di Lucio Capo
Il fiume Sele taglia in due la Piana, a destra e a sinistra della sua foce si estendeva una pineta litoranea vanto della bonifica integrale. Poi il corso del Sele fu gratificato dalla Riserva Fluviale Regionale, ma la fascia costiera invece di beneficiarne è rimasta nell’abbandono e nell’incuria. A destra del Silaro, nella pineta del Comune di Eboli, i soldati di Persano continuano a sparare a mare nel poligono di tiro, gli spartifuoco sono ricettalo di prostituzione, di traffici illeciti e monnezza. A sinistra del Silaro, nella pineta del Comune di Capaccio, quello insignito dalla bandiera Blu, la situazione è ancora più grave, spiagge zozze, con cadaveri di maiali, di vitelli bufalini e di aironi cinerini che imputidriscono la spiaggia, tra il molo Sirena e Varolato, uomini muniti di asce e motoseghe, che di buona lena, fanno scempio di pino d’aleppo e di macchia mediterranea, cumuli di monnezza sparsi ovunque, come semina d’autunno, sentieri e strade percorsi da moto e fuoristrada. Tutto quello che rimane della gloriosa fascia pinetata di Paestum, e, messa in bella mostra per gli ambiti riconoscimenti della FEE, è una mega- discarica lunga 12 km. Dodici chilometri di pineta e di spiaggia che diventano oggetto d’interventi e di discussione popolare solo tra luglio e agosto, quando masnate di barbari infoiati e laidi si accalcano lungo le strade costruite sulle dune, in stabilimenti di cemento e eternit, che hanno preso il posto del giglio e del finocchio di mare. Se ci fossero amministratori seri e coscienziosi, tecnici comunali capiscienti e probi, si potrebbe trovare adeguata soluzione “all’annosa problematica della Pineta di Paestum”, come dicono ad ogni campagna elettorale comunale i candidati a sindaco della Città dei Templi. La soluzione è ha portata di mano. Eliminare la strada abusiva sulle dune, ripristinare i sistemi dunali distrutti dai lidi, arretrare gli stabilimenti balneari spalcare i rami secchi dei pini, diradare la pineta e ripiantumare nuovi alberi, rendere esclusivamente pedonali e ciclabili gli accessi degli spartifuoco, costituire un’unica oasi dunale lunga 12 km.