di L.R.
Ad Arnasco il 22 gennaio, giorno del dolore, scoppia una sconcertante polemica mentre si celebrano i funerali di cinque persone morte a causa del crollo di una casa per la fuga di gas. Il parroco si rifiuta di celebrare il rito per una donna di fede musulmana, dimenticando che la signora aveva intrapreso un percorso di conversione al cristianesimo ed era in attesa del battesimo. Non ha proceduto alla benedizione del feretro, reiterando il no anche durante la cerimonia di sepoltura nel cimitero nonostante il sindaco nel suo breve saluto avesse evocato comprensione nell’anno santo della misericordia!
Ci s’interroga sul commento del prete ai passi della Liturgia della Parola di domenica 24, in particolare il Vangelo nel quale si narra di Gesù che proclama: oggi si è compiuta la Scrittura; secondo Luca le prime parole del Maestro, il quale asserisce che in quel momento si fa storia l’antica profezia perché lo Spirito del Signore lo ha mandato ad annunziare ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi il Regno di Dio, vale a dire una vita che porta gioia, libera e dà luce, un luogo senza più disperati. Per questo annunzio dato a Nazareth l’umanità può rialzarsi e riprende il cammino, consapevole che i nomi di Dio sono gioia, libertà e pienezza. Gesù si schiera dalla parte degli ultimi perché non è venuto per condurre i lontani a Dio, ma a riportare il Padre ai lontani, non a caso nel Vangelo la parola “poveri” viene ripetuta più spesso del termine “peccatori”. Egli non si sofferma mai sul peccato, ma mostra compassione per la povertà e il bisogno; il suo Vangelo non è moralista, ma sollecita uomini liberi con la sua parola chiave “libertà-liberazione”.
Questa è la chiesa che piace e che si auspica per il Cilento. E’ la chiesa testimoniata dai santi nei modi più disparati, ma sempre prodighi di carità sia quando hanno condotto una vita ritirata, sia quando sono stati solleciti nel portare conforto a chi si attendeva aiuto, caratteristiche proprie di un cristiano misericordioso, di chi ha compreso il valore del messaggio di questo anno santo e lo pratica nella concretezza delle esperienze quotidiane. Sono, ad esempio, le virtù che si rispecchiano in san Ciro, taumaturgo molto conosciuto nella Campania, un po’ meno nel Cilento. Il fatto che attualmente il Vescovo della Diocesi di Vallo porti questo nome ne ha risvegliato l’interesse. Perciò non possiamo non far riferimento al Santo venerato a Pozzuoli nel giorno in cui ricorre anche la festa onomastica ed il compleanno del Presule.
Le virtù richiamate in precedenza sono esaltate nel bios di Ciro, nome persiano che significa «colui che è potente e forte». L’esercizio della professione medica gli diede l’opportunità di convertire molti pagani; perché la praticava gratuitamente suscitò la gelosia di tanti, perciò si ritirò nel deserto. Preghiera e penitenza nella solitudine ne fecero crescere la fama; egli attirò seguaci, tra i quali il soldato Giovanni, che decise di condurre vita monastica alla sua sequela. Scoppiata la feroce persecuzione dell’imperatore Diocleziano, particolarmente spietata in Egitto governato da Massimino, secondo la tradizione Ciro e Giovanni furono martirizzati il 31 Gennaio. Dal deserto si erano recati in città a consolare ed irrobustire nella fede tre sorelle e la madre soggette alla pressioni psicologiche e alle torture fisiche perché cristiane; per questo gesto di misericordiosa carità, testimonianza di fratellanza cristiana, furono sottoposti ad atroci tormenti e poi decapitati.
Oggi sembra di essere precipitati in una condizione di marcata avversità nella quale siamo chiamati ad annunciare il Vangelo non tanto a parole ma con una vita improntata a misericordiosa sollecitudine per l’altro, un ripartire da Cristo per fare della diocesi il lievito di un contesto sociale che arranca perché si sente emarginato e ha bisogno di trovare al proprio interno i motivi per una nuova ripartenza, un riscatto, un consolidamento della speranza. Dal bios di San Ciro possiamo trarre molti spunti di riflessione per le contingenze attuali; essi si trasformano anche in un auspicio di buon onomastico per il presule inviato nel Cilento: che sia per tutti gli abitanti dell’area veramente CIRO, colui che, potente e forte, in modo misericordioso fa sentire la presenza in mezzo a chi si attende conforto e necessita di sostegno perché nel bisogno e segnato nel fisico e nell’anima.