di Bartolo Scandizzo
Tommaso Pellegrino, nuovo presidente del Parco Nazionale del Cilento, Diano, Alburni, ancora non si è insediato nel suo ufficio di Vallo della Lucania. La sua nomina è in attesa di ratifica da parte della commissione ambiente del parlamento Italiano.
Certamente Pellegrino sta utilizzando il tempi di interregno che vanno dal momento della nomina al giorno del suo insediamento per studiare i dossier che sono in attesa di essere definiti. Come ha già preso contatto, in via informale, con il direttore, Angelo De vita, per raccogliere elementi utili su cosa l’aspetta alla sua entrata in campo.
Il nuovo presidente, con ogni probabilità, sarà stato fatto destinatario anche di innumerevoli missive in cui gli scriventi (interessati o meno) segnalato problemi, fatto denunce, indicato progetti, proposto iniziative …
In ognuno di esse, a parte gli obiettivi immediati a cui tendono le richieste, è possibile individuare un disagio, un’aspettativa, un bisogno di attenzione … sono tutti disperati segnali che rivelano la necessità di rimettere sui binari giusti il grande progetto strategico della “Regione verde” del Parco.
Ma non è certo cosa buona e giusta che Pellegrino lo deve fare lontano dagli uffici che ne conoscono la genesi e che li hanno e gestiti nella fase progettuale. Come è sbagliato il fatto che una commissione parlamentare, che dovrebbe tenere nella dovuta considerazione la necessità di dotare il territorio dei suoi organi di governo, non trovi il tempo di prendere atto della nomina già deliberata in concerto tra Ministero dell’Ambiente e regione Campania.
Senza parlare del problema legato all’elezione dei rappresentati dei sindaci in seno al direttivo che non si riesce a fare a causa di contrasti tra le forze politiche (segnatamente nel PD) che non riescono ad accordarsi su cui deve andare ad occupare i quattro posti disponibili. Per cui, qualora arrivasse la “carta” dalla commissione Ambiente, Pellegrino si troverebbe nella condizione di dover fare da solo …
Ma non c’è da stupirsi! Infatti, anche l’assemblea dei sindaci non riesce a darsi un presidente da più di quattro anni, quando fu ucciso l’allora presidente Angelo Vassallo.
Insomma, è un continuo scollamento istituzionale che fa fatica a trovare motivi per darsi una scossa e agire.
È sempre difficile mettere in campo idee e progetti concordati da parte dei sindaci. Ma quando diventa impossibile assolvere anche all’elementare dovere di eleggere i propri rappresentanti in seno agli organi previsti dalla legge, diventa difficile se non impossibile dare risposte alle attese di un territorio. Eppure c’è necessità di una guida politica (nel senso alto del termine) per fare chiarezza sul futuro possibile nei piccoli e grandi centri che costituiscono la base sociale e ambientale che corre il rischio della desertificazione.
È probabile che nei prossimi giorni si dia corso alla presa d’atto in Parlamento e che i sindaci facciano ammenda del tempo perso finora. Sarebbe il minimo per evitare che, come la pensano in tanti, in ogni caso sia un insuccesso …