di L.R.
La sfida per il cambiamento genera la vera democrazia, che stimola il coraggio di liberare dal bisogno e guadagnare fiducia, consapevoli che la condivisione consolida una comunità dove la passione civica genera felicità per tutti.
E’ l’affermazione riassuntiva che si ricava legando i termini appuntati dal moderatore su una lavagna e con i quali i singoli partecipanti hanno riassunto i loro interventi a Vallo durante la presentazione di Officina 18ventuno. Sono anche i propositi del movimento che domenica 21 alle 18 e 21 si è presentata all’attenzione della cittadina per invitarla ad uscire dalla propria precaria torre d‘avorio e fornire il contributo specifico di una mobilitazione per selezionare una classe dirigente degna di questo nome, scevra dai condizionamenti dei soli interessi di parte. In un paese senza carica etico-politica, condannato a progressiva marginalità, si è dato così inizio al dibattito per le prossime elezioni amministrative.
Premessa necessaria per tutti i candidati é capire dove è diretta la sonnolenta nave della storia cittadina rispetto all’oggi globalizzante e multiculturale. Da più parti si sollecita una presa di posizione contro il modello di sviluppo sbandierato dai poteri forti e che, ancora una volta, ha dimostrato come alla prima crisi non riesce a garantire una vera crescita e salvaguardare decenti prospettive di vita. Tra i problemi più assillanti s’impone quello della progressiva demoralizzazione dei giovani, una generazione depressa per mancanza di prospettive e per la drammatica riduzione degli spazi di speranza, mentre ipocritamente si reitera l’invito alla solidarietà richiamando politica, cultura, economia ad un impegno per ridare fiducia a chi è disposto a fornire il proprio contributo in termini morali e civili ma subisce continui ricatti. Per superare la rassegnazione occorre cancellare le delusioni di precedenti sconfitte e dare spazio all’etica della responsabilità, che in precedenza, se non altro, ha insegnato ai figli di una cultura contadina che la storia di fame e di emarginazione comunque ha forgiato il carattere.
A questi interrogativi Officina 18ventuno sembra voler dare risposta. Il movimento ha scelto come slogan l’ottimistico e speranzoso “il futuro comincia adesso” e propone un programma riepilogato in numeri per agevolarne la trasmissione. Non si tratta di cabala o di forzature celebrative della smorfia, ma accorgimenti per asserire che gli articoli 18 e 21 della Costituzione italiana garantiscono libertà di associazione e di pensiero, che 1821 è l’anno d’inizio dei moti rivoluzionari sfociati nell’epopea risorgimentale e nell’unità nazionale, che sottraendo 18 a 21 la somma è 3, l’articolo della Costituzione che sancisce il principio dell’uguaglianza, senza distinzione di sesso, di razza e di religione, enunciato dalla stringente attualità. A 18 anni si è titolati dell’elettorato attivo, quindi si può scegliere da chi farsi rappresentare. Addizionati di seguito i quattro numeri si ottiene 12, il numero di consiglieri che, dopo le elezioni amministrative di giugno, siederanno in Consiglio Comunale, luogo sacro di ogni esperienza di democrazia partecipata.
Mentre la cittadina si prepara alla competizione elettorale, il ceto dirigente dovrebbe individuare strumenti idonei per favorire l’azione di animazione culturale, incanalandola in una dinamica esperienza, atta a superare ostacoli che bloccano positive evoluzioni. E’ una grande scommessa, alla quale si accompagna l’impegno perché la popolazione, e non solo i singoli, acquisti soggettività sociale e protagonismo, vero antidoto alla prigione di una rassegnata passività. In tal modo s’impedisce il prevalere di forze e di esperienze disgreganti, che fanno intravedere un minaccioso futuro di livellamento, col rischio di minare l’autenticità per la tendenza a ridimensionare l’essere a vantaggio del fare e togliere di fatto ciò che può unire al di sopra delle differenze socio-economiche.
Ambizione dell’Officina é formare donne ed uomini che possano svolgere questa funzione nella consapevolezza che chi ha l’onere e l’onore di amministrare la cosa pubblica dona qualcosa agli altri, ma ne deve preservare validità, valore, pregio, altrimenti induce chi lo ho fatto oggetto di consenso a recedere per il costante disinteresse mostrato nel salvaguardare i motivi della delega di fiducia, programma che si segnala per cristallina semplicità. Esso può ridonare speranza ad un paese disilluso, stanco di un’approssimativa gestione che tanta retorica verbosità non riesce più a nascondere, mentre montante è il disinteresse, in precedenza mai sperimentato con tale intensità, per le vicende amministrative dell’ex capitale del Cilento.
Agli organizzatori ed agli ispiratori di officina 18ventuno vanno gli auguri di buon lavoro ed il ringraziamento di un vecchio che, arrancando, da anni cerca di consegnare il testimone della corsa della vita sollecitando la vigile partecipazione di una società civile sensibile alla giustizia sociale e al bene comune di un paese che dovrebbe porre particolare enfasi per le pari opportunità da garantire alle giovani generazioni.