di Luigi Letteriello*
Il dopo Expo 2015 non meraviglia più per le sorprese. L’ultima novità riguarda l’Associazione “Fare Ambiente” che ha presentato, lo scorso 3 febbraio, un’iniziativa legislativa, nella sala stampa della Camera dei Deputati. La proposta di legge si riferisce alla tutela e valorizzazione della dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO ed è stata presentata come un’autentica novità, mentre si tratta di un’autentica staffetta, clonando il precedente disegno di legge presentato dal senatore Alfonso Andria. Nell’articolato risulta sbagliata addirittura la data di proclamazione del riconoscimento UNESCO: non è avvenuta il 17 novembre 2010, ma il giorno prima. Il Movimento Ecologista Europeo “Fare Ambiente” fa capo al professor Vincenzo Pepe, un cilentano di Torchiara, molto noto in ambito locale per aver promosso la Fondazione Giambattista Vico a Vatolla e per essere stato a lungo in corsa per la Presidenza del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni che rappresenta la Comunità Emblematica della Dieta Mediterranea riconosciuta dall’UNESCO. E’ stato inoltre il promotore del Gal Cilento Regeneratio, che come partner della Fondazione G.B. Vico, ha preso parte nel luglio scorso, al workshop “ La dieta Mediterranea come filosofia di vita”, organizzato nella Cascina Triulza ad Expo. Il documento contiene una serie di emendamenti al precedente articolato che stravolgono nei fatti il precedente disegno di legge – sottoscritto il 21 marzo 2013 da 21 parlamentari del PD, tra cui spicca il nome di Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente. La nuova iniziativa legislativa guarda con interesse alla predisposizione di attività formative e divulgative ad hoc sulla dieta mediterranea, e sulle culture e i paesaggi ad essa associati. I suddetti modelli educativi dovranno coinvolgere gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, per la programmazione nell’ambito dei piani di offerta formativa integrativa di progetti didattici sui medesimi temi. Le novità sarebbero l’incentivazione del consumo di prodotti tipici della dieta mediterranea quali frutta e verdura, che tipicamente hanno una shelf-life molto breve, anche attraverso i distributori automatici, strumento sempre più utilizzato a seguito del cambiamento di stile di vita e di abitudini alimentari degli italiani nell’ultimo decennio. Secondo i promotori l’iniziativa dovrebbe innovare alcuni aspetti che riguardano la diffusione dei prodotti tipici e locali rientranti nel modello nutrizionale della dieta mediterranea nei sistemi di ristorazione collettiva, e in particolare nelle mense scolastiche. L’Esposizione Universale ha fatto registrare la creazione di una sorta di barriera con i media in generale. Non tutto è andato, infatti, per il verso giusto. Un’indagine realizzata dall’Ufficio Ricerche e studio di FareAmbiente riporta come «il 43,5% del campione esaminato non è a conoscenza del fatto che l’attività fisica sia parte integrante del regime alimentare legato alla dieta mediterranea, e soprattutto rimane un po’ perplesso di fronte al termine “piramide alimentare”: solo il 24% è a conoscenza che essa rappresenti la rappresentazione grafica dei principi nutrizionali della dieta mediterranea».
UNA SCARSA CONOSCENZA DEL REGIME ALIMENTARE
L’indagine sottolinea anche la necessità di identificare al meglio i prodotti rientranti nel regime alimentare (con una maggiore identificazione ed etichettatura nei punti di vendita o somministrazione cibo, anche attraverso una più adeguata campagna promozionale, infatti il 50% del campione afferma di conoscerne solo alcuni e non tutti). Il campione osservato è convinto che oggi solo il 10% dei prodotti nei menu siano rappresentativi della dieta mediterranea. Questi dati avvalorano la denuncia fatta dal periodico Energeo Magazine, condivisa dalla Società Italiana di Nutrizione Umana- SINU, il quale ha rilevato come Expo 2015, non è stato il luogo ideale per promuovere un cambiamento di percezione nei confronti del modello nutritivo, rivisto come una dieta non solo salubre ma anche sostenibile e popolare, dove il cibo e la convivialità rappresentano insieme un elemento importante di condivisione, dialogo e comunicazione sociale nel mondo. Tanti, troppi si sono improvvisati esperti di nutrizione, senza conoscere la storia che ha determinato il riconoscimento UNESCO. Molti di loro – soggetti pubblici o privati – hanno cercato soltanto un ritorno di immagine a buon mercato, senza tener conto che l’UNESCO ha più volte ribadito che il rischio commercializzazione potrebbe determinare addirittura il ritiro del riconoscimento. Cosa contiene la nuova proposta di legge? Anche se a prima vista potrebbe sembrare una “minestra riscaldata“ sulle ceneri del primo progetto presentato dall’ex senatore Alfonso Andria, primo firmatario della proposta di legge sulla Dieta Mediterranea finita in naftalina per la fine anticipata della legislatura, la nuova proposta comunque evidenzia una rilettura del precedente disegno, assegnato nel 2012 alla nona Commissione permanente Agricoltura e produzione Alimentare. Un passaggio che rende chiara l’alleanza con l’ex senatore e parlamentare europeo, già dirigente dell’Ente provinciale del turismo di Salerno, Alfonso Andria, eletto al Senato della Repubblica nelle liste del PD in Campania il 14 aprile del 2008, e membro della Commissione Agricoltura, che lo pone oggi nel ruolo di suggeritore. Ritroviamo, infatti, l’ex parlamentare tra i fondatori, insieme al presidente di Fare Ambiente, della Fondazione Vico. Grande rilievo si dà nel nuovo articolato al brand «dieta mediterranea – patrimonio dell’umanità», di proprietà esclusiva del Ministero delle Politiche Agricole, al fine di salvaguardare e valorizzare con un apposito marchio lo stile di vita della dieta mediterranea nonché di promuovere, anche in ambito internazionale, i prodotti ad essa connessi, i paesaggi rurali storici e le colture tipiche tradizionali.
UN DISINVOLTO UTILIZZO DEL BIANCHETTO
Da un confronto dei tre articolati del disegno di legge si scopre che è stato “sbianchettato” l’articolo tre, escludendo nei fatti i due rappresentanti delle Camere di Commercio e di Unioncamere, a cui fa riferimento il Forum della Dieta Mediterranea presentato ad Expo, e il rappresentante del Centro Studi Angelo Vassallo di Pollica. Questa scelta sembra un’ autentica rivalsa sulla potente Associazione ambientalista fondata nel 1980 (www.legambiente.it) ed un incisivo attacco all’attuale sindaco di Pollica Stefano Pisani, esponente di spicco locale di Legambiente che avrebbe dovuto nominare un suo rappresentante. L’ultima proposta di legge, che annovera tra i firmatari i parlamentari Simone Valiante (Pd) e Paolo Russo (Forza Italia), rispettivamente membro commissione ambiente e della commissione agricoltura, allarga la forbice ai Ministeri delle Politiche Agricole, dello Sviluppo Economico e della Salute. I suddetti dicasteri dovrebbero definire con proprio decreto, le linee operative per l’attuazione degli obiettivi. La proposta di legge conferma l’istituzione della «Giornata nazionale della dieta mediterranea – patrimonio dell’umanità”, anch’essa con la data sbagliata, e propone un aumento della dotazione che passa da un milione di euro per ciascun anno ad un milione e mezzo di euro. Il riconoscimento UNESCO fu, allora, una svolta epocale nel processo di valorizzazione di usi e costumi legati alle diete alimentari dei vari popoli. L’obiettivo di questo nuovo disegno di legge, di natura bipartisan, rimane quello di promuovere e tutelare la dieta mediterranea che rappresenta un valido regime nutrizionale, scientificamente riconosciuto.
*Energeo Magazine ha stretto una sinergia con Unico Settimanale al fine di divulgare i contenuti del periodico bimestrale che riguardano il territorio dell’Antica Lucania (Magna Grecia) ai lettori del diffuso settimanale cilentano.