di Bartolo Scandizzo
Il “dio” denaro acceca chi vuole troppo! È risaputo che la nostra terra è stata baciata dalla dea bendata. In quanto ha depositato con le sue mani un’abbondanza di buone e straordinarie cose che per chi vi abita sono la normalità. Vivere “normalmente” nella bellezza è un fatto eccezionale e dovremmo meritarcelo ogni santo giorno in cui sorge e tramonta il sole.
Invece, ecco che qualcuno decide che bisogna sperperare risorse pubbliche (oltre 70 milioni di euro) per violentare il bagnasciuga che va da Agropoli a Pontecagnano nel vano tentativo di arginare l’erosione costiera. Mentre non si trova uno straccio di euro per salvare l’immenso patrimonio costituito dalla pineta che è vicina ala collasso.
Chi ha la responsabilità di di tutto ciò?
In primo luogo gli amministratori e i sindaci dei comuni che hanno accettato di porre la loro firma sotto il progetto che creerebbe barriere e pennelli a mare trasformando definitivamente l’ampia curva di sabbia finissima che tutti siamo abituati ad ammirare da Nord quando, provenendo da Napoli sulla A3 ci affacciamo sulla “balconata” dell’autostrada che è posta a strapiombo su Vietri.
In secondo luogo il presidente e il consiglio della Provincia di Salerno che hanno ereditato il progetto dall’amministrazione Cirielli/Iannone e sembrano intenzionati a subirlo più che a prenderlo per quello che è: un grosso investimento pubblico teso più a spendere un ingente patrimonio che a risollevare le sorti del turismo balneare, la foglia di fico che dovrebbe giustificarlo.
Intanto, la pineta, già oggetto di un intervento ai tempi dell’Amministrazione Andria, sarà abbandonata a se stessa in quanto niente è previsto per la sua messa in sicurezza con tagli selettivi e di reimpianti nelle aree più degradate.
Anche chi non mastica di politica costiera e di interventi boschivi può rendersi conto che l’emergenza più immediata è proprio la pineta sia sotto il profilo naturalistico sia per quel che riguarda lo sviluppo turistico della fascia costiera.
Infatti, se l’intervento delle barriere a mare sono stati pensati per evitare l’erosione costiera che avanzerebbe di pochi centimetri all’anno soprattutto dove la proliferazione degli stabilimenti balneari è stata più intensiva, con un progetto che darebbe centralità alla pineta, ne ne potrebbero guadagnare molti di più utilizzando le stesse risorse arretrando gli stabilimenti balneari proprio a ridosso della pineta stessa e realizzando proprio davanti ad essi il tanto agognato lungomare pedonale. l’accesso al mare, sia pedonale sia con mezzi, potrebbe essere garantito con vie di penetrazione nelle pineta (ogni albergo già ne ha creato uno). all’interno della stessa si potrebbero garantire i parcheggi all’ombra sia per i clienti dei lidi sia per i bagnati che preferiscono le spiagge libere.
Allo stesso tempo, in senso parallelo alla spiaggia, all’interno della pineta, si potrebbero immaginare percorsi destinati alle bici, ai cavalli, ai pedoni ed agli amanti dello sport all’aria aperta.
è troppo difficile progettare qualcosa di simile? Pensiamo di no, basta volerlo …
Gli errori commessi in passato dovrebbero insegnare qualcosa a chi maneggia denaro pubblico. MI riferisco allo scandalo della pista ciclabile più lunga d’Europa realizzata a ridosso della pineta con un muro in cemento rivestito di pietre sul lato pineta e una barriera di protezione realizzata in legno sul lato litoranea. Una pista che a tutto è servita, non certo per garantire la mobilità sostenibile per cui era stata immaginata.
Al contrario, neanche n Km di pista ciclabile è stata realizzata nelle città di Pontecagnano, Battipaglia, Eboli, Capaccio Paestum e Agropoli. eppure sono tutte realtà che si sviluppano, per la maggior parte, in pianura. quindi ideali per incentivare la mobilità su bici.