di Lucio Capo
Sabato 30 gennaio i cittadini, le associazioni, gli studenti, gli amministratori e gli imprenditori agricoli hanno percorso i pochi chilometri che separano Capaccio Scalo dall’Antica Città di Paestum per manifestare e ribellarsi all’assurda decisione della Regione Campania e del Governo circa la costruzione di una centrale a biomassa a Paestum.
Sulla Magna Graecia c’erano quasi tutti: i Sindaci con fascia tricolore, i trattori a chiudere il corteo, gli studenti delle scuole del territorio senza i quali la massa di manifestanti sarebbe risultata una misera passeggiata di un gruppo di fricchettoni. I quali si ritrovano periodicamente lungo le strade e nelle piazze di Capaccio per protestare indignati e impotenti rispetto a decisioni prese nei palazzi del potere.
Ogni volta che si parla di rifiuti e di smaltimento degli stessi, Capaccio-Paestum viene scelta come area dove poter costruire impianti e discariche che, secondo i governatori e i presidenti pro-tempore, dovrebbero risolvere l’annosa questione dell’emergenza rifiuti in Campania.
La manifestazione “no alla biomassa a Paestum” ha avuto come momento finale la sottoscrizione da parte delle associazioni e dei sindaci di un protocollo da inviare al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
La cancellazione della centrale a biomassa a Paestum è nelle mani dei politici, solo loro oramai hanno la possibilità di non trasformare le campagne di Paestum nell’ennesima “terra dei fuochi”.
Lungo il serpente umano che si dipanava da Borgo Nuovo a Paestum, non solo partecipazione e coinvolgimento emotivo, ma anche critiche e contraddizioni nei confronti di chi ha organizzato la manifestazione di protesta e degli organi competenti territoriali che hanno approvato la centrale a biomassa. Non aver fatto parlare i Primi Cittadini della Chora Pestana e, nello specifico, il sindaco di Capaccio, Italo Voza e il sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, molto vicino al Presidente De Luca, ha creato malumori tra i manifestanti e tra le varie organizzazioni.
Le 2.000 persone scese in piazza rappresentano meno del 5% di tutti gli abitanti della Chora, circa 50.000 abitanti.
Pochi a protestare, e se non ci fosse stata la presenza delle scuole, la marcia sarebbe risultata una piacevole passeggiata da Capaccio Scalo a Paestum per smaltire un po’ di “ciccia”.
Anche se non hanno avuto l’opportunità di esprimere il proprio parere, i sindaci sono pronti ad occupare il terreno su cui dovrebbe sorgere l’impianto a biomassa, ha annunciato Voza: “La centrale non si farà, andremo ad occupare questo pezzo di terra di questo signore che, in modo scellerato, ha venduto e svenduto la vita di un intero territorio. E’ assurdo che un consiglio dei ministri autorizzi un impianto, che deve bruciare prodotti come la sansa, che deve arrivare dalla Puglia. L’impianto è nocivo, il ministero dell’ambiente è contro l’ambiente, se ne devono vergognare. Si perderanno centinaia se non migliaia di posti di lavoro per incidenza sull’agricoltura e il danno all’immagine sarebbe enorme, non solo a Capaccio ma su tutto il comprensorio”.
Una dichiarazione complessa e arzigogolata che dimostra la pericolosità di un impianto industriale deleterio per un territorio agricolo come quello di Paestum.