di Erminia Pellecchia
A Palazzo Fruscione i nuovi protagonisti della contemporaneità parterre di vip con ospiti eccellenti da tutta Italia e dall’Europa.
Semplicemente elegante e raffinatamente casual nello spezzato che mescola il blu ad un beige sfumato di nocciola, mister Ernesto Esposito accoglie, col suo sorriso irresistibile, gli ospiti, una folla che si accresce di minuto in minuto, accorsi da tutta Italia, da Parigi e da Londra, per il vernissage di “Face to Face”, la mostra che martedì 22 marzo 2016 ha aperto i battenti a palazzo Fruscione. Oltre cento opere, spalmate lungo i tre piani della storica dimora, che sembra miracolosamente respirare al soffio dell’arte contemporanea. Quella di altissima livello, che puoi ammirare nei grandi musei e gallerie internazionali, nelle fiere specializzate e nelle rassegne internazionali. Con il valore aggiunto di non trovarsi di fronte i soliti nomi, i big di avanguardie e transavanguardie, ma il meglio degli artisti emergenti, la maggior parte classe 1980, che l’occhio vorace e affilato del designer di scarpe griffate e collezionista napoletano ha selezionato, “avvicinando – dice – mondi e attitudini anche geograficamente distanti per sottolineare l’universalità della cultura e della creatività”. A sottolineare la capacità del suo sguardo infallibile nello scovare i giovani talenti, quelli che conquisteranno i mercati del pianeta terra, si è fatto immortalare, con un pizzico di ironia e narcisismo, a mo’ di icona, dal torinese Davide Balliano, migrante di successo negli States. Non è un ritratto, come quello celebre che gli fece Warhol – “sono passati un po’ di anni, oggi sono un maturo sessantenne”, scherza – bensì un’allegorica sacro-geometria, gli archi che riquadrano gli occhi di Esposito aperti su orizzonti infiniti. E, con effetti speciali, l’opera che campeggia anche su manifesti e inviti di questa collettiva-kolossal, è stata proiettata sul campanile altomedievale di San Pietro a Corte, vestendolo come un abito optical dalle tonalità bianco-argentee. Si, perchè anche il complesso palatino, complice la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Salerno che ha fortemente voluto l’evento, è stato accarezzato dal tocco del collezionista più famoso d’Europa. Tra gli affreschi di santi e madonne, nell’allestimento minimal firmato da Alessandra Franco, si intravvede l’altarino con una delle fanciulle fiore di Claire Tabouret, la nuova star della contemporaneità (le contende il titolo il berlinese Daniel Knorr, anche lui in mostra), le cui “Debuttanti”, al secondo piano di palazzo Fruscione, costituiscono il fiore all’occhiello di un’esposizione unica, che proietta Salerno nel circuito d’élite dell’arte del presente. Difficile ripetere una sfida simile, ne sono consapevoli anche il sindaco Vincenzo Napoli e l’assessore alla Cultura Ermanno Guerra. Lo avvalora il parterre vip, autori, galleristi, critici, addetti ai lavori, amici del mondo della moda e non, esperti di marketing e comunicazione, mischiati agli eccellenti salernitani. Accanto ai soprintendenti, l’uscente Gennaro Miccio e la new entry Francesca Casula, si nota la parigina Claudia Carniel, rappresentate della Tabouret, e Laura Garbarino, senior specialist della Christie’s di Milano, Nicolas Kuenzler della Philips e la consulente d’arte Roxana Valcu. La categoria “critici” trova la reunion di Angelo Trimarco, Stefania Zuliani, Antonello Tolve ed Eugenio Viola. Tra gli artisti si notano Carmine “Ableo Limatola, Angelo Volpe, Rosy Rox, Anna Fusco, Mariangela Levita. La rosa dei manager-collezionisti ha la bandiera in Valerio Falcone e Marco Russo, mentre i galleresti hanno come capitali Dino Morra, Marco Altavilla Gino Solito e Nikola Cernetic. Sono venuti per rendere omaggio all’amico Ernesto, ma anche, e soprattutto, per orientarsi, per capire dove tira il vento, su chi puntare ed investire. Perchè in quarant’anni e passa trascorsi con personaggi del calibro di Amelio, Warhol – “il primo pezzo che ho acquistato, ventenne, era suo”, confida Esposito – Rauschenberg, Twombly, Patterson Prince, Gilbert &George, ha il fiuto unico per capire i cambiamenti, la velocità di vivere il presente in continuo divenire. Si chiudono i cancelli, gli intimi si radunano, la festa after-exihbition si celebra al King’s Cross.