di Luigi Letteriello *
Mandare a casa la vecchia rappresentanza dell’Osservatorio per la Dieta Mediterranea non è sembrata una scelta opportuna. In questa fase il ruolo dell’Osservatorio avrebbe dovuto essere quello di rendere consapevole l’intera comunità del ruolo strategico che il sito UNESCO può dare allo sviluppo sostenibile, costruire una nuova immagine di turismo della salute e dei sapori mediterranei e proiettarla sui mercati mondiali. Intanto la Regione Calabria sta discutendo una sua proposta di legge sulla Dieta Mediterranea
Con il decreto n. 230 del 13/11/2015 del Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca è stato revocato l’atto con il quale, nel 2012, veniva costituito l’Osservatorio Regionale per la Dieta Mediterranea. In tale circostanza è stato azzerato, con un autentico colpo di spugna, la vecchia rappresentanza costituita da 14 membri nominati dallo stesso Ente. Erano rappresentati i più importanti assessorati (Agricoltura, Salute, Ricerca Scientifica, Turismo e Beni Culturali, Ambiente e Cultura), il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Al tavolo di lavoro erano anche rappresentati il Comune di Pollica e l’Associazione per la dieta mediterranea: alimentazione e stile di vita di Pioppi -Ancel Keys e l’Associazione Accademia della lunga vita di Ravello e Pollica, l’Unione regionale delle Camere di commercio della Campania, il Consorzio regionale per la ricerca applicata in agricoltura (CRAA) e l’Osservatorio regionale per la sicurezza alimentare (ORSA). Contemporaneamente il Governatore della Campania ha delineato, sempre per decreto, un nuovo disciplinare che dovrebbe comprendere in futuro le “linee guida” dell’Osservatorio, una struttura prevista dall’Articolo 3 della Legge Regionale che dovrebbe valorizzare la dieta mediterranea, iscritta, il 17 novembre 2010, nella lista UNESCO, come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. De Luca dovrà affrontare il delicato problema. E’ molto più di una “patata bollente”, in quanto la Regione Calabria da tempo punta a far prevalere, rimescolando le carte, una tesi diversa, addirittura presentando una proposta di legge in discussione al parlamento regionale che si propone di far riscoprire la Dieta Mediterranea come stile di vita sano e corretto in grado di prevenire malattie coronariche ed obesità, alla popolazione calabrese. La Regione Campania, all’epoca guidata dal forzista Stefano Caldoro, oggi all’opposizione, pensava di valorizzare la dieta mediterranea semplicemente con una legge, puntando sull’accrescimento della visibilità e del dialogo interculturale a livello regionale e internazionale, senza tener conto delle azioni che avrebbe dovuto mettere in piedi, nel 2015, in occasione di Expo. Nei fatti si è comunque rallentato l’iter di questo progetto che si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo come nelle zone della Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco. Il mancato controllo ha dato modo ad altre regioni del Mezzogiorno di organizzarsi con iniziative analoghe e di creare una certa confusione sulla storia della Dieta Mediterranea che nei fatti si è svolta in Campania dove l’UNESCO ha riconosciuto l’Area del Cilento compresa dentro i confini del Parco Nazionale come “Comunità Emblematica della Dieta Mediterranea”.
UNA LEGGE A LUNGO ATTESA
Le più recenti evidenze scientifiche rendono onore alle grandi intuizioni di Ancel Key, il nutrizionista americano padre della Dieta mediterranea che, per circa 40 anni, visse e lavorò a Pioppi, nel Cilento, dove ebbe l’opportunità di studiare sul campo gli effetti benefici dell’alimentazione sulla salute della popolazione locale. Uno studio congiunto de La Sapienza e dell’Università di Parma, ha altresì verificato come circa l’80% del sell out alimentare della distribuzione moderna sia generato dalle categorie della Dieta Mediterranea. Ma non è il solo risvolto economico che si può accreditare a questo “stile di vita“; sempre da uno studio de “La Sapienza”, è emerso che il potenziale delle offerte turistiche imperniate sulle valenze narrative della Dieta Mediterranea ammonta a circa 800 milioni di euro. Un business che si costruisce facendo leva su due concetti: creare nuove opportunità e perseguire uno sviluppo sostenibile in termini di sviluppo economico, inclusività sociale e sostenibilità ambientale. Esaminando tra le pieghe la Legge numero 6 che tutela e promuove la Dieta Mediterranea, si capisce come sia importante pensare di ampliare ulteriormente il ventaglio dei paesi coinvolti: non è condizione essenziale essere affacciati sul Mediterraneo per far parte di questo progetto, ma condividerne, valorizzarne e promuoverne i principi. Un’azione che si deve svolgere nel rispetto della storia della Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’Umanità : a Pioppi, nel Cilento, i coniugi Keys, insieme a tantissimi scienziati, avevano studiato i benefici dello stile di vita mediterraneo. All’Associazione per la Dieta Mediterranea: alimentazione e stile di vita non a caso è stato assegnato un riconoscimento ufficiale come erede naturale, promotrice della divulgazione e custode degli studi di Ancel Keys. Nella rassegna milanese si è assistito ad una vera e propria competizione per autoproclamarsi punto di riferimento della Dieta mediterranea, relegando Pioppi ed il Cilento al ruolo di Cenerentola.
LA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA DALLA REGIONE CALABRIA
A colpi di proclami la Regione Calabria, con la collaborazione dell’Università di Reggio Calabria, mira a cambiare le carte, sfruttando l’immobilismo della vicina regione campana. Basta leggere la bozza delle legge che il parlamentino calabrese intende approvare. Una proposta di legge che contiene alcune clamorose inesattezze. E’ il caso di chiarire che lo scienziato americano Ancel Keys fu presente in Calabria soltanto un mese (ottobre 1957). Le prime indagini effettuate con metodo scientifico nel nostro Paese furono condotte da Ancel Keys, all’ombra del Vesuvio, nel ’52, per studiare, nei laboratori del policlinico di Napoli, il rischio di malattia coronarica, infarto, malattie delle arterie periferiche e ipertensione arteriosa sui Vigili del Fuoco e gli impiegati comunali, osservando così lo stretto rapporto tra alimentazione locale e stato di salute. Dopo un periodo di osservazione in Spagna, Keys avviò l’indagine-pilota a Nicotera facendola seguire dal famoso cardiologo americano professor Paul Dudley White, medico personale del presidente Eisenhower, assieme ad un team di ricercatori italiani e stranieri (tra cui i professori Puddu, Kimura e Fidanza, Mario Mancino, Menotti, Cotrone, Kagan e Martii Karvonen).
In realtà la gente di Nicotera aveva altri problemi, le cosiddette patologie da povertà e sacrificio che erano ben diverse da quelle americane che in seguito sarebbero arrivate anche da noi con il benessere. Senza nulla togliere alla cittadina di Nicotera, definita una delle quattro Coorti italiane dal programma scientifico, insieme alle Coorti di Crevalcuore, Montegiorgio, Roma, i fatti andrebbero raccontati diversamente. Lo studio-pilota sulla salute a cui furono sottoposti 607 partecipanti della comunità di Nicotera nel sud Italia, e a Creta, in Grecia, nel primo dopoguerra, era destinato a diventare il preludio allo Studio sui Sette Paesi (Seven Countries Study). I dati desunti statisticamente e pubblicati su riviste scientifiche, fanno di Nicotera una delle aree di riferimento nel percorso avviato qualche anno prima da Keys nel Minnesota. Ma non di più. E’ acclarato che la storia delle ricerche scientifiche degli scienziati che hanno collaborato con Ancel Benjamin Keys, padre della Dieta Mediterranea, ebbe come epicentro Pioppi, il paese del Cilento. L’accelerata fatta dalla regione Calabria può fare ancora molti danni di immagine alla regione Campania, scatenando molteplici interessi attorno alla Dieta Mediterranea. Sarebbe stato, forse, più opportuno aggiornare la “governance” dell’Osservatorio secondo le regole non scritte dello “spoil system”, il sistema di nomine tipico della democrazia statunitense per il quale il governo in carica nomina un gran numero di componenti nei ruoli di responsabilità, come erano considerati appunto, i rappresentanti nominati nella struttura ora congelata dal Governatore, fornendo alla stessa nuovi strumenti di indagine e di operatività ed anche qualche euro a bilancio, almeno per coprire le spese. Eppure la missione generale sancita nella legge che identifica, in questo modo, un ampio spettro di applicativi affidati all’Osservatorio parla chiaro. Seguiremo gli sviluppi.
*Energeo Magazine ha stretto una sinergia con Unico Settimanale al fine di divulgare i contenuti del periodico bimestrale che riguardano il territorio dell’Antica Lucania ( Magna Grecia) ai lettori del diffuso settimanale cilentano