di Monica Acito
Negli ultimi tempi si è parlato tanto della Fondovalle Calore, la tanto agognata arteria stradale che potrebbe contribuire a far uscire dall’isolamento i comuni degli Alburni e della Valle del Calore, relegati a una condizione arcaica che ricorda quasi quello delle Novelle Rusticane di Verga, tra spopolamento, immigrazione massiccia, desertificazione sociale e abbandono selvaggio da parte delle istituzioni. La questione della Fondovalle ha fomentato uno dei dibattiti più annosi, complessi ed articolati degli ultimi anni, dividendo o unendo l’opinione pubblica in modo significativo ed interessante e affermandosi come uno dei nodi sociali più intricati del nostro territorio.
Quali sono gli ultimi sviluppi in merito alla questione? E quali sono le posizioni dei primi cittadini dei comuni degli Alburni e della Valle del Calore?
Recentemente, il sindaco di Aquara Pasquale Brenca aveva esternato il proprio disappunto, dicendosi sconcertato per la notizia relativa allo stop dei lavori per il completamento dell’opera: Brenca aveva sostenuto di aver comunicato a tutte le istituzioni campane (anche ripercorrendo la storia dell’arteria stradale) l’impellente necessità di una ripresa dei lavori. Se le somme destinate all’opera fossero disinvestite, ci sarebbe un ingente spreco di risorse, come sempre a carico dei cittadini, e ancora una volta noi spettatori assistiamo a un copione rivissuto e ripetuto mille volte sulla nostra pelle: sollecitazioni all’Agenda Regionale e Provinciale cadute nel nulla e appelli svuotati di contenuto.
Abbiamo ascoltato anche Geppino Parente, sindaco di Bellosguardo, per avere un quadro più completo degli ultimi sviluppi della vicenda e per tentare di diradare la nebbia che attanaglia da sempre la questione. Il sindaco di Bellosguardo ci informa della chiusura della procedura da parte del Consiglio di Stato e della sospensione dei lavori in seguito a una sentenza del Tar, poiché la sovrintendenza ha ritenuto che l’autorizzazione paesaggistica rilasciata nel 2002 non fosse più coerente con l’adeguamento progettuale modellato negli anni per quanto riguarda i lavori finanziati (lavori sostanzialmente dovuti alla sismicità dell’area).
E proprio da ciò è scaturito il procedimento della sovrintendenza, che ha provveduto ad emanare la prima ordinanza di sospensione dei lavori. La sentenza del Tar gli ha dato torto, dopodiché la sovrintendenza ha ritenuto opportuno procedere ad appellarsi al Consiglio di Stato, che gli ha dato nuovamente torto, per poi disegnare sulla scacchiera l’ultima mossa: un ulteriore appello ancora una volta rivolto al Consiglio di Stato,con la motivazione, prevista dalla norma, dei documenti aggiuntivi non valutati correttamente in sede di giudizio. Anche tale azione ha visto la sovrintendenza perdente.
A modesto parere del sindaco Parente, la sovrintendenza avrebbe il timore di un’azione di risarcimento civile a loro carico.
Il sindaco ha poi manifestato disappunto nei confronti dell’interpretazione capziosa di norme da parte della sovrintendenza, come sempre a danno dei dei comuni e mai a loro vantaggio o beneficio.
Un altro aspetto drammatico è dovuto al fatto che in questi anni nessuno, proprio nessuno, si è preoccupato di far arrivare un euro aggiuntivo per il completamento delle infrastrutture, e vi è necessità che ci si attivi come area, come cittadini, come amministratori e come portatori di interessi. Inoltre, come afferma il sindaco, è in corso anche il tentativo di non far incamerare il ribasso, a suo tempo praticato dall’azienda giudicataria, alla Regione Campania.
Parente poi puntualizza di non avere un ruolo amministrativo tale da poter seguire pedissequamente la vicenda, sarebbe competenza di chi amministra la Comunità Montana o delle Amministrazioni Provinciali attivarsi per promuovere un’intesa istituzionale per giocare un ruolo attivo e uscire dalla condizione subalterna di pedine, invece di perdersi in futilità amministrative.
La questione ad oggi è ancora intricata e complicata, noi spettatori della vicenda possiamo soltanto aspettare che le istituzioni si accorgano della vergognosa situazione della viabilità cui siamo relegati e si attivino per permetterci d uscire, finalmente, dalle pagine di questa novella arcaica che sa di feudalesimo, sangue e vecchiume sociale.