di Veronica Gatta
La novità arriva grazie ad una sperimentazione ideata e proposta dalla società “Albert”, finanziata dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) e avviata in tre nosocomi italiani: l’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania (SA), l’ospedale“ G. Iazzolino” di Vibo Valentia (VV) e l’ospedale Pediatrico Apuano “G. Pasquinucci” di Massa (MS). Le tre strutture sono gestite dalla “Dussman Service”, azienda leader nella ristorazione collettiva.
L’iniziativa, denominata “Pesce fresco italiano nelle mense sanitarie”, è stata avviata nel 2014 e, come progetto di sperimentazione, ha previsto la somministrazione di 3800 pasti e l’utilizzo di oltre 1000 kg di pesce nei poli ospedalieri di Macerata, Chiaravalle-Loreto e le strutture residenziali e assistenziali di Trieste, Jesi e Urbino. I riscontri positivi dell’iniziativa hanno portato alla replica del piano progettuale che è stato dunque esteso in aree geografiche diverse, come il meridione e il versante tirrenico del nostro Paese, nonché ad ambiti ospedalieri specialistici pediatrici.
La finalità di questa nuova fase del progetto è quella di introdurre pesce fresco italiano nelle mense delle strutture coinvolte: attraverso la distribuzione di oltre 2000 pasti, per un totale di 400 kg di filetti deliscati di spigole e orate di acquacoltura italiana, a filiera controllata e garantita in ogni fase.
Nelle tre strutture ospedaliere di Vallo della Lucania, Vibo Valentia e Massa, sono previste due somministrazioni (pranzi) settimanali di filetti freschi refrigerati, ottenuti da pesci allevati in Italia, confezionati con atmosfera protettiva (ATP). Tale modalità di preparazione garantisce un miglior stato igienico sanitario e una più alta conservabilità del prodotto.
Un progetto, quindi, che sostiene la crescita innovativa del comparto della pesca. Con questa sperimentazione si è in grado di introdurre pesce fresco italiano, sano, di buona qualità nutrizionale, di specie appetibili e rispondenti alle esigenze tecniche e organizzative specifiche della domanda della ristorazione collettiva sanitaria.
La ristorazione collettiva nazionale impiega principalmente filetti surgelati di pesce di provenienza estera, per un importo pari a oltre 40milioni di euro. Risulta, quindi, evidente come il mercato delle grandi collettività rappresenti potenzialmente un enorme possibilità di sviluppo per il settore ittico nazionale. Negli ultimi tre anni sono stati promossi alcuni progetti per l’introduzione del pesce fresco italiano nelle mense scolastiche e universitarie e gli esiti sono stati estremamente positivi: i progetti hanno infatti contribuito in modo determinante a introdurre stabilmente questo nuovo alimento nel menù scolastico di alcune città italiane. Valorizzare il pesce fresco vuol dire conoscerne i valori nutrizionali, le caratteristiche organolettiche, la salubrità, l’ambiente e la filiera produttiva.
Le somministrazioni sono accompagnate da una campagna divulgativa capillare, rivolta a tutti, non solo ai degenti, ma anche ai familiari, agli operatori sanitari e ai fruitori delle strutture sanitarie coinvolte, con l’ambizioso obiettivo di valorizzare il consumo di pesce fresco e sensibilizzare i cittadini verso un sano stile alimentare.
La nuova fase del progetto “Pesce fresco italiano nelle mense sanitarie” è partita il 9 dicembre 2015 ed ha già riscosso esiti positivi: attraverso il monitoraggio degli “avanzi” delle pietanze proposte, è stato registrato, infatti, un calo significativo degli scarti.