna assoluta di qualsiasi atto violento tra giocatori.
La lunghezza delle partite (possono durare dalle ore a vari giorni), i numerosi intervalli e la terminologia complicata rendono difficilmente comprensibile questo sport agli spettatori poco esperti. Di tale sport esistono diverse versioni, differenti nella durata: le più note sono Test (durano 5 giorni), One Day International (ODI, della durata di un giorno) e Twenty 20 (durano dalle 3 alle 4 ore).
La gara viene disputata tra due squadre di undici elementi. Si gioca su un campo in erba dalla forma ovale o rettangolare, e dalle dimensioni non precisate (solitamente tutto lo spazio disponibile), delimitato da una spessa corda colorata poggiata sul terreno denominata boundary. Al centro del prato vi è una corsia, nella quale l’erba è rasata molto corta, lunga ventidue metri e larga tre, chiamata pitch, che rappresenta l’area di lancio, ai cui due estremi sono posti tre paletti che formano il wicket. Ogni frazione di gioco (innings), vede impegnati undici giocatori nel lanciare la palla e difendere il campo (fielding) e due avversari alla battuta i quali, una volta eliminati, sono sostituiti da un compagno di squadra fino all’eliminazione del decimo battitore. Tra un innings e l’altro, le squadre invertono i propri ruoli. Scopo del gioco è quello di mettere a segno più punti possibile e di non farsi eliminare quando si è in battuta. I punti vengono chiamati Runs (corse) e si segnano correndo tra i due estremi del pitc.
È passato quasi un anno dalla fondazione della società, prima i ragazzi che si riunivano nelle strade per giocare erano una decina ma da quando fanno parte del Cricket Club hanno scoperto che nella provincia di Salerno ci sono sette squadre con le quali sono stati organizzati tornei. In questo modo i giovani indiani hanno avuto la possibilità di conoscere nuovi amici, questa iniziativa ha creato aggregazione ma la speranza dei giocatori capaccesi è quella di riuscire ad integrare italiani nella squadra.